Quello che viene ogni giorno schernito, deriso, offeso.
Ripudiato.
Ucciso.
Quello che ho ritratto nel racconto Sirena di terra, premiato non a caso il 25 Novembre 2014, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle Donne.
Uno stralcio per ricordarci cosa NON è sentimento, NON è passione, NON è complicità.
E che perciò NON deve mai aversi tra due persone raziocinanti.
Allora, eccovi in anteprima un graffiante estratto di quel testo che ha ottenuto, non a caso, la menzione speciale dalla CPO di ASCOLI.
Mentre attendiamo la sua pubblicazione integrale nella speciale Antologia appositamente dedicata.È notte, no, forse il tramonto. O le prima luci dell’alba?
Quando nasce il sole? Quando?
Le mani sbracate lungo i fianchi. Livide. Ancora.
Mi perdo tra la gente. Non ho più nome né ricordi.
Tra poco pioverà.
Quando nasce il sole? Quando?
Pioverà, sento l’odore del mare nelle narici. O è il semplice ricordo dell’estate nella casa abbarbicata sugli scogli?
La mente è capace di consolarci proprio quando non lo crediamo più possibile.
Sono stata una bambina felice, ho costruito castelli di sabbia a prova di ogni arrembaggio.
Ho abitato, a lungo, in quei medesimi castelli, fluttuando per ciascuna stanza con indosso, orgogliosa, i miei soli gioielli di conchiglie e coralli lievemente rosati sulle orecchie.
Le mani mi pesano sempre di più, di nuovo illividite.
Ero una sirena con gambe vellutate, che lui ha sfregiato affinché tornassi a nasconderle.
I capelli, li ho dovuti tagliare, e piegare la testa alla sua cieca rabbia.
Vago per strade che non mi sembra di riconoscere in questa notte eterna.
Tra poco pioverà sui miei pensieri, sulle parole, sui mille sguardi assenti che continuo ad incrociare.
Sento d’essere prigioniera come di un’enorme bolla d’acqua e sapone.
Di quelle che mi divertivo a gonfiare nella casa abbarbicata sugli scogli, in mezzo ai miei castelli di sabbia inespugnabili.
Me ne sto tra la gente, ma non oso pronunciare parole.
Mi ha contagiato il suo stesso sguardo assente.
Intanto, ho smesso di avvertire il calore sulle mani.
Ora sono blocchi di ghiaccio penzolanti.
Spero non mi si infrangano su ciò che resta dei miei arti inferiori.
Vanno i pensieri, liberi, almeno quelli possono ancora volare.
Io sono diventata sirena di terra che ha barattato il suo mare per un bacio. E qualche altra carezza appena accennata.
Ho smarrito la memoria del mio nome perché lui mi appellava a seconda dell’umore, vezzeggiativi o insulti sputati in faccia ad ogni ora nei miei castelli di sabbia che non gli hanno saputo resistere.....................
Federica Ferretti.
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