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Santuario Della Verna – La donazione

Da Paolorossi

La effettiva donazione della Verna è quella fatta dal Conte Orlando di Chiusi a S. Francesco nella festa di Cavalieri a S. Leo del Monte Feltro nel 1213.

" Io ho in Toscana uno monte divotissimo, il quale si chiama monte della Vernia,... s' egli ti piacesse, volentieri il donerei a te e a' tuoi compagni, per salute de l' anima mia ", disse il Conte Orlando, e " udendo sancto Francesco cosi liberale profferta,... ebbe grandissima allegrezza; et lodandone et ringratiandone in prima Iddio, poi messer Orlando, si gli dixe cosi : Messere, quando voi sarete tornato a casa vostra, io manderò a voi due miei compagni, e voi mostrerete loro quello monte; e s' egli parrà loro atto ad oratione e a far penitentia, insino a ora io accetto la vostra caritativa offerta ".

I Frati mandati da S. Francesco trovarono che veramente il monte era

" molto divoto e molto atto a contemplare;... et quello luogo si scelsero per abitatione loro et di sancto Francesco;... et cosi accettarono et presono al nome di Dio il monte della Vernia, et lo luogo de' frati in esso monte ".

Francesco stesso poi ratificava il loro operato, quando recandosi poco dopo alla Verna e grande moltitudine di uccelli venendogli incontro festante e carezzante, " tutto allegro in ispirito " a Frate Masseo, a Frate Angelo e a Frate Leone diceva:

" Io credo, carissimi frategli, che al nostro signore Iesu Cristo piace che noi abitiamo in questo monte solitario, poi che tanta allegrezza ne mostrano della nostra venuta le nostre sorelle e frategli uccelli " (1).

La donazione dunque e la presa di possesso della Verna, che son pure quadri magnifici di tutta una scena sublime, avvenivano vivente ancor S. Francesco e per opera sua, il che è quanto dire che esse avvenivano in modo tutto sanfrancescano, alla buona cioè, e ricevente egli in mera carità, pronto a ripartirne il giorno di poi, se cosi al Conte Orlando fosse piaciuto, come quei che prima di ogni altro praticava quanto inculcò pure ai suoi Frati, di non aver nulla di proprio, né casa, né luogo, né altra cosa alcuna, ma come forestieri e pellegrini abitare nei luoghi stessi concessi loro dalla carità, ad ogni cenno del padrone preparati a lasciar tutto, per andare in aliam terram, a fare ivi penitenza (1).

Quindi da parte sua non sono certo da attendersi atti pubblici, che possano in qualche modo, o per sé o per i suoi, indicare di una tal cosa o di un tal luogo la proprietà, alla qual legge che egli s' impose ed impose ai figli non avrebbe davvero potuto venir meno, quando dal pio Conte di Chiusi accettava la Verna, come luogo atto a far penitenza. E quando alcuni autori pare vogliano dirci il contrario, cioè che tra il Conte Orlando e San Francesco corresse un vero e proprio atto pubblico di donazione e accettazione della Verna, non fanno che confondere malamente due cose, la donazione orale di S. Leo e la donazione scritta fatta a Chiusi, sessantanni più tardi, dai figli del Conte Orlando. [...]

(1) I Fioretti del Glorioso Messere Santo Francesco e de' suoi Frati, a cura di G. L. Passerini, in Firenze, G. C. Sansoni Editore, pagg. 145-47, 152; Actus Beati Francisci et Sociorum Ejus, edidit Paul Sabatier, Paris 1902, pagg. 31-34.Vedi pure sopra, a pag. 81. ( P.Zeffirino Lazzeri O.F.M., brano tratto da "La Verna - Contributi alla storia del Santuario -Ricordo del settimo centenario dalla donazione del Sacro Monte a S. Francesco (1213-1913)" , Arezzo Cooperativa Tipografica, 1913 )

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