Magazine Cinema
Quello che doveva essere un esilio triste e solitario per Clement diventa qualcosa di più piacevole.
Almeno finché dura , perché le differenze socioculturali tenderanno sempre ad affiorare.
Mi piace la commedia francese, mi piace la commedia sentimentale e la sinergia di commedia sentimentale e cinema francese ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuoricino a partire da Truffaut, passando per Rohmer e arrivando a Sautet.
E quando trovo un film che a partire dalla prima sequenza mi fa riaffiorare alla memoria tutto questo bel cinema che , ripeto, ha un posto privilegiato nel mio cuore di cinefilo, beh , la mia attenzione è catturata sin da subito.
Vedere in primissimo piano una donna che piange non riuscendo a trattenere le sue lacrime e scrutare dietro di lei il volto un po' sfocato e praticamente impassibile di Clement ( il viso di Loic Corbery, l'attore che lo interpreta è assimilabile a quello della Sfinge e non solo qui) mi riporta come d'incanto a più di venti anni fa, ai travagli amorosi di una bellissima Camille ( Emanuelle Beart pre trattamenti chirurgia plastica) e di un glaciale Stephane ( un intenso Daniel Auteuil, dopo questo film mio idolo incontrastato) in Un cuore in inverno di Claude Sautet che posso dirlo, è uno dei film della mia vita, un film a cui sono affezionato in modo appassionato e viscerale.
E' un flash perché poi il film vira apparentemente per altri territori, quelli più consoni della commedia sentimentale pura : mediante stacchi di montaggio moderni e che donano un'aria frivola e spensierata al film assistiamo a una sorta di bignamino della vita di Clement e di Jennifer (un'inedita Emilie Dequenne).
Lui pare abbia il vizietto di trattare male le donne, ma per uno per cui non esiste una relazione sentimentale che possa aspirare a essere duratura , credo che sia abbastanza normale, è di fatto un esiliato volontario in una provincia che non gli appartiene, è diviso a metà tra le giornate lavorative ad Arras, vissute in albergo e i weekend parigini a respirare la "cultura" di cui è cantore e mentore, una vita che non nasconde il suo grigiore di fondo perché Clement è proprio così, un incolore ragioniere dei sentimenti che si nasconde dietro la maschera della filosofia esistenziale.
Lei è una parrucchiera senza tanti grilli in testa, con un figlio che sta crescendo da sola, una passione per la letteratura rosa , per il cinema hollywoodiano ( oltre che per il gossip annesso e connesso) e per il karaoke , la sua vita è uno sbruffo di colore a partire dal suo vestiario, da come è arredata la sua casa e di come vede il mondo che la circonda sempre con un sorriso radioso stampato sulle labbra.
Che cosa li attrae così profondamente?
All'inizio sembra quasi che per il professore questa sia una storia che possa funzionare solo sotto le lenzuola, un'altra donna da aggiungere al suo carnet di conquiste, poi si capisce che c'è qualcosa d'altro.
Le differenze sociali e culturali sono lì in bella mostra ma Lucas Belvaux ( regista che avevo già conosciuto per una cupissima trilogia poliziesca di una decina di anni fa ) non si limita ad elencarle e ad evidenziarle ad uso e consumo dello spettatore.
Vengono utilizzate come barriere mobili, a volte sono percepibili a volte no, perché c'è un continuo gioco delle parti in cui entrambi cercano di avventurarsi nel territorio dell'altro, come se attraversassero un campo minato.
Lei legge Kant, ma non lo capisce, legge Dostoevskij, ma è troppo cupo, legge Steinbeck ma lo trova banale, lui si avventura al cinema a vedere un film di Jennifer Aniston e va al karaoke con lei riuscendo addirittura a scatenarsi cantando a squarciagola Life is life.
Eppure le differenze stanno ancora tutte lì e a una festa di carnevale inevitabilmente verrano fuori a causa di un gesto banale.
Clement e Jennifer sono due personaggi che non si dimenticano tanto facilmente : lui è un'intellettuale che ha la statura di un classico personaggio rohmeriano e che si ricopre del ghiaccio che circondava Stephane in Un cuore in inverno, Jennifer è un uragano biondo di gioia e sensualità che mette allegria solo a vederla zampettare da una parte all'altra della scena.
Certo che Emilie Dequenne di strada ne ha fatta parecchia: dall'acerba diciottenne all'esordio in Rosetta dei Dardenne ( film che me la rivelò) ora è diventata una splendida 33 enne che con un solo sguardo riesce ad illuminare tutto quello che la circonda.
Cosa che succede in questo film.
Sarà il mio tipo? è un film che indaga con leggerezza sulle geometrie variabili dell'amore e sull'asimmetria del sentimento amoroso.
Con un finale tutto da assaporare e metabolizzare.
Lo sapevo che Lucas Belvaux aveva in serbo il colpo di scena finale....
PERCHE' SI : due ottimi protagonisti, una bella storia d'amore e di differenze, la commedia sentimentale francese al suo meglio.
PERCHE' NO . il colpo di scena finale è difficile da metabolizzare,
LA SEQUENZA : Jennifer e le sue amiche cantano You can't hurry love: con un veloce stacco ci troviamo dal salotto di Jennifer al locale di karaoke in cui si esibiscono.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Il primo amore cinefilo non si scorda mai
E' bello abbandonarsi al ricordo di tanto bel cinema che fu.
Non avrei mai pensato che Emilie Dequenne fosse così sexy.
Non avrei mai pensato di amare così un personaggio come il suo.
( VOTO : 8 / 10 )
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