Nel solstizio d’estate 2013 ancora in corso mi piace l’idea di festeggiare l’arrivo della bella stagione riassumendone l’essenza in uno degli elementi che la caratterizza pienamente…
sarà la musica fuori..o forse no.. e l’ispirazione arriva in una canzone che ha il sapore del sale, sapore di mare!
La ricordate?
Sapore di sale,
sapore di mare,
un gusto un po’ amaro
di cose perdute,
di cose lasciate lontano da noi
dove il mondo è diverso,
diverso da qui.
(…)
Era il 1971…Gino Paoli.
Certo, una canzone non basta, direte voi…troppo poco o forse banale…bene.
Cercando tra i ricordi ho trovato una chicca salata, ma devo fare sforzo di sintesi per non annoiarvi troppo.
Il sale, dunque, che tanto male fa alla nostra ritenzione idrica, agli ipertesi…eppure senza sale come dare sapore ai nostri cibi?
Nella cucina indiana è usato addirittura sulla frutta (provato personalmente su una fetta d’anguria…e non era male).
Per arrivare al dunque, però, dovrò vestire i panni della letterata e parlarvi di una lingua cara al popolo ebraico,
la lingua yiddish.
Una lingua, in realtà, che accoglie in sé tante lingue e fatta di storie di migrazioni di popoli.
Una lingua in cui nessun ordine militare fu mai impartito.
Una lingua, poi, molto usata dalle donne, per tradizione tenute lontane dai testi sacri in ebraico. Lingua materna, allora, del mondo degli affetti, ma anche delle battute ironiche e avvelenate, lingua dei poveri e della famiglia.
Un umorismo paradossale la attraversa e sfocia nei suoi racconti o “favole” come l’insolita cenerentola del racconto di cui vi parlo stasera…una figlia scacciata dalla casa paterna per aver paragonato al sale l’amore per il padre.
Il caso volle farle incontrare nuovamente il padre, nel giorno del suo sontuoso matrimonio ma senza essere da lui riconosciuta.
Così ordinò ai camerieri di servire a quell’uomo solo pietanze insipide…fu l’unico modo di fargli comprendere ciò che non era stato compreso.
Il padre così la riconobbe e la riabbracciò e vissero felici e contenti.
Questo è il succo salato di uno dei racconti di un letterato ebreo – prof. Rajze- morto nel 1970 e per tre volte prigioniero nei gulag sovietici.
P.S=Se pensate di trascorrere qualche giorno in Puglia quest’estate, sappiate che è possibile visitare il Museo Storico della Salina di Margherita di Savoia trovate qui informazioni utili:
Salina di Margherita di Savoia
Buona Estate, dunque…e non siate frettolosi nei giudizi:
se qualcuno dice di amarvi quanto il sale non starà dicendo poi qualcosa di così brutto.
Fatemi sapere.
Baci.