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Arrivato alle dieci di mattina dopo aver passato la notte insonne nell´aeroporto di Manuas e cercando di ritirare soldi da bancomat riluttanti, mi sono chiesto come mai São Luiz sia stata inserita nella lista dei siti ¨patrimonio dell´umanitᨠdell´UNESCO. Carina sí, ma non di piú. C´é voluto l´arrivo della sera per scoprire un centro storico caldo e accogliente, con gente per strada, musica dal vivo e anche un bel cinema (non lontano da quello piú frequentato, il cinema a luci rosse). Al calar del sole la luce diventa avvolgente ed il sole si immerge nella baia dove il fiume incontra il mare. Un uomo sta caricando la sua barca di legno con un albero improvvisato ed una vela arrotolata. La chiglia tocca il fondo per la marea bassissima. Lo osservo per vedere come fará a caricare tutto il materiale che ha accatastato sulla banchina: stufe a gas, mobili, scatoloni, strutture metalliche e varia mercanzia che ripercorrerá il fiume in senso inverso. La stiva sembra essere infinita.
Al secondo piano di un palazzo coloniale con soffitti chilometrici, un gruppo di capoeira festeggia il compleanno di una di loro. Una trentina di persone suonano percussioni, ballano lottando(o lottano ballando), battono le mani, cantano su ritmi ripetitivi di chiara origine africana. Benché sia un´arte marziale, nessuno vince, ma lo spettacolo di uomini e donne che saltano e si rigirano come gatti é veramente unico.
Il secondo giorno scopro che São Luiz é semplicemente stupenda. Bisogna avere il tempo di camminare per le strade che costeggiano la baia, perdersi per il quartiere storico, guardare le case che cadono in pezzi a fianco a quelle in cui vive la gente, ignara degli azuleios e della nobiltá che passegiava qui un secolo e mezzo fa: chi si fa la pedicure, chi gioca a domino a petto nudo sbattendo i pezzi come volesse rompere il tavolo, chi guarda i bambini andare in bicicletta e chi sta semplicemente seduto in strada a prendere la brezza fresca della sera. São Luiz fa parte di quei luoghi che ancora prima di essere visti e ammirati sono vissuti, giorno dopo giorno, senza pensarci troppo.
Roda
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