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La Sanità italiana. Attese lunghe, infinite, logoranti.
Non parliamo dei classici uffici pubblici, ma del Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA), ovvero quello che è tuttora conosciuto dai più come “pronto soccorso”.
Sempre più spesso le lunghe attese dei pazienti si trasformano in vere e proprie prove di resistenza: epopee che raggiungono i 240 minuti di media, ma possono protrarsi fino a 2, 3 giorni. Conseguentemente, fioccano denunce, controdenunce, ma soprattutto episodi di malasanità. Si arriva addirittura risse tra parenti di pazienti e responsabili del triage, e, purtroppo, a decessi evitabili.
Medici, infermieri e cittadini comuni sono propensi, come è tendenza, a incriminare Governo e Regioni per i costanti tagli alla Sanità, ai posti letto e al personale sanitario.
La criticità nell’assistenza di emergenza negli ospedali di tutt’Italia non può essere riassumibile in un frettoloso conto di quanti posti-letto siano disponibili: per quanto la media italiana si discosti in negativo da quella europea (4 posti letto per 1000 abitanti), vi sono delle riforme basilari per il buon funzionamento del sistema sanitario.
Il primo cardine è la valorizzazione dei Medici di medicina generale, alias “medico di base”, che con la loro preparazione ed efficienza potrebbero sgravare i DEA da tutte le situazioni di non-emergenza.
Da questo punto di vista, l’Italia ha le carte in regola per fornire al cittadino un servizio su misura: e’il secondo paese dell’Ocse con il maggior numero di medici per abitante: 4,1 per 1000, a fronte del 2,8 per 1000 degli altri paesi industrializzati.
Gli italiani, pero’, li consultano meno della media Ocse: 6,1 visite all’anno per abitante contro il 6,5 degli altri paesi industrializzati.
Ne consegue che Il secondo fondamento per una buona sanità sia l’educazione e l’istruzione del cittadino-paziente. Egli deve essere contemporaneamente tutelato e salvaguardato in caso di emergenza e “punito” in caso usasse in modo improprio il pronto soccorso o il servizio di 118 . Eclatante fu la decisione altoatesina, nel 2010, di far pagare un ticket da 200 euro a chi, dopo un trasporto, fosse stato trovato con un tasso di alcol nel sangue superiore all’1,5 per mille.
Una campagna volta a migliorare l’accettazione nei dipartimenti di emergenza dovrebbe mostrare come ogni volta che un paziente chiama l’ambulanza per un’inezia, a due vie di distanza un malato grave rischia di morire per i tempi di attesa.
Tutti i cittadini dovrebbero sapere che hanno un medico di base al quale fare riferimento e che quest’ultimo potrà decidere, a seconda della gravità della diagnosi, di mandare il proprio paziente in pronto soccorso o meno. Questa è solo una delle tante disinformazioni e inefficienze evitabili della sanità italiana.
Articolo di Samin Sedghi Zadeh