Sanremo 2015, un mese dopo. Il 14 febbraio scorso calava il sipario sull'edizione più riuscita dell'ultimo decennio. Non è ancora tempo di parlare dei riscontri commerciali dei brani in gara: per tracciare un bilancio attendibile mi prendo ancora qualche settimana, in modo da poter lavorare su un arco di tempo più ampio. I dischi stanno andando abbastanza bene, questo si può dire: la presenza nelle classifiche (il dato più importante) è confortante, le ospitate televisive numerose, e la nuova moda - marketing dei "firmacopie" presso gli store sta beneficiando di notevoli adunate di fans (ho partecipato in prima persona, da "osservatore", a quello di Annalisa, alla Feltrinelli di Genova). IL FUTURO - Ma, ripeto, ne parleremo meglio più avanti. L'argomento "caldo" in questo momento è un altro: cosa farà Carlo Conti? Il vero trionfatore dell'ultimo Festival, dopo un breve periodo di riposo, è tornato alla guida del pre - serale "L'eredità", come d'accordo con la dirigenza Rai, in linea con la sua volontà di restare un volto televisivo "di famiglia", da incontrare nella quotidianità, e non invece un personaggio da spendere solo per grandi eventi e super produzioni. Riguardo al suo futuro... festivaliero, ha nel frattempo mantenuto la posizione di scetticismo espressa a caldo, a conclusione della kermesse. L'ultima dichiarazione pubblica sul tema è in un'intervista rilasciata a Sorrisi & Canzoni, due settimane fa: " Rifare Sanremo? Per ora non ci penso proprio. Ho bisogno di almeno un mese di tempo per metabolizzare il tutto. Ne riparleremo quando sarà il momento e farò le mie riflessioni. Ma un risultato del genere è irripetibile e potrei fare solo peggio...". RISCHI AUDITEL? - Dunque nicchia, il buon Conti. La preoccupazione per eventuali crolli Auditel è comprensibile, anche alla luce del fresco precedente di Fabio Fazio: trionfo nel 2013 (con pompaggio eccessivo di una critica che aveva finalmente trovato il Festival "per palati fini" da tanto tempo auspicato) e brusco ridimensionamento dodici mesi dopo. Credo però che non esistano meccanismi fissi e inevitabili, riguardo alle oscillazioni dell'audience (da un anno all'altro, poi...), e che si debba analizzare caso per caso. Fazio e Littizzetto, nel 2014, fallirono perché riproposero lo stesso schema di spettacolo dell'anno prima, ma ulteriormente appesantito da insopportabili elementi seriosi e retorici, che nulla avevano a che fare con l'amenità e la gioiosità che dovrebbero dominare una rassegna canora. IL VORTICE DEI PADRONI DI CASA - Ecco, in questi ultimi anni si è parlato fin troppo, a proposito della manifestazione ligure, di "progetto artistico da costruire attorno al team di presentatori". Si è sempre data per scontata, cioè, la necessità di proporre ogni volta una forma di presentazione nuova, con elementi originali e brillanti, possibilmente con un continuo ricambio di volti; i padroni di casa come "spettacolo nello spettacolo", elemento trainante, quasi primario, per la buona riuscita dell'evento. Deriva inevitabile, nel momento in cui si è data per assodata la trasformazione di Sanremo da gara musicale tout court a show televisivo. Ma, forse nemmeno Conti se ne è accorto, con l'edizione di quest'anno si è compiuto un salto qualitativo storico e fondamentale, che potrebbe mandare a carte quarantotto ogni considerazione legata al "rischio Auditel": l'anchorman toscano ha infatti messo a punto una "formula Festival" che potrebbe risultare buona per tutte le stagioni, o quantomeno per molte delle stagioni a venire.
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Sanremo 2015, un mese dopo. Il 14 febbraio scorso calava il sipario sull'edizione più riuscita dell'ultimo decennio. Non è ancora tempo di parlare dei riscontri commerciali dei brani in gara: per tracciare un bilancio attendibile mi prendo ancora qualche settimana, in modo da poter lavorare su un arco di tempo più ampio. I dischi stanno andando abbastanza bene, questo si può dire: la presenza nelle classifiche (il dato più importante) è confortante, le ospitate televisive numerose, e la nuova moda - marketing dei "firmacopie" presso gli store sta beneficiando di notevoli adunate di fans (ho partecipato in prima persona, da "osservatore", a quello di Annalisa, alla Feltrinelli di Genova). IL FUTURO - Ma, ripeto, ne parleremo meglio più avanti. L'argomento "caldo" in questo momento è un altro: cosa farà Carlo Conti? Il vero trionfatore dell'ultimo Festival, dopo un breve periodo di riposo, è tornato alla guida del pre - serale "L'eredità", come d'accordo con la dirigenza Rai, in linea con la sua volontà di restare un volto televisivo "di famiglia", da incontrare nella quotidianità, e non invece un personaggio da spendere solo per grandi eventi e super produzioni. Riguardo al suo futuro... festivaliero, ha nel frattempo mantenuto la posizione di scetticismo espressa a caldo, a conclusione della kermesse. L'ultima dichiarazione pubblica sul tema è in un'intervista rilasciata a Sorrisi & Canzoni, due settimane fa: " Rifare Sanremo? Per ora non ci penso proprio. Ho bisogno di almeno un mese di tempo per metabolizzare il tutto. Ne riparleremo quando sarà il momento e farò le mie riflessioni. Ma un risultato del genere è irripetibile e potrei fare solo peggio...". RISCHI AUDITEL? - Dunque nicchia, il buon Conti. La preoccupazione per eventuali crolli Auditel è comprensibile, anche alla luce del fresco precedente di Fabio Fazio: trionfo nel 2013 (con pompaggio eccessivo di una critica che aveva finalmente trovato il Festival "per palati fini" da tanto tempo auspicato) e brusco ridimensionamento dodici mesi dopo. Credo però che non esistano meccanismi fissi e inevitabili, riguardo alle oscillazioni dell'audience (da un anno all'altro, poi...), e che si debba analizzare caso per caso. Fazio e Littizzetto, nel 2014, fallirono perché riproposero lo stesso schema di spettacolo dell'anno prima, ma ulteriormente appesantito da insopportabili elementi seriosi e retorici, che nulla avevano a che fare con l'amenità e la gioiosità che dovrebbero dominare una rassegna canora. IL VORTICE DEI PADRONI DI CASA - Ecco, in questi ultimi anni si è parlato fin troppo, a proposito della manifestazione ligure, di "progetto artistico da costruire attorno al team di presentatori". Si è sempre data per scontata, cioè, la necessità di proporre ogni volta una forma di presentazione nuova, con elementi originali e brillanti, possibilmente con un continuo ricambio di volti; i padroni di casa come "spettacolo nello spettacolo", elemento trainante, quasi primario, per la buona riuscita dell'evento. Deriva inevitabile, nel momento in cui si è data per assodata la trasformazione di Sanremo da gara musicale tout court a show televisivo. Ma, forse nemmeno Conti se ne è accorto, con l'edizione di quest'anno si è compiuto un salto qualitativo storico e fondamentale, che potrebbe mandare a carte quarantotto ogni considerazione legata al "rischio Auditel": l'anchorman toscano ha infatti messo a punto una "formula Festival" che potrebbe risultare buona per tutte le stagioni, o quantomeno per molte delle stagioni a venire.
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