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Sanguineti dava luce

Creato il 18 maggio 2010 da Lucas

«A 1. Insegnare è impossibile. Imparare, invece, no. Dal punto di vista squisitamente (e genericamente) didattico, non si può fare, e non si è fatto in effetti, un passo oltre il Socrate. Il docente è maieuta, levatore, ostetrico. Sterile, non ingravida niente e nessuno.A 2. Insegnare è possibile. Questa attività appartiene, teste sempre il Socrate, all'arte erotica, capitolo della seduzione. Teste soprattutto la socratica cicuta, il docente valente corrompe il giovine discente. Lo spinge a ingravidarsi di corsa, lo induce ad amorazzare immaltusianamente con questa o con quella pratica intellettuale. Per esempio, per l'appunto, con la storia letteraria. L'importanza della lezione, del seminario, della discussione, è tutta qui. Occorre, al possibile, scatenare una specifica libido disciplinare. E suscitare immane vergogna per ogni possibile debolezza relativa dell'eros cognitivo. E produttivo. Oltre Adamo, in proposito, non si è fatto, e non si può fare in effetti, un passo in più. Si può stimolare demonicamente (anche nell'accezione socratica) alla perdita dell'innocenza e dell'ignoranza, indurre una casta mente a sverginarsi, non altro. Provocarla a procreare. La seduzione è commessa all'oralità (lectio, oratio, dialogus). L'arte maieutica interviene dopo, a cose fatte, è ovvio, in condizioni di avanzata gravidanza. Il docente valente assomma in sé le virtù del corruttore e del levatore. Il docente sufficiente possiede l'una delle due virtù. Gli altri docenti non servono».
Edoardo Sanguineti, La missione del critico, [Appunti di didattica letteraria], Marietti, Genova 1987.
Mi rincresce proprio che Sanguineti sia morto. Mi rincresce perché un'altra decina d'anni almeno (prima di un eventuale aggravamento karmico) la sua intelligenza avrebbe dato lustro a questo paese decadente e reazionario. Chissà se Napolitano l'avesse fatto senatore a vita forse sarebbe ancora vivo.Un ricordo, mi pare fosse il 1987. Un mio caro amico mi portò ad ascoltare una lezione del prof. Sanguineti alla Facoltà di Lettere di Firenze; io non ero iscritto a nulla (avevo abbandonato gli studi e ancora dovevo prendere la maturità) ma ero già stato catturato (lontano dalla scuola) da varie sirene letterarie (e filosofiche). Bene, la lezione sanguinetiana mi catapultò in un mondo sconosciuto fatto di rimandi e interconnessioni, frammenti, letture, battute, versi sciolti. Capii poco, se non che mi venne sete, tanta sete, a sentirlo parlare con quel leggero biascichìo tipico degli sdentati (ciò nonostante, a mio avviso, era un fine dicitore) nobilmente camuffato da frequenti sorsate di acqua. L'argomento era, mi pare, il ricordo, Giacomo De Benedetti, Proust e la madeleine e gli stivali dello zio di Vittorio Alfieri. Ecco fatto, non ho potuto evitare questo ricordo. Io a Sanguineti volevo bene.


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