Favola
In un salone in cui gridano gli ori
- sorpresi dalla luce dell’aprile -
un re ascolta cento e cento prìncipi.
(Su vivi prati aleggiano taciuti
i canti…? Poi festosamente arriva
il grido umano della ragazzaglia).
Cadono voci e luci al vespro: frali
consistenze in aprile. Il re si perde
entro un lontano battere di ali.
Sandro Penna, Poesie (1927-1938)
Entro l’azzurro intenso di un meriggio d’estate
denso è il fogliame e assorto sotto il lucido sole.
Tutto è maturo e pieno. Non sono minacciate
le cose. E nondimeno, lontano come il sole,
e vicino, in sé vive – di sé solo – il mio amore.
Sandro Penna, Appunti (1938-1949)
XIV
Un po’ di pace è già nella campagna
L’ozio che è il padre dei miei sogni guarda
i miei vizi coi suoi occhi leggeri.
Qualcuno che era in me ma me non guarda
bagna e si mostra negligente: appare
d’un tratto un treno coi suoi passeggeri
attoniti e ridenti – ed è già ieri.
Sandro Penna, Una strana gioia di vivere (1949-1955)
Mi perdo nel quartiere popolare
tanto animato se la sera è prossima.
Sono fra gli uomini da me così
lontani: agli occhi miei meravigliosi
uomini: vivi e chiari, non valori
segnati. E tutti uguali e ignoti e nuovi.
In un angolo buio prendo il posto
che mi ha lasciato un operaio accorso
(appena in tempo) un autobus fuggente.
lo non gli ho visto il viso ma i suoi modi
svelti ho nel cuore adesso. E mi rimane
(di lui anonimo, a me dalla vita
preso) in quell’angolo buio un suo onesto
odore di animale, come il mio.
Sandro Penna, Croce e delizia (1927-1957)
Mi adagio nel mattino
di primavera. Sento
nascere in me scomposte
aurore. Io non so più
se muoio o pure nasco.
Sandro Penna, Poesie giovanili ritrovate (1927-1936)
http://www.la-poesia.it/italiani/fine-1900/penna/SP_indice.htm