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Samba

Creato il 13 maggio 2015 da Misterjamesford
SambaRegia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Origine: Francia
Anno:
2014
Durata: 118'

La trama (con parole mie): Samba è un sans papier nato in Senegal da dieci anni in Francia, lavapiatti con ambizioni da cuoco, uno zio perfettamente integrato a fargli da esempio, un'etica del lavoro solida e la volontà di costruire qualcosa in modo da potersi garantire un futuro una volta deciso di tornare alle origini.
Quando, messo all'angolo da burocrazia ed autorità, finisce in un centro di accoglienza e conosce Jonas - congolese alla ricerca della sua promessa sposa che pare si sia stabilita proprio a Parigi - ed Alice - consulente per la selezione del personale in prestito ad un'associazione che si dedica agli immigrati in recupero da un esaurimento nervoso - la sua vita cambia: costretto a vivere ancor più in segretezza a causa del foglio di via, in bilico tra documenti falsi, impieghi da una notte ed amicizie tanto intense quanto pericolose - il trafficone Wilson - Samba dovrà trovare una sua strada in modo da poter sperare in un futuro lontano da carceri, espulsioni e rischi tradotti in qualsiasi uomo che indossi una divisa, e chissà, coltivare il sogno, oltre che di un lavoro dignitoso e sicuro, anche di un amore.
Samba
Spesso e volentieri giungere al successo non significa, di fatto, essere arrivati a destinazione.
Anzi, più probabilmente, il momento si traduce in un banco di prova ancora maggiore rispetto a tutti quelli affrontati nel percorso che ha portato al successo stesso.
Eric Toledano e Olivier Nakache, dopo l'ottima prova di Quasi amici - sensazione per pubblico e critica di qualche anno fa -, si sono ritrovati di fronte un palcoscenico senza dubbio difficile da affrontare per un regista singolo, e chissà quanto più per una coppia - gli unici, di fatto, ad aver centrato un bis al livello del titolo che diede loro la notorietà, almeno in tempi recenti, sono stati Dayton e Faris con Little Miss Sunshine e Ruby Sparks -, affidandosi per questo al loro attore feticcio Omar Sy e toccando un tema tanto attuale quanto importante, quello dell'immigrazione.
Il risultato, senza dubbio alcuno inferiore al già citato Quasi amici, resta un buon esperimento che ha ricordato al sottoscritto l'altrettanto interessante Tutta colpa di Voltaire di Abdellatif Kechiche prima della consacrazione, pronto a sottolineare problematiche note anche qui da noi in Italia - ed avendo ricoperto il ruolo di insegnante di italiano per stranieri all'interno di un'associazione culturale come quella che porta le strade di Alice e Samba ad incrociarsi ho ricordi ben precisi in merito - e la realtà decisamente scomoda degli immigrati clandestini, dal terrore di essere scoperti e rispediti nel paese d'origine agli espedienti più o meno legali - dai documenti falsi all'ottimo escamotage di Wilson, che sfrutta la simpatia e la confidenza ispirate maggiormente dai brasiliani rispetto agli arabi in genere - messi in pratica per poter sbarcare il lunario e coltivare qualche sogno.
Peccato, però, che accanto ai pregi, Samba mostri il fianco anche ad eccessive concessioni al grande pubblico - soprattutto nel finale, che avrei trovato più efficace in termini più drammatici ed in stile Ken Loach, come appaiono, al contrario, tutti i passaggi legati alle code per il lavoro nella speranza di trovare un posto a giornata, o a settimana - e porti sullo schermo, di fatto, la mancata alchimia di due personaggi che avrebbero dovuto fare il film almeno quanto capitò con - di nuovo - Quasi amici: sarà da imputare ad una mia diffidenza personale, ma ho trovato la Gainsbourg completamente fuori parte per il suo ruolo, ingessata e stitica più come le radical chic possono essere, che non un'instabile donna in carriera giunta al punto di rottura.
Senza contare che, fossi stato in Samba, trovandomi di fronte un manico di scopa abbottonato ed una tipa alternativa, dal piglio grintoso, con piercing e chewing-gum masticato a bocca mezza aperta, io non avrei avuto dubbi rispetto a quale scegliere - ma è anche vero che, probabilmente, io sarei un tipo più simile a Wilson, che non a Samba, se non nel momento in cui lo stesso si fa carico della "missione" di ritrovare la donna di Jonas, conosciuto al centro di detenzione degli irregolari in attesa di conoscere il loro destino -.
Inezie a parte, comunque, pellicole come Samba finiscono per essere ad ogni modo importanti in quanto in grado di presentare una problematica tristemente nota accontentando in quasi egual misura grande pubblico e critica, nonostante in questi casi io continui a preferire un approccio documentaristico all'epopea che, inevitabilmente, conduce a compromessi di norma impossibili da riscontrare nella realtà dall'altra parte dello schermo: in questo senso, non abbiamo bisogno di vedere le cicatrici di Samba per dedurre che non abbia avuto vita facile, così come di quella maglietta portafortuna indossata sotto abiti probabilmente firmati nel giorno del ritorno al lavoro vero di Alice.
Perchè credo che tutti - o almeno, chi ha viaggiato ed ha i mezzi di una persona normale - si sarà sentito almeno una volta nella vita uno straniero, con l'amaro in bocca, la nostalgia di casa e la sensazione di dover lottare anche per un angolo: moltiplicandola di molto, avremmo la vaga idea di quello che prova ogni persona pronta a mollare tutto quello che ha per tentare di costruire una nuova vita altrove.
Certo, ci saranno gli stronzi, i criminali, quelli che se ne approffitano, sempre e comunque.
Ma ci saranno anche quelli come Samba, che finiranno a farsi il culo anche per gli altri.
E a meritare il loro posto nel mondo.
Come ognuno di noi.
MrFord
"Solo voy con mi pena
sola va mi condena
correr es mi destino
por no llevar papel
perdido en el corazуn
de la grande Babylon
me dicen el clandestino
yo soy el quiebra ley."Manu Chao - "Clandestino" - 


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