Samuel Beckett - Qual è la parola 2

Da Ellisse

Bene, ho recuperato l'antologia beckettiana di Gabriele Frasca. Questo mi permette di fare un doveroso addendum al post della scorsa settimana, dedicato all'ultima poesia scritta da Beckett prima della sua morte, a cui Frasca giustamente annette un'importanza fondamentale. Mi fa piacere ritrovare nelle note del curatore alcune parziali conferme a un paio di cose a cui avevo molto brevemente accennato. La prima riguarda l'approccio traduttivo al testo, che mi era sembrato carente o omissivo nella versione di Rosangela Barone e per il quale mi sembrava più giusto tenere ben presenti e sfruttare meglio le due versioni d'autore, quella francese e quella inglese. Dice Frasca a questo proposito:  "In virtù della straordinaria importanza della successiva versione inglese (per le scelte formali ancora più oltranzose e per essere, nel senso pieno, l'ultima opera di Samuel Beckett), la traduzione ha, ed è l'unico caso in questa raccolta, attinto da entrambi i testi (in un primo tentativo apparso su "Plural", IV, 8, Lug. - Dic. 1990 [...] l'estensore di queste note aveva, proprio alla luce delle considerazioni inserite nell'ultima parentesi, scelto di operare direttamente sulla versione inglese)".

L'altra cosa riguarda il riferimento al "balbettio", a quella "sintassi in divenire" (dice Frasca), che "occorre a far poesia solo nella misura in cui fare poesia è la generica disposizione delle « arti che lavorano il linguaggio » a consentire l'emersione della «lingua straniera nella lingua»: come bene ha visto Gilles Deleuze, questo testo non solo «fa del balbettio la potenza poetica o linguistica per eccellenza»  ma è un'«opera-televisione» in cui prende forma un'immagine, risolvendo cosi una volta per tutte [...] le strategie «impotenti» e «insipienti» nelle a mala pena discernibili distanze dove noi tutti, nella ricerca della parola che sfugge (la parola costantemente mancante, «and here a word he could not catch it», che punteggiava le lacune della terza parte di Fremiti fermi), siamo chiamati a fare corpo con l'autore (mania tropandi)". E aggiunge: "..l'impegno profuso da Samuel Beckett per la traduzione di questo testo (in circostanze fisiche che gli rendevano penosamente difficile ogni tipo di lavoro), a fronte invece di quelli lasciati, per definitiva stanchezza e disgusto, solo nella prima lingua di stesura [...], non può che ribadire il ruolo di esplicita chiusa affidato dall'autore a questo dramaticule del «farsi e disfarsi del linguaggio», o narrazione poietica, o lallazione delle origini (Comment dire/What is the Word è, si sarà capito, una sorta di reticolo della poiesi, e dunque un'autentica «pre-poesia»). Da tale punto di vista, questo testo troverebbe la sua reale collocazione, da explicit liber, nelle pagine di tutte le eventuali raccolte beckettiane (quale che sia il tranquillizzante genere cui si attribuiscono i testi raccolti)" (Frasca allude al fatto che il testo, a seconda delle edizioni, è stato catalogato come "prosa" (Ed. Calder) o "poesia" (Ed. Minuit).

Testo fondamentale, si diceva, poiché, ci dice Frasca "non vuole consegnarsi congedo né affidare alcun lascito testamentario: nel ritmo formulaico delle sue esitazioni, nella «smania» preafasica del vecchio reso smemorato dalla progressiva ostruzione dei capillari [...], si annida invece il senso di un rilancio, quasi un'indicazione di lettura, o di «rilettura», un vettore che, alla luce dell'affermazione conclusiva (quella smania di voler credere di intravedere nelle a mala pena discernibili distanze come dire il «come dire»), riconduce esattamente da dove si era partiti, non per chiudere il cerchio e accompagnare gentilmente all'uscita ma, come nel caso di tanti purgatoriali testi beckettiani, semplicemente per tornare a ripetere («repeat play», «ripetere la commedia», come indicano le note conclusive di regia di Play [Commedia] del 1963), per ricominciare esattamente a dire l'immodificabile «come è» [...].

Consiglio assolutamente comunque di leggere, ove possibile, la bella e argomentata introduzione di Gabriele Frasca e le altrettanto cospicue note ai testi.


smania -
smania di -
d i -
qual è la parola -
smania da questo -
fin da questo -
smania fin da questo -
dato -
smania dato questo di -
visto -
smania visto questo -
questo -
qual è la parola -
questo -
questo questo -
questo qui -
tutto questo questo qui -
smania dato tutto questo -
visto -
smania visto tutto questo questo qui di -
d i -
qual è la parola -
vedere -
intravedere -
credere d'intravedere -
volere credere d'intravedere -
smania di volere credere d'intravedere quale -
quale -
qual è la parola -
e dove -
smania di volere credere d'intravedere quale dove -
dove -
qual è la parola -
là -
laggiù -
lontano -
là lontano laggiù -
a fioco -
là lontano laggiù a fioco quale -
quale -
qual è la parola -
visto tutto questo -
tutto questo questo qui -
smania di vedere quale -
intravedere -
credere d'intravedere -
volere credere d'intravedere -
là lontano laggiù a fioco quale -
smania di volervi credere d'intravedere quale
quale -
qual è la parola -
qual è la parola
(per i testi originali rimando al post precedente)

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