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Sante zoccole

Creato il 02 agosto 2015 da Marvigar4

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   La morte di Laura Antonelli ha dato spunto a una fiera di dubbio gusto. Prima di tutto è stata un’operazione di puro sciacallaggio la trasformazione di un evento triste e doloroso, come è la morte di ogni persona, in uno strumento per sciorinare discorsi moralistici e prese di posizione maschiliste. Credo che per coloro che hanno rispetto – quello vero – per la dignità sia stato un pugno nello stomaco assistere allo sbavare spasmodico di giornalisti e soci alla ricerca della notizia sensazionale o del fatto morboso. La mia indignazione, spero non solo mia, nasce dalla constatazione che se una donna nella sua attività professionale entra in un determinato cliché ne resta condizionata ed incastonata definitivamente. Ci sono molti messaggi più o meno evidenti che sono passati tutti in odore di moralismo e del tipo più deleterio. Chi è stata Laura Antonelli? L’hanno resa la musa dell’erotismo italico grazie a un film che raccontava in salsa casereccia una storiella vecchia come il mondo. Non c’è bisogno di dire altro. Non sono certo la persona in grado di esprimere una valutazione sui meriti artistici dell’attrice, ma desidero spendere qualche parola sull’erotismo. Che cos’è? Per secoli era un termine legato al peccato. Poi la psicoanalisi e la rivoluzione sessuale gli ha dato un’altra valenza. Si scopre così che l’erotismo è una componente essenziale della vita di relazione di ognuno di noi. Però si è sentito il bisogno di imbrigliare l’erotismo in un insieme di stereotipi, in nuovi codici di comportamento. Attrici come Laura Antonelli hanno contribuito a questo bisogno di imbrigliare, inquadrare, rendere l’erotismo uno stereotipo, privandolo della sua dimensione intima e privata. LA è stata una dea dell’effimero.

   È stato penoso sentire la descrizione dell’esistenza di LA. Il messaggio è chiaro: ecco cosa succede a chi va oltre il bigottismo imperante oggi come allora nei lontani anni ’70. Ed in fondo al tunnel la reproba scopre Gesù… Ora, un cammino di incontro con Dio resta un mistero. È facile e scontata l’immagine della donna frivola che scopre il messaggio evangelico. LA è stata imprigionata in vari stereotipi da diva dell’erotismo a nuova Maddalena. Cos’altro dire? Silenzio, per favore è morta una donna che ha sofferto molto e pagato per il suo essere stata una dea dell’effimero.

   Vari anni fa è stato pubblicato un libro il cui titolo recitava Le brave ragazze vanno in paradiso e le cattive dappertutto [1]. Ho rimuginato molte volte su questa spassosa formuletta, soprattutto quando vedo l’ipocrisia bigotta riapparire. Si è voluto leggere la vicenda di LA in questa chiave di lettura: vedete cosa succede a chi si immerge in certi ruoli? però ha ritrovato Gesù che l’ha salvata! I valori cristiani sono conosciuti e noti da duemila anni… Possibile che Lui diventi l’ancora di salvataggio dopo il tunnel? Sempre la stessa operazione culturale. LA si è convertita, i motivi sono suoi. Non sta a noi stabilire il perché. Triste constatare che Gesù viene identificato come l’ultimo antidepressivo. 

Orrendo inoltre l’intervento di un’altra reproba redenta, Claudia Kohl. Le fa onore aver cercato di “aiutare” LA, edificante sapere che lei non ha avuto bisogno di precipitare dal podio per scoprire la religione. Avrei preferito un silenzio dignitoso perché la morte non è mai uno spettacolo.

Infine si è insistito molto sul fatto che LA era sola, abbandonata da tutti… ma da chi? Io credo che voleva soprattutto essere lasciata in pace. 

In sintesi: si sta tornando ad un moralismo e perbenismo da epoca vittoriana. Basti dire che in campo politico ha fatto più scalpore il fatto che Berlusconi si comporti come un califfo con un harem molto frequentato e non tutta la corruzione di cui è stato accusato. 

Dott.ssa Franca Colonna Crupi, psichiatra

[1] (N.d.R.) Ute Ehrhardt, Gute Mädchen kommen in den Himmel, böse überall hin. Warum Bravsein uns nicht weiterbringt. Fischer Taschenbuch, Frankfurt am Main 2000, tradotto in italiano e pubblicato da TEA nel 2007.


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