
Formidabili, gli anni della cosiddetta Età dell’Oro, l’epoca irripetibile in cui ogni archetipo dell’inconscio collettivo incubava dentro di sé i germi del superuomo di massa. Prendiamo il Sandman del folklore nordico, l’omino del sonno riportato in voga nel 2012 dal gustoso kolossal Dreamworks Le 5 leggende, che nel mito popolare, è sempre stato un servizievole folletto alla camomilla. Nel tritacarne culturale degli Swinging Thirties, fra gli ultimi fuochi del pulp, le inquietudini di radiodrammi come La guerra dei mondi e quelle della cronaca, con Dillinger e Al Capone a spingere il concetto del self made man oltre la legge, anche un personaggio del genere avrebbe avuto tutte le carte in regola per diventare qualcuno. E infatti, modestamente, lo diventò.
E chi pensa che l’unico e solo Sandman sia quello esoterico e dark di Neil Gaiman, Sam Kieth e soci può andare a farsi un pisolo. Perché sì, l’originale è sempre stato troppo contiguo agli stilemi del noir anni Trenta per reggere il confronto con prodotti culturali del calibro di Superman, Batman o Wonder Woman. Ma resta comunque il primo vigilante mascherato ufficiale delle strip dopo l’Uomo d’acciaio. Il primo a utilizzare un lancia-ramponi per tarzaneggiare nella giungla d’asfalto.
Il primo disegnato bene.
E uno dei pochi ad adottare l’uniforme attillata d’ordinanza solo un paio d’anni dopo il sobrio completo tre pezzi con maschera e cappello fedora delle origini – look modello per icone americane come The Spirit o il Rorschach di Watchmen. Un eroe da riscoprire, insomma, sia nella edizione originale degli Archives pubblicata nel 2005 negli States, sia nella versione di Sandman Mistery Theatre, successiva alla reinvenzione gaimaniana.

Fra i più svelti a investire nel nuovo medium, Harry Donenfeld e Jack Leibowitz, che con la loro National Publications hanno appena lanciato le prime riviste di fumetti, Detective Comics e Action Comics. Donenfeld, pur nutrendo entusiasmi piuttosto tiepidi verso il Superman di Siegel & Shuster, di fronte ai dati di vendita dei nuovi magazine è diventato un fervente sostenitore dei personaggi en travesti. Così, non passa giorno senza che qualche scrittore automatico alle dipendenze dell’azienda sforni un nuovo eroe dalla doppia identità.
E proprio su New York World’s Fair Comics dell’aprile 1939 ecco apparire Sandman, ideato da Gardner Fox e disegnato dal misconosciuto Bert Christman. Nella sua prima avventura, il personaggio è già definito: di giorno, coltissimo e cosmopolita ereditiero à la Gatsby a nome Wesley Dodd, (poi, Dodds); di notte, raddrizzatorti armato di mantella, occhialoni con respiratore antigas e pistolone gonfio di vapori ipnotici in grado di mandare a nanna i reprobi.
Nel caso d’esordio, una spia decisa a soffiargli i progetti di un’arma di nuova concezione. Passano due settimane, e nell’aprile 1940, su Adventure Comics #40, Sandman incontra la sua prima nemesi, il criminale mascherato Tarantola. Nel corso delle uscite successive, il mondo dell’eroe comincia a distaccarsi dai canoni dell’epoca con l’ausilio del nuovo disegnatore Creig Flessel, discreto mee too (imitatore) del Milton Caniff di Terry e i pirati.

A pesare sulle fortune della nuova property, purtroppo, sono una rogue gallery legata ad atmosfere fuori tempo massimo e una certa ripetitività delle storie, prive di quegli elementi fantasy e grotteschi che fanno la fortuna degli altri eroi della futura DC Comics.
È così che nel dicembre del 1941, con un colpo di teatro, Sandman ottiene in un sol colpo dal team creativo formato dallo sceneggiatore Mort Weisinger e dal penciller Paul Norris una calzamaglia gialla e viola piuttosto simile a quella del popolarissimo The Phantom, oltre a un sidekick nuovo di zecca: “Sandy il ragazzo d’oro”, nipote di Diane Belmont.
È una ripartenza non felicissima, ma baciata dall’esordio sulle pagine di “Adventure” di Joe Simon & Jack Kirby, che a partire dall’uscita #72 impreziosiscono le avventure dell’Uomo del sonno di suggestioni espressioniste. I cartoonist del nuovo corso postulano anche un fil rouge fra il Sandman della saggezza popolare e quello del fumetto. A spingere Dodds all’azione, infatti, sono sogni inquieti, che offrono al nostro indizi e motivazioni sui casi da affrontare. Una trovata, questa, che cinquant’anni dopo verrà usata in chiave “retcon” per stabilire un legame fra il Sandman vintage e il Morfeo di Neil Gaiman & C., additato ex post come vero responsabile delle visioni oniriche di Dodds.
Poi, la guerra.

O il successivo ritorno della fidanzata storica, cui nella saga Anni 90 Ora Zero fa da contrappasso la morte di Dodds, e la sua malaugurata resurrezione sotto forma di Lanterna Nera in Blackest Night. O ancora, il robusto e toccante cameo di Dodds e signora nella trasferta newyorchese di Starman, Sabbia e stelle, di James Robinson, Tony Harris e Wade Van Grawbadger.
Ma la vera second life del personaggio è The Sandman Mystery Theatre, serie Vertigo realizzata negli Anni Novanta dall’autore del super-eroe sui generis Grendel Matt Wagner insieme con Steven T. Seagle, co-autore del giocattoloso Ben 10, con il contributo di vari disegnatori fra cui Guy Davis, Warren Fleece e John Watkiss.
L’ambientazione evoca gli Anni Trenta glamour e brutali di Rocketeer di Stevens e The Shadow di Howard Chaykin, Dennis O’Neill e Michael Kaluta.

La serie reggerà ben settanta uscite, imponendosi anche per tematiche controverse come aborto e razzismo, oltre che per varie citazioni letterali delle strisce di Fox e Flessel e per i cameo di eroi quasi dimenticati come il già citato Starman, Hourman e Blackhawk. Come tante altre testate di nicchia, il contrappasso è una vita editoriale decisamente travagliata, soprattutto in Italia: a Magic Press va il merito di aver presentato poco più della metà del Teatro del mistero in undici brossurati ormai piuttosto rari.
Ora che il personaggio è affidato alle amorevoli cure di RW-Lion Comics, la speranza è che l’editore di Novara riesca finalmente a offrirci la pubblicazione integrale di questa chicca. Tre i volumi usciti finora nella collana Vertigo Classics: La Tarantola, Il bruto e la vamp e Lo scorpione.
Piccoli classici assolutamente da riscoprire.