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Santa Zita di Lucca (Lucca, 1218 – Lucca, 27 aprile 1278)

Creato il 27 aprile 2013 da Marvigar4

Miracolo di santa Zita, Bernardo Strozzi

Del nostro ponte disse: “O Malebranche,
ecco un de li anzïan di Santa Zita!
Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche

a quella terra, che n’è ben fornita:
ogn’uom v’è barattier, fuor che Bonturo;
del no, per li denar, vi si fa ita”.

Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXI, 37-42.

  

I
l caso di Zita di Lucca è singolarissimo: non ancora canonizzata dalla Chiesa, Dante nella sua Commedia già la nomina santa in rappresentanza di una città intera, la città di Lucca. L’opera dantesca, com’è noto, si colloca agli inizi del XIV secolo, mentre Zita di Lucca era morta appena trent’anni prima, nel 1278, quindi il culto e la memoria dei lucchesi doveva essere già così forte da indurre il sommo poeta a sostituirsi al potere ecclesiastico e anticiparlo di quasi quattro secoli. Il culto di Santa Zita di Lucca verrà approvato il 5 settembre 1696 da papa Innocenzo XII, di conseguenza la nomina dantesca è da considerarsi, forse, come la prima canonizzazione laica della storia del cristianesimo.

   Zita nacque a Monsagrati, a quindici chilometri da Lucca, i genitori provenivano da Succisa[1], una frazione di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, e giovanissima iniziò a servire la famiglia lucchese dei Fatinelli nel loro palazzo dentro le Mura della città toscana. La leggenda vuole che la ragazza, figlia di povera gente, solidarizzasse subito con i meno abbienti di Lucca, soccorrendoli e donando loro provviste prese dalla cucina dei padroni. C’è una tradizione devozionale, secondo cui un’altra domestica, invidiosa degli apprezzamenti ricevuti da Zita per la sua generosità e per la buona disposizione al lavoro, avrebbe denunciato dei furti da parte della giovane avvenuti presso il palazzo. Il padrone Fatinelli, messo al corrente dall’outing suddetto, incontrando Zita, che si stava recando con il grembiule carico da una famiglia indigente, le avrebbe chiesto cosa ci fosse nel grembiule, nell’occasione pieno di pane, e Zita avrebbe risposto senza pensarci due volte che aveva solo fiori e fronde e, sciolto il grembiule, sarebbero caduti in terra fiori e fronde.

   Lucca e la Toscana iniziarono ben presto a ricordare e venerare Zita, prova ne sia la citazione di Dante; la devozione per questa ragazza, già in “odore di santità”, si sviluppò sia in vita che dopo la morte, infatti i fedeli di Lucca vollero che il suo corpo venisse sepolto nella Basilica di San Frediano. La tradizione narra che la salma di Zita sia rimasta incorrotta fino all’ultima ricognizione, avvenuta nel 1652. In seguito, dopo la canonizzazione, ci fu anche la proclamazione della Santa come patrona delle domestiche da parte Pio XII, nonché patrona di Lucca, delle casalinghe e dei fornai. È titolare della congregazione femminile delle Suore Oblate dello Spirito Santo, detta anche Istituto di Santa Zita. La sua memoria liturgica cade il 27 aprile. L’ultima ricognizione canonica del corpo mummificato fu effettuata nel 1989, insieme allo studio paleopatologico, dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa.

© Marco Vignolo Gargini

http://www.parrocchie.it/genova/nostrasignora/santa_zita.htm


[1] http://succisa.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=59:santa-zita-la-storia&catid=35:storia&Itemid=63



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