Chiariamo subito il significato dell’acronimo DUFF: Designated Ugly Fat Friend. Indica una ragazza o un ragazzo che in un gruppo di amici risulta più “facile” da avvicinare, e non deve essere necessariamente grasso o brutto come suggerisce il nome, ma solo… meno popolare.
“Bianca…She has the hottest friends.”
Veniamo al film: la trama segue le vicende di Bianca Piper che, grazie al suo vicino di casa/ex amico d’infanzia Wesley Rush, scopre di essere una Duff e che quindi tutti quanti la considerano una sorta di centro informazioni al quale rivolgersi per sapere qualcosa in più su Jess e Casey, le sue due migliori amiche. A questo punto Bianca decide di non starci più e propone a Wes, che vanta il merito di essere stato l’unico a essere onesto con lei e di averla messa di fronte alla realtà, di aiutarla a smettere di essere una Duff e in cambio lei lo aiuterà a superare chimica. La trama non è delle più originali detta così, ma fidatevi: non potete immaginare quante cose accadranno in 90 minuti!
Non posso negarlo: pensavo che l’avrei trovato un po’ stupido, invece è delizioso. Divertente, a tratti riflessivo, emozionante e…ho già detto divertente?
Ero prevenuta per un semplice motivo: credevo che vi avrei ritrovato tutti gli elementi tipici dei teen movie. E diciamo che è così, ma nonostante questo non cade mai nel baratro dei cliché grazie ai personaggi davvero piacevoli, che riescono a colpire lo spettatore, ognuno a modo loro:
Sarcastica, frizzante, sensibile, umana: questa è Bianca Piper, interpretata dalla fantastica Mae Whitman, che è il mio nuovo idolo. L’avevo già vista in The Perks Of Being A Wallflower, ma sinceramente l’avevo trovata un po’ antipatica. Dopo questo film è cambiato tutto: è riuscita a creare un personaggio adorabile, che non puoi non amare soprattutto per le sue espressioni:
Mi piace soprattutto perché è molto naturale, non puoi fare a meno di sorridere ogni volta che c’è lei (e fortunatamente è la protagonista del film), o di soffrire con lei quando passa due o tre momenti davvero difficili. Ti coinvolge. In un certo senso lei è come vorrei essere io se fossi la protagonista di un film. Insomma, promossissima.
Altra cosa che assolutamente viene promossa? Robbie Amell. Gente, dopo questo film giuro solennemente di aver smesso di pensare a lui come al cuginetto di Stephen Amell. Mi sono innamorata. E non solo di questo:
Ma anche del suo personaggio, Wesley, il classico play boy dal cuore d’oro che nasconde molto altro dietro un bel faccino. In questo caso un bel faccino, un bel sorriso e degli occhi stupendi. Vabbé.
Spero seriamente che lui e Mae nella vita reale siano grandi amiconi, perché non riuscirei a sopportare l’idea che il rapporto che hanno sullo schermo sia tutta una farsa. La loro amicizia è una delle cose più belle del film, perché sono così complici e divertenti che non puoi fare a meno di adorarli, di tifare per loro e di desiderare un’amicizia così.
Intorno a loro girano le già citate Jess e Casey, interpretate da Skyler Samuels e Bianca Santos, migliori amiche di Bianca che rasentano la perfezione, e non solo per il loro aspetto! Toby Tucker, vero unico e grande amore di Bianca, incarnato dal capellone Nick Eversman. La divina Allison Janney presta il volto alla signora Piper, una madre decisamente imperfetta e a tratti imbarazzante che però dimostra di saper dire la cosa giusta al momento giusto, quando la figlia ha maggiormente bisogno di lei.
Infine, c’è un ultimo personaggio… Madison Morgan, interpretato da Bella Thorne. Quella cattiva, la ragazza che si crede superiore a tutti e che pensa che tutto le sia dovuto, la classica Mean Girl che ti fa pentire di essere venuta al mondo. Il personaggio che adori odiare.
Ma soprattutto che ti lascia senza parole quando scopri che loro due
sono la stessa persona. Seriamente, cosa danno da mangiare a questi attori?
Come se questi simpatici personaggi non fossero abbastanza, The Duff riesce anche a insegnarti qualcosa. Molti hanno criticato il film perché Mae Whitman non è esattamente una ragazza “brutta”, ma credo che qui sfugga il punto del film: come ho detto all’inizio, essere Duff non è sinonimo di essere brutta o grassa. Essere Duff è uno stato mentale, rappresenta la coscienza che uno ha di se stesso: perché non importa che tu sia bello, brutto, magro, grasso, popolare, secchione… Questi sono modi in cui gli altri vedono te. L’unica cosa che importa veramente è come tu vedi te stesso, ricordando che tu sei abbastanza. Come dice la stessa Bianca:
There’s always gonna be somebody prettier, more talented, or richer than you. But it shouldn’t affect how you see yourself.”
Ed è vero. Ho sempre pensato che nei film tendono a esagerare quando raccontano gli anni delle scuole superiori, descrivendoli come un incubo o come il paradiso. Buona parte delle cose che vengono mostrate non accadrebbero mai nella vita reale, a nessuno di noi, ma se c’è una cosa sulla quale azzeccano sempre è il senso di ineguatezza che prima o poi affligge ognuno di noi, durante il liceo e anche oltre. E se qualcuno ricordasse alla ragazzina super timida della classe che tutti hanno le loro insicurezze, persino la ragazza bella e popolare che a scuola la ignora, forse questo contribuirebbe a renderle le cose più facili e a farle capire che non sono poi così diverse. Che non deve sentirsi inferiore o non all’altezza.
Yeah, I’m somebody’s duff. Guess what? So are you. So is everybody.
Con questo è tutto. Avrei altre cose da dire, ma mi trattengo perché non voglio anticiparvi nulla, in fondo qui ancora il film non è uscito e non voglio rovinarvi la sorpresa: spero di avervi incuriositi almeno un po’, e per darvi il colpo di grazia vi lascio anche il trailer del film. A presto!