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Sapevatelo | Hand of God

Creato il 10 settembre 2015 da Parolepelate

[NO SPOILER, venite in pace!]

Esultate con lui, o nazioni, con il suo popolo, poiché l’Eterno vendica il sangue dei suoi servi, fa vendetta sopra i suoi avversari. Renderà prontamente a chi lo odia. Ma avrà misericordia della sua terra e del suo popolo.» (Deuteronomio, 32:43)

Ho voluto evidenziare la parola vendetta perché è sicuramente uno dei temi centrali di Hand of God, serie distribuita da Amazon, che vede come protagonista un intramontabile Ron Perlman. Quelle che seguono non sono che prime impressioni, in quanto ho visto solo i primi due episodi – su un totale di dieci, rilasciati tutti insieme stile Netflix – ma credo bastino per presentarvi a dovere il titolo.

Sapevatelo | Hand of GodHand of God è prima di tutto la storia di una famiglia distrutta da molteplici drammi. Il protagonista, il giudice Harris (Ron Perlman per l’appunto) ha un figlio, PJ, il quale si è sparato in faccia dopo aver assistito allo stupro della moglie. Ora è in coma, irreversibile, e la moglie vuole lasciarlo andare con dignità. A questa storia si intreccia quella personale del giudice, che intende vendicare il figlio trovando non solo chi ha stuprato la nuora, ma anche chi ne ha causato la semi-morte. E qui c’entra la vendetta. Ma la vendetta, come spesso accade in seguito al dramma, si accompagna ad un ritrovato senso di religiosità. Di quella radicale e violenta, per intenderci.

In breve il giudice sosterrà di aver ritrovato Dio, poiché ha sentito la voce di questi intimargli di vendicare il figlioSapevatelo | Hand of God e per via di svariati “segnali divini” che egli vedrà avvicendarsi da quel momento in poi. In questa impresa lo affiancano Paul, un affascinante prete (Julian Morris) leader di una setta religiosa, e Keith (Garret Dillahunt), un ex detenuto ed ex tossico che sa la Bibbia a memoria, la prende alla lettera e agisce di conseguenza.

Nel pilota tutti questi strati narrativi vengono dispiegati con ordine e chiarezza, rimanendo però molto coinvolgente e interessante. Per intenderci, non è un elenco di protagonisti presentati uno di seguito all’altro (ogni riferimento alla seconda serie di True Detective è puramente casuale) ma neanche un guazzabuglio di informazioni gettate lì senza far capire niente (anche in questo caso, nessun riferimento). Si ha subito la consapevolezza che le tematiche affrontate siano tutto fuorché originali – insomma, vendetta, fede e intrighi politici sono il pane quotidiano per i serial addicted – ma comunque quei 60 minuti di pilota vanno e vanno anche bene.

È un telefilm leggero come una peperonata a mezzanotte, sia chiaro. Non è da guardare a cuor leggero, è da mandar giù anche per il modo in cui si affrontano certi temi – quello dello stupro, in primis. Ma la relativa mancanza di originalità viene compensata grandemente dalla bravura degli attori. A parte PJ che è in coma e sta lì tranquillo, tutti spiccano per eccellenti doti recitative: Perlman, con quella perenne faccia da schiaffi, e la moglie Crystal (la mia amata Dana Delany) meritano in questo senso una menzione speciale. Non volendo fare spoiler non posso parlare apertamente, ma va detto che Hand of God sembra, per me almeno, una di quelle serie che promette bene al pilota ma già inizia a calare alla seconda puntata. Niente di tragico, per carità, il potenziale rimane sempre alto e alla fin fine è molto probabile che vogliate andare avanti per capire se questo PJ si risveglierà mai dal coma, se il giudice sente la voce di Dio perché è pazzo o no, se è davvero “rinato in Dio” oppure sta usando la religione come mero strumento di autogiustificazione – in quanto sembrano vere entrambe le cose. A questo riguardo lo stesso Garret Dillahunt, il Keith estremista religioso, ha affermato riguardo alla serie: “It’s oddly not a show about religion as much as it is about man’s interpretation of it, or twisting it to his own ends” [“Stranamente non è uno show che parla di religione, bensì di come un uomo la interpreta e la usa per i suoi interessi“]. Ma se cercate il telefilm che vi prenda e vi faccia impazzire, probabilmente dovete indirizzarvi altrove. Siamo di fronte ad un drama ben fatto e  ben scritto – almeno per ora – e sicuramente ben recitato, dalla storia con molto potenziale e diversi spunti di riflessione. Terrei da conto il fatto che la critica delle maggiori testate giornalistiche l’ha praticamente distrutto senza pietà, affermando sin dal pilota – proposto da Amazon l’anno scorso ai suoi abbonati prima di ordinare gli altri episodi – che si tratta di una serie noiosa, depressiva o addirittura atrocemente terribile! Non avendo una visione complessiva della serie non so se allinearmi a questi giudizi inflessibili. Posso dire sicuramente che il pilota è molto più accattivante del secondo episodio – la solita storia: un’ora di pilota con gli attributi per irretire il pubblico, il resto della serie un po’ nì. Il mio giudizio definitivo non tarderà ad arrivare. E usare l’espressione “giudizio inflessibile” in un pezzo che parla di citazioni veterotestamentarie messe in atto non fa per niente strano, no no.

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