Del nostro ponte disse: “O Malebranche,
ecco un de li anzïan di Santa Zita!
Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche
a quella terra, che n’è ben fornita:
ogn’uom v’è barattier, fuor che Bonturo;
del no, per li denar, vi si fa ita”.
Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXI, 37-42.
![I I](http://m2.paperblog.com/i/176/1766777/santa-zita-di-lucca-lucca-1218-lucca-27-april-L-ARD0ZZ.jpeg)
Zita nacque a Monsagrati, a quindici chilometri da Lucca, i genitori provenivano da Succisa[1], una frazione di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, e giovanissima iniziò a servire la famiglia lucchese dei Fatinelli nel loro palazzo dentro le Mura della città toscana. La leggenda vuole che la ragazza, figlia di povera gente, solidarizzasse subito con i meno abbienti di Lucca, soccorrendoli e donando loro provviste prese dalla cucina dei padroni. C’è una tradizione devozionale, secondo cui un’altra domestica, invidiosa degli apprezzamenti ricevuti da Zita per la sua generosità e per la buona disposizione al lavoro, avrebbe denunciato dei furti da parte della giovane avvenuti presso il palazzo. Il padrone Fatinelli, messo al corrente dall’outing suddetto, incontrando Zita, che si stava recando con il grembiule carico da una famiglia indigente, le avrebbe chiesto cosa ci fosse nel grembiule, nell’occasione pieno di pane, e Zita avrebbe risposto senza pensarci due volte che aveva solo fiori e fronde e, sciolto il grembiule, sarebbero caduti in terra fiori e fronde.
Lucca e la Toscana iniziarono ben presto a ricordare e venerare Zita, prova ne sia la citazione di Dante; la devozione per questa ragazza, già in “odore di santità”, si sviluppò sia in vita che dopo la morte, infatti i fedeli di Lucca vollero che il suo corpo venisse sepolto nella Basilica di San Frediano. La tradizione narra che la salma di Zita sia rimasta incorrotta fino all’ultima ricognizione, avvenuta nel 1652. In seguito, dopo la canonizzazione, ci fu anche la proclamazione della Santa come patrona delle domestiche da parte Pio XII, nonché patrona di Lucca, delle casalinghe e dei fornai. È titolare della congregazione femminile delle Suore Oblate dello Spirito Santo, detta anche Istituto di Santa Zita. La sua memoria liturgica cade il 27 aprile. L’ultima ricognizione canonica del corpo mummificato fu effettuata nel 1989, insieme allo studio paleopatologico, dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa.
© Marco Vignolo Gargini
http://www.parrocchie.it/genova/nostrasignora/santa_zita.htm