Un bambino di sette mesi mercoledì sera è stato portato all’Ospedale di Chivasso dai genitori per una leggera e faringoadenia presente da alcuni giorni. Le condizioni del piccolo non sono però apparse compromesse, anzi il pediatra dell’Asl To4 che lo ha visitato non ha segnalato alcun dato particolarmente grave, ma ha disposto una semplice terapia antipiretica ed antibiotica per il controllo dell’alta temperatura e i disturbi in sede faringea. Presto è stato dimesso, proprio per mancanza di parametri oggettivi che giustificassero un ricovero. Il direttore generale Flavio Boraso afferma la grande esperienza e professionalità del medico che ha preso in carico il bambino, il quale garantisce che il personale abbia svolto il suo lavoro nel migliore dei modi, assistendo il paziente adeguatamente.
Dopo il rientro a casa, la situazione è però degenerata: il piccolo si è aggravato, fino a presentare difficoltà respiratorie e scompenso. I genitori si sono diretti immediatamente all’ospedale di Chivasso e da qui il lattante è stato trasferito al Regina Margherita, dove era già pronto un letto in terapia intensiva. La nonna racconta di averlo tenuto in braccio quasi fino alla fine, continuando a sperare. Ma dopo poche ore, il piccolo si è spento. Un errore medico? Era forse prevenibile?Si parla di meningite, per cui si è comunque iniziato un trattamento di profilassi per chi gli è stato vicino.
Dati di studi scientifici inglesi affermano che quasi 8 ore prima è possibile prevenire le situazioni di emergenza. Inabilità del medico? Non pare, almeno da quanto sottolinea Boraso: “ Siamo particolarmente colpiti dal dramma che ha interessato questa famiglia, anche perché davanti alla morte improvvisa di un bimbo non possiamo che restare attoniti e profondamente addolorati”. Sono quindi iniziate le indagini interne per la valutazione del caso, ma la risposta verrà data solo tra qualche ora, dopo l’autopsia.
I genitori hanno comunque deciso di denunciare l’avvenuto, nonostante le affermazioni del direttore generale sottolineino quanto si sia agito in sicurezza: “ Credo che sia oggi più che mai importante agire con correttezza e trasparenza per fugare il dubbio tra i familiari già colpiti da questo gravissimo lutto che da parte dei professionisti non sia stato fatto il massimo per assistere il loro figlio”.
Altra storia invece più a lieto fine sembra essere quella di Emma, la bimba che ha ricevuto dieci giorni fa quel cuore che ora sta battendo e le sta donando la vita. Martedì per un versamento cardiaco, secondario al trapianto e al trattamento in atto, le condizioni della piccola sono risultate compromesse, tanto da essere portata in sala operatoria per tamponare il danno. Oggi, a qualche giorno dall’intervento, la situazione sembra essere sotto controllo e pian piano Emma sembra riprendersi.
I miracoli esistono davvero.
Articolo di Giulia Scarpa.