Tra passato, presente e futuro. Sinisa Mihajlovic non ha problemi a confrontarsi su quel che è stato e su quel che è. Di quello che sarà se ne parlerà invece a tempo debito. «I nostri obiettivi di oggi sono quelli di non porci limiti – attacca da Bogliasco l’allenatore della Sampdoria -. I traguardi si possono cambiare in corsa e se ne possono fissare di nuovi mano a mano che si raggiungono. Vogliamo provare a vincerle tutte, anche se ci sono ostacoli come la partita di domani; ma gli ostacoli sono fatti per essere oltrepassati: non dobbiamo avere paura di sognare».
Passato. «La mia esperienza fiorentina è stata dolce e amara al tempo stesso – rivela il serbo, in sella alla Viola da giugno 2010 a novembre 2011 -. Amara perché si è conclusa con l’esonero, dolce perché il tempo è stato galantuomo. Sono arrivato con la pesante eredità di sostituire Prandelli, ma ho sempre avuto un buon rapporto con i Della Valle. Pensavano che cambiando allenatore si potessero ripetere le annate precedenti, ma molti dei ragazzi erano ormai scarichi. Domani incontrerò Montella, un mio caro amico, e spero che la Fiorentina mi faccia soffrire meno di quanto mi ha fatto soffrire lui quando giocavamo. Il mio vero problema a Firenze è stato il rapporto con i tifosi: loro all’inizio rimpiangevano Prandelli, poi volevano Delio Rossi. Alla fine hanno avuto Rossi, ma si sono salvati all’ultima giornata. Ha ragione Einstein: è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio, ma io mi sono congedato da Firenze con una lettera, perché, come ho detto prima, il tempo è davvero galantuomo».
Uomo. «Ho avuto problemi con le tifoserie anche quando giocavo – prosegue il mister -. Forse perché sono uno che dice le cose in faccia e non mi piace andare a cena con i capi delle curve. Io faccio il mio lavoro senza andare oltre: per me è sempre importante essere uomo più che calciatore prima e allenatore ora. Anche a Firenze mi hanno sempre detto che l’uomo Mihajlovic non si poteva discutere, ma l’allenatore sì. La cosa principale è essere uomini, tutto il resto viene dopo. I miei ragazzi hanno dimostrato di esserlo; essere solo calciatori non vale niente».
Migliorarsi. «Io cerco di trasmettere quello che voglio – conclude il tecnico di Vukovar – e penso che sinora i ragazzi siano stati meravigliosi. Loro, come me, cercano sempre di migliorarsi e ora che abbiamo raggiunto un obiettivo non dobbiamo rilassarci. Il campionato non è finito. Il mio futuro? Non ne parlo: il mio futuro è il presente. Poi a fine campionato si parlerà dei possibili obiettivi futuri. Non voglio parlare di questo adesso: domani c’è una partita importante da vincere».