Santoro se ne va dalla Rai con un viatico da 2,3 milioni di euro che fa gridare allo scandalo. Ma lo scandalo, in anni in cui certi emolumenti (dal calcio alla finanza, dal mondo dello spettacolo ai pochi grandi nomi del giornalismo) sono fuori dalla realtà di un'economia di guerra, non è la liquidazione di Santoro, ma averla pagata per liberarsi di una persona che fa guadagnare altrettanto in termini di introiti pubblicitari ad un'azienda che, almeno su una rete, rischia il tracollo di ascolti.
Dove sta la convenienza? Dove sta la buona amministrazione che si chiede ad una realtà che si finanzia anche con il canone che ho sempre regolarmente pagato? Da finanziatore della Rai che sa far di conto resto basito da questa voglia di suicidio con buona pace dei soldi pubblici. E qui non c'entra essere di destra o essere di sinistra è un becero, semplice, discorso di audience e di conti, giudicando Santoro alla stregua di "X factor" o dell'Isola dei famosi, macchine che producono ascolti e, di conseguenza, buone entrate pubblicitarie. Qualità che altri hanno mostrato di non avere e non è colpa di nessuno, se non degli stessi interessati, se altre sperimentazioni di opposta tendenza politica sono naufragate appena preso il mare aperto per carenza di ascolti.
Personalmente se mi interesseranno Annozero e i programmi di Santoro continuerò a seguirli su qualche altra rete che ha compreso le potenzialità del personaggio. Mi resta il rammarico per un'azienda che finanzio ogni anno da buon cittadino e che vedo, ogni giorno di più, votata al suicidio per compiacere i potenti.