Magazine Diario personale
"Il vincitore della 63a edizione del Festival della Canzone Italiana è ........Simone Cristicchi"
questa è la conclusione che vorrei per questo Festival di Sanremo.
Il Festival lo seguo tutti gli anni, a volte con più entusiasmo e a volte con meno, a volte resisto a malapena alla tentazione di cambiare canale. Sono i presentatori che a volte limitano il mio entusiasmo, invece le canzoni le ascolto sempre molto volentieri.
Per me è una tradizione che parte da lontano, da quando ero bambina e, non possedendo l'apparecchio televisivo, andavamo al bar per assistere al festival di Sanremo.
Ogni anno c'è qualche canzone che mi colpisce particolarmente e quest'anno quella canzone è "La prima volta che sono morto" di Simone Cristicchi.
E' diversa da tutte, ha un testo che vuole dire qualcosa di semplice ma nello stesso tempo di importante, qui le parole che non sono solo un contorno per la musica, come succede in tante canzoni.
Sono parole che rimangono, che fanno riflettere.
La musica mi ricorda un pò le ballate di Fabrizio De Andrè prima maniera, quelle che hanno accompagnato la mia adolescenza.
Proprio il Festival di Sanremo mi aveva fatto conoscere Simone Cristicchi alcuni anni fa, quando aveva cantato "Ti regalerò una rosa" la storia di Antonio che sa volare. Dopo quella canzone avevo cercato di conoscerlo meglio e, oltre ad ascoltare le sue canzoni, ho letto il libro "Centro di igiene Mentale, un cantastorie tra i matti", uno sguardo su un mondo che da sempre cerchiamo di ignorare ma che esiste e conoscerlo attraverso le parole di Cristicchi è stata un'esperienza di quelle che lasciano una traccia.
Cristicchi propone argomenti pesanti con leggerezza, per me questo è un grande dono che hanno in pochi.
Questo è il testo della sua canzone sanremese
LA PRIMA VOLTA CHE SONO MORTO
La prima volta che sono morto
Non me ne sono nemmeno accorto
Mi ero distratto solo un secondo
L’attimo dopo ero già sepolto
La prima volta che sono morto
Ho immaginato fosse uno scherzo
Mi sentivo abbastanza tranquillo
Ma dopo tre giorni non sono risorto
E’ successo così all’improvviso lo scorso sabato mattina
Il mio cuore ha cessato di battere mentre giocavo la schedina
Sono atterrato sul pavimento come da un platano cadon le foglie
Non ho nemmeno avuto il tempo di dare un ultimo bacio a mia moglie
L’ambulanza è arrivata in ritardo quando non c’era più niente da fare
Solo chiamare le pompe funebri e organizzare il mio funerale
Poi prenotare la chiesa, avvisare i parenti, scrivere il necrologio
Qualcuno mi ha tolto il pigiama, infilato il completo… Quello del matrimonio
La prima volta che sono morto
Non me ne sono nemmeno accorto
Mi ero distratto solo un secondo
L’attimo dopo ero già sepolto
La prima volta che sono morto
Ho immaginato fosse uno scherzo
Mi sentivo abbastanza tranquillo
Ma dopo tre giorni non sono risorto
E’ così che sono finito in quello che chiamano “sonno eterno”
Non è vero che c’è il paradiso, il purgatorio e nemmeno l’inferno
Sembra più una scuola serale, tipo un corso di aggiornamento
Dove si impara ad amare la vita ogni singolo momento
Il pomeriggio passeggio con Chaplin poi gioco a briscola con pertini
E stasera si va tutti al cinema c’è il nuovo film di Pasolini
Ieri per casdo ho incontrato mio nonno che un tempo ha fatto il partigiano
Mi ha chiesto “L’avete cambiato il mondo?”
Nonno dai…lascia stare… ti offro un gelato
La prima volta che sono morto
Non me ne sono nemmeno accorto
Ma ho realizzato dopo un secondo
Che si sta meglio nell’altro mondo
Ma se dovessi rinascere ancora
Cosa mi importa del destino
Cambierei sulla tomba la foto
Con quella faccia da cretino
Certo mi ero visto un po’ pallido, pensavo fosse il neon dello specchio
Il dottore me l’aveva detto: “fumi meno… pochi alcolici”
E chi fumava… ero pure astemio… certo un po’ di sport in più meno televisione
Quante cose avrei voluto fare che non ho fatto…
Parlare di più con mio figlio…
Girare il mondo con mia moglie…
Lasciare quel posto alla Regione e vivere finalmente su un’isola…
… E vabbè sarà per la prossima volta.
Chissa se riusciremo mai a capire che non esiste "la prossima volta", e se impareremo mai a vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo...
un saluto da Marta
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