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Sanremo: per Benigni un cachet da favola per fare 30 minuti di esegesi dell’Inno di Mameli

Creato il 17 febbraio 2011 da Iljester

Sanremo: per Benigni un cachet da favola per fare 30 minuti di esegesi dell’Inno di MameliPer quanto riguarda l’ammontare del compenso (l’AGI parla di 200-250 mila euro) la notizia non è data per certa. E se lo fosse, appare certamente come uno schiaffo a quei milioni di italiani che sgobbano una vita intera per 1000 euro al mese e che 250 mila euro non li vedono neanche se sgobbano quarant’anni in miniera. Ma ammesso pure che il cachet sia legittimo – e del resto lo è se vi è il consenso di ambo le parti e l’audience ne benefici (e certamente la sua presenza fa ascolti) – mi domando sinceramente: per cosa? Qual è la grande prova artistica che Benigni intenderà dare al Festival?
La risposta è quanto mai semplice: fare l’esegesi (si presume comica) dell’Inno di Mameli. Esalterà i significati patriottici insiti in quel canto, e – se tanto mi dà tanto e se conosco un po’ le esibizioni del comico toscano – non mancherà di collegare questi significati patriottici all’antiberlusconismo militante, satireggiando il Presidente del Consiglio, incastrato nei suoi guai giudiziari e indirizzando l’ascoltatore verso un patriottismo che ci liberi dal Cavaliere. Ovviamente sono solo ipotesi. Ma se dovessero concretizzarsi, niente di nuovo sul fronte occidentale.
Intendiamoci, personalmente non ho nulla contro Benigni in quanto tale (ci sa comunque fare), né contro il suo compenso da favola se fosse davvero meritato. Però è chiaro che sono un po’ stufo di questa (probabile, quanto dalla sinistra auspicata) comicità a senso unico, lautamente pagata con i nostri soldi (non mi si dica che è pagata dagli sponsor, perché la Rai con i soldi degli sponsor potrebbe benissimo rinunciare al canone Tv, facendoci risparmiare duecento euro all’anno). Sono stufo di una satira dove emergendo sempre e solo la (presunta) cattiveria e la (ancora presunta) immoralità di un leader politico ben determinato, per riflesso fa passare gli altri politici addirittura per simpatici e per bravi politici. Oddio, certo, se poi andiamo a vedere bene le cose, spesso la pubblicità come quella di Benigni induce il telespettatore a indignarsi, ma a favore del politico colpito, che ormai nella scaletta del comico, è sempre lo stesso politico. Però è chiaro che è una satira avvilente, perché non abbraccia la politica in sé, ma solo una parte politica.
Davanti a queste perplessità, ho girato un po’ il web, apprendendo che è normale che un comico faccia la satira del potere. È vero, mi dico. Ma la cosa strana – nel caso del comico toscano e di altri comici a lui vicini – è che lui non fa la satira del potere in quanto tale, ma fa la satira contro Berlusconi, sia che sia al governo sia che non lo sia. Tante volte in questi venti anni l’ho seguito in Tv, e non mi è mai sfuggita l’impressione che quando satireggiava Veltroni, Prodi, D’Alema e Bersani, lo facesse con amore e con vera simpatia. La sua satira, nei loro confronti, è sempre apparsa come un’esortazione a far meglio… un incoraggiamento, un tocco amichevole. Ma quando si tratta di Berlusconi, emerge invece la «cattiveria» della satira «anti», di quella che dileggia per dileggiare e non per incoraggiare.
Ma Benigni è Benigni, e forse visti i successi, può permetterselo. Quel che è certo è che a Sanremo vestirà l’abito inedito del patriota con cachet per declamare la fiamma ardente dell’italianità. Noi tutti allora saremo indotti ad alzarci in piedi in piedi, esaltandoci davanti alle sue toccanti parole. Allora auspicheremo che l’Italia rimanga tale per altri mille anni. In questo senso – posso lucidamente affermare – il comico toscano costituirà probabilmente il punto di non ritorno per la sinistra di cultura e di potere, la quale per decenni ha osteggiato e disprezzato il patriottismo, in quanto simbolo di una mentalità fascista e autoritaria, e che ora – grazie al suo idolo (Benigni) – reinserirà nel proprio bagaglio culturale e politico. Ma questo era pressoché prevedibile e scontato. Cosa non si farebbe per giustificare l’antiberlusconismo. Quale mossa migliore infatti se non renderlo patriottico?


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