Magazine Informazione regionale

Sardegna 1, una tv pagata quattromila euro

Creato il 16 ottobre 2013 da Alessandro Zorco @alessandrozorco
 

La televisione Sardegna 1 è costata quattromila euro. Il prezzo di un buon televisore al plasma. Una smart-tv di ultima generazione con schermo ultrapiatto, decoder incorporato e possibilità di cambiare i canali con il telefonino. Peccato che anziché i transistor dentro la tv Sardegna 1 ci siano ventuno lavoratori che da mesi non ricevono lo stipendio. E che rischiano di non riceverlo neppure dal nuovo azionista di maggioranza Sandro Crisponi, al quale  l’editore Giorgio Mazzella ha ceduto una quota di partecipazione del valore nominale di 100mila euro al prezzo di una tv: quattromila euro. A sua volta, poi, Crisponi ha sub-ceduto ad altre due persone, il direttore di Sardegna 1 Mario Tasca e l’imprenditrice Simona Scioni, una partecipazione del valore nominale di 10mila euro ciascuna al prezzo di 400 euro: praticamente il valore del decoder.  

L’atto di cessione di Sardegna 1

L’atto di cessione della tv è stato reso noto questa mattina dal Comitato di redazione dell’emittente cagliaritana e dai lavoratori di Sardegna 1 che hanno manifestato in viale Bonaria a Cagliari, davanti alla sede regionale della Rai, nel piazzale davanti alla Banca di Credito sardo, l’istituto di credito presieduto proprio da Mazzella. Lo scorso 2 agosto l’imprenditore ogliastrino ha trasferito a Crisponi tutti i diritti e obblighi relativi alle quote cedute, ma in base all’atto rimarrà titolare dei suoi crediti verso l’emittente, somme erogate a titolo di finanziamento soci infruttiferi. Con il grosso timore – hanno denunciato stamattina i rappresentanti del Cdr Stefania De Michele, Giuseppe Giuliani e Piersandro Pillonca –  che i crediti vantati dall’emittente verso le pubbliche amministrazioni isolane, l’ancora di salvezza per i dipendenti, non siano utilizzati per pagare il debito prioritario con i lavoratori ma, in base alle clausole del contratto, vengano dirottati per il pagamento dei crediti di Mazzella. Il nuovo azionista – hanno spiegato i rappresentanti sindacali – non sembra in grado di onorare il debito pregresso tanto che appena preso possesso della redazione avrebbe dichiarato di non poter garantire neppure il pagamento delle mensilità arretrate.

Atto di cessione Sardegna TV 1 Srl

Sardegna 1 Rai
Il forte maestrale faceva sventolare la grande bandiera dei quattro mori davanti alla Banca di credito sardo. Sotto, le facce erano scure. Poca voglia di scherzare con il vento che in questo periodo sferza il mondo dell’informazione isolana. “Lentamente  – ha detto il presidente dell’Assostampa sarda Francesco Birocchi – stiamo assistendo al depauperamento del pluralismo. Stanno scomparendo tante piccole tv private, ma se ora iniziano a dare forfait anche le televisioni con una lunga storia alle spalle come Sardegna 1 è la fine”. Il problema, dice Birocchi,  è la mancanza di imprenditori seri che abbiano etica d’impresa, lungimiranza e capacità imprenditoriale.

Viceversa i lavoratori di Sardegna 1, che pur di lavorare tutti e non perdere nessuno per strada hanno accettato da due anni un contratto di solidarietà che gli decurta un terzo dello stipendio, sembrano invece l’ esempio di un gruppo di lavoratori che ha etica, lungimiranza, capacità e soprattutto voglia di combattere per il proprio lavoro. Durante l’incontro dei giorni scorsi in Consiglio regionale, i rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto alla presidente Claudia Lombardo e ai capigruppo di monitorare che i crediti vantati dall’emittente vengano utilizzati per il pagamento degli arretrati dei lavoratori per i quali, ha denunciato il cdr, da mesi non vengono pagati i contributi previdenziali né accantonato il trattamento di fine rapporto.  E nelle scorse ore pare che dalla politica sia giunto l’impegno a una maggiore attenzione nell’utilizzo dei finanziamenti per l’editoria e alla subordinazione della loro erogazione al mantenimento dei livelli occupazionali nelle aziende che ne usufruiscono.

Una battaglia per l’informazione libera

“Continueremo a lavorare per produrre informazione”, hanno assicurato i giornalisti di Sardegna 1 che hanno poi sfiduciato il direttore Mario Tasca, sia per il suo doppio ruolo di direttore e di azionista di minoranza dell’emittente, che per aver censurato – nei giorni scorsi – alcuni passaggi delle comunicazioni sindacali sulla vertenza. Continueranno a lavorare per difendere il posto di lavoro. Come continueranno a lavorare, per quanto possibile, anche i numerosi colleghi precari che oggi erano lì, davanti alla sede della Rai regionale, per manifestare il sostegno a questa vertenza. Continueranno a lavorare, anche se per chi non ha santi in paradiso le opportunità di lavoro sono veramente poche. L’informazione, in Sardegna come altrove, è strettamente connessa ai grandi poteri politico-economici che governano l’isola. Ma ce n’è una parte buona che non si vuol piegare ad una mentalità che vede premiato solo chi ha l’appoggio giusto. L’informazione sarda è malata. Scoraggiata. Forse sta pensando che non c’è nulla da fare ed è meglio farla finita. Eppure c’è molto bisogno di lei. E deve trovare dentro di sé le forze migliori per continuare a combattere. Lo deve a se stessa e lo deve soprattutto ai sardi che vogliono un’informazione libera.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :