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Salviamo l'ultima tigre

Da Gianluca1
SALVIAMO L'ULTIMA TIGRE
100mila. Tanti erano gli esemplari di tigre, liberi di scorrazzare per il continente asiatico fino ai primi del Novecento: dalla Turchia all'Estremo oriente. Poi l'uomo ha cominciato un'assurda guerra contro questo animale, fino a portarlo sull'orlo dell'estinzione: oggi, infatti, ne rimangono allo stato brado solo 3mila esemplari. Eppure - nonostante gli sbagli compiuti negli anni - le tigri continuano a essere cacciate e uccise per i motivi più diversi, nonostante il recente allarme lanciato in Qatar, alla Conferenza internazionale sul traffico delle specie protette, e l'imminente summit in Russia (a settembre), voluto da Putin in persona, per dire definitivamente stop all'azione dei bracconieri. Il punto è che - come per il maiale - della tigre non si butta via niente. Ogni parte del suo corpo è utile all'industria per ottenere prodotti che poi andranno sicuramente a ruba, alimentando l'economia (in nero) e giovando alle tasche d'impresari senza troppi scrupoli: una tigre morta vale 25mila dollari. Il mercato illegale riguardante questi felini corrisponde a un giro di affari superiore ai 20 miliardi di dollari l'anno (13,5 miliardi di euro). Le ossa della tigre sono eccellenti per soddisfare le esigenze delle industrie farmaceutiche meno ortodosse. Quelle delle zampe anteriori dell'animale sminuzzate e messe a mollo nell'acqua fredda, servono a produrre medicinali efficaci contro il mal di testa. L'omero di una tigre costa 3.200 dollari al chilogrammo, e serve a combattere l'ulcera e/o i reumatismi. Addirittura le ossa della tigre vengono sbriciolate per la vendemmia: da esse, infatti, si ricava un vino pregiatissimo, da 200 dollari a bottiglia (un po’ meno se non è invecchiato). La coda del felino asiatico viene usata per curare malattie della pelle, dermatiti e psoriasi. Il pene sarebbe un formidabile tonico per la sessualità: una tazza di zuppa di pene di tigre, a Taiwan, costa fino a 320 dollari. E non è finita qui. Della tigre si utilizzano anche i baffi, gli occhi e gli artigli. I baffi - che in termine scientifico vengono detti 'vibrisse' - sembrerebbero ideali per vincere il mal di denti. In alcune località asiatiche vengono invece venduti come amuleti caccia sfortuna. Gli occhi curano l'epilessia (un paio di bulbi oculari costano 170 dollari); gli artigli - specialmente a Sumatra - vengono trasformati in gioielli elegantissimi e preziosissimi, per la gioia delle ricche signore dell'Estremo oriente, ma anche dei tanti turisti che si avventurano in questi angoli del pianeta e desiderano portare a casa un cimelio assai originale. C'è poi la pelle delle tigri che viene utilizzata per alimentare l'industria del tappeto: dall'epidermide del felino si ottengono pregiati drappi di tessuto per abbellire le case, ma anche amuleti sciamanici per scacciare gli spiriti maligni e pellami per abiti cerimoniali. La pelle della tigre può essere valutata fino a 20mila dollari. Non sono, comunque, solo i cacciatori ad accanirsi su questi animali, recuperando parti anatomiche "sensibili" al commercio clandestino. Spesso il mercato nero è alimentato anche dai custodi dei parchi zoologici dell'Asia. Presso lo zoo di Guilin, in Cina, si assiste quotidianamente a uno spettacolo increscioso. Le tigri moribonde vengono, infatti, riunite tutte in un piccolo spazio, e obbligate a sbranarsi fra loro per la gioia di quanti potranno l'indomani beneficare di una loro tibia o perone. Oggi le poche tigri rimaste allo stato selvatico sono rappresentate da cinque sottospecie: la tigre siberiana o dell'Amur, la tigre cinese o della Manciuria, la tigre indocinese, la tigre di Sumatra e la tigre del Bengala. Tre sottospecie (Bali, Giava, del Caspio) sono scomparse negli ultimi cinquant'anni. Il rischio estinzione per le tigri non è dovuto solo ad azioni violente dell'uomo, ma anche al progressivo restringimento del loro habitat naturale, ridotto del 40% negli ultimi 10 anni. Nella peggiore delle ipotesi le tigri potrebbero scomparire dalla faccia della Terra nel giro di una ventina d'anni. Questo il parere degli esperti di Save The Tiger, associazione americana con sede a Washington. Intanto - in occasione dell'anno della tigre che cade proprio nel 2010 - si stanno moltiplicando gli sforzi per cercare di arginare il problema. In prima linea gli uomini della Global Tiger Initiative, in collaborazione con la Banca Mondiale. L'ente vuole strappare dal rischio estinzione la tigre entro il 2020.

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