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Santa Maria del Parto e o’ riavl ‘e Mergellìn

Creato il 14 dicembre 2014 da Vesuviolive
www.napoligrafia.it

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Nella Chiesa di Santa Maria del Parto, lungo la navata centrale, si aprono sei piccole cappelle. Ognuna di esse è decorata da affreschi di pregevoli nomi, tutti accomunati da linee neoclassicheggianti e colori equilibrati, scaldati dal pathos devozionale. Un esempio è, sulla sinistra, la cappella recante al centro dell’altare una tavola di Dirk Hendricksz. Risalente al 1591, raffigura con bellezza misurata e patetica e colori squillanti la Crocifissione. Sul lato destro, una piccola cappella contiene il dipinto del pittore fiammingo Malines Cornelis Smet, L’Adorazione dei Magi, donato da re Federico a Sannazzaro.

Ma nella Chiesa di Santa Maria del Parto una cappella in particolare custodisce una leggenda. Nata profana, divenuta poi sacra, è entrata nel cuore e nella tradizione dei napoletani.

Alla Corte Vicereale di Napoli viveva donna Isabella, tanto bella da meritare le infuocate lettere d’amore di Messer Diomede. Ma ella, identificata in Vittoria Colonna D’Avalos, era una donna crudele e non incline all’amore, e rideva dei suoi sentimenti: gli lasciava intendere che ricambiasse il suo amore, lo illudeva per poi gettarlo nella disperazione più cupa. Trascorse così un anno, tra abbandoni e ricongiungimenti. Quando gli disse di amarlo sinceramente, Messer Diomede conobbe la vera felicità.

Ma non durò molto, ed i suoi tormenti presto sarebbero tornati. Poco tempo dopo, infatti, donna Isabella lo abbandonò per frequentare altri uomini. Diomede, pazzo d’amore per lei, non comprendeva.

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La sua sofferenza era insopportabile, e nulla sembrava potergli dare sollievo. La passione lo dilaniava giorno e notte; alla fine si decise ad ordinare un quadro al suo amico pittore Leonardo da Pistoia, che avrebbe dovuto dipingere un mostro orribile con il volto della sua amata Isabella.

Doveva essere una specie di terapia: ogni volta che l’avesse guardata avrebbe visto un demone tentatore, e pian piano l’orrore avrebbe cancellato l’amore che provava per lei. Fu così che Messer Diomede guarì. Appose al dipinto, sistemato in una cappella della chiesa di Santa Maria del Parto, il motto ”Et fecit vittoriam halleluja” alludendo sia al trionfo di San Michele sul demonio che al suo, infine libero dalla persecuzione d’amore. Il viso della donna raffigurato era talmente bello che i napoletani, come narra Benedetto Croce, ne rimasero affascinati a tal punto che ancora oggi per definire una donna bella, ma che provoca solo sofferenze e guai, la definiscono “Bella come il diavolo di Mergellina”.

Se sia storia o leggenda non possiamo dire, ma nella Chiesa di Santa Maria del Parto un bellissimo diavolo tentatore è stato sconfitto e resta lì muto, ad osservarci con la sua pericolosa bellezza.


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