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San Giorgio di Cascia e la festa del suo santo

Creato il 23 aprile 2015 da Berenice @beneagnese

Per arrivare a San Giorgio di Cascia bisogna salire a più di 900 metri di altitudine, ma arrivati lassù è tutto incantevole. Un paese raccolto intorno alla chiesa del Santo a cui la piccola frazione montana deve il suo nome: il martire Giorgio che si festeggia il 23 aprile.

Il culto del Santo fu portato quassù, nelle contrade dell'Appennino, sin dal V secolo quando numerosi eremiti arrivarono dalla Cappadocia stanziandosi nell'Umbria meridionale, tra Spoleto e la Valnerina. L'immagine del cavaliere che uccide il drago (simbolo del paganesimo) per salvare la principessa chiedendo la conversione al cristianesimo - come racconta la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine - ha da sempre rappresentato la lotta fra il bene e il male ed è diventata anche l'emblema dei Crociati oltre che dei guerrieri longobardi. Proprio in questa fascia geografica tra l'Umbria e Lazio la venerazione dei Santi sauroctoni comprende anche l'Arcangelo Michele e San Felice che uccise il drago della Val di Narco.

La piccola comunità umbra ogni anno fa festa per il Santo patrono, a partire dalla sera della Vigilia quando i paesani allestiscono un grande falò, chiamato focaracciu, che fanno bruciare nella notte mentre consumano cibo e vino per stare insieme. Dal fuoco acceso per il patrono, i partecipanti prelevano un tizzone ancora ardente e lo portano a casa come segno di protezione. Un tempo al grande focaracciu facevano da corona decine di piccoli falò incendiati nei campi per scongiurare l'attacco delle 'rughe' alle coltivazioni e per propiziarsi, così, il buon raccolto.

Nelle foto: l'affresco della chiesa di San Giorgio che raffigura il martire mentre dal cavallo infilza il terribile drago ( Lavalnerina.it) e il falò acceso la notte della Vigilia della festa ( Stefano Veschini).


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