Magazine Cultura

Sardegna e Micene

Creato il 06 novembre 2010 da Pierluigimontalbano
Manufatti e parole di origine Greco-Nuragico-Micenea che legano i sardi al popolo Miceneo.
di Marcello Pili

I Sardi non devono cercare origini gloriose e misteriose, perché hanno origini importanti. Sono gli eredi dei Micenei. Non sono eredi degli eroi della guerra di Troia, ma degli Achei del periodo dei Miti di Ercole e Iolao, giunto in Sardegna con una migrazione 3500 anni fa. Non è difficile a Villagrande o a Fonni incontrare Aiace Telamonio o Aiace Oileo.
Di là erano venuti, da Oriente, quando la Rivoluzione Agraria aveva aperto nuovi territori all’agricoltura, prima sfruttati per la caccia e il commercio. Le popolazioni in Oriente crescevano per l’aumento delle risorse dell’agricoltura e andavano migrando ad occupare le nuove terre che venivano investite di nuova popolazione e nuova tecnologia produttiva.
Sardegna e Micene
Il nuovo dio del fare (il dio Farlo), anziché aspettare che provvedesse la Dea Madre con la caccia e la pesca, aveva dato molte possibilità, rappresentate nella letteratura con l’allegoria delle Fatiche di Ercole e simboleggiate dall’Aratro e dal Toro che dava la forza.
Questi simboli sono rappresentati in tutti i modi in Sardegna: nei menhir e nella forma della Sepoltura Reale sempre a forma di testa di Toro, due bracci e una camera. Le stesse rappresentazioni stilizzate o votive rappresentavano gli uomini o i guerrieri con le corna, o personaggi occhiuti dedicati al dio della saggezza, che aiutò l’Uomo a trovare l’agricoltura, e con doppie armi se guerrieri.
Le migrazioni seguirono le vecchie rotte dell’età della pietra, quelle del sale e dell’ossidiana che da millenni transitavano in Sardegna.
Nuovi e grandi numeri vennero con Iolao, Auriga e compagno di Ercole, che i testi dicono arrivare in Sardegna, ed essere padre di Sardo che diede il nome alla Sardegna.
Parlavano il Greco–Miceneo antico di cui ancora molte parole sono rimaste nei Toponimi. Costruirono castelli a torre secondo il modo degli antichi micenei: le mura di Micene e quelle di S. Antine sono uguali.
Queste torri riprendevano la forma di quelle Assire, che davano il segno della capacità di difesa e dell’identità del villaggio con il suo Re.
Da Cagliari, già porto importante dell’età della pietra, i micenei si diffusero e occuparono dalla costa tutta la Sardegna, vi fecero ottima economia e con la fortuna della scoperta dei metalli questa fortuna crebbe ancora.
Il commercio divenne ora una cosa importantissima e richiamò competitori come i Fenici, che prima si insediarono sulle isolette in Sardegna e poi, in accordo con l’Impero Persiano, isolarono il commercio miceneo e attaccarono Micene stessa.
I Nuragico–Micenei arretrarono e ricostruirono Capitale e difese all’interno dell’isola: Barumini (Baru- do –minus) e le difese Occidentali tra Barumini, Nuraghe Losa – S.Antine e Bonorva.
Secoli più tardi anche questa difesa fu abbandonata e la difesa a Occidente fu fatta dal Gennargentu, a Sud dal Nuraghe Arrubiu e ad Oriente dal Castello del Selène a Lanusei a 1000 metri di quota con controllo del Mare Acheo per 40 km di costa. La parte di estrema difesa dei Nuragico – Micenei è quella racchiusa tra il Gennargentu e i Monti Orientali, quasi fino al mare. In questo bacino, difeso da catene di montagne a Occidente, Oriente, Sud, e Nord, troviamo le Stirpi Reali e i Cimiteri Reali.
Dall’altopiano di Lanusei fino a Fonni c’è un corridoio con una alta concentrazione di Tombe Reali Micenee (Tombe dei Giganti) e i luoghi portano i nomi di Paradiso Terrestre o Cimitero Reale, che erano sinonimi, e venivano indicati come Giardini delle Mele (Bau ‘e Melas o Bau Mela) sotto Gennargentu, custoditi dalla protome taurina a Nord (Correboi) e a Sud dal Monte Tricoli, e oltre Correboi con la parte che si chiamava Pratobello (ancora Paradiso Terrestre), come il toponimo Villa ha sostituito in epoca recente il toponimo Nur Nuraghe – Nurachi da Uruk - Città (S’Uraki), e ha le più belle Tombe Reali Micenee della Sardegna.
Le trenta parole greche che si trovano in Sardegna ad indicare toponimi, luoghi o città, sono Kale, Kalaris, Olbia e Tiana (città greche), Tharros e Neapolis (Guspini), Tirso e Pirri (Pirrys, rosso), Monte Astili (da Astilo, selvaggio), Tiscali da Ischali, Zinnias da Skinnias – giunchi, da cui accinnicada e schinniu (lat. Cinna e it. Cenno), Coroddis e Corongiu da Koronidis e Corosa per montagna coronata o Atena Koronidis e Korosa. Il cognome Ghironi e Chironi e il soprannome Pirroni, per cui c’è la sequenza Pirroni, Ruju, Rossi.
Poi c’è il nome di Arridelu (Arridela -Arridere) che non è un luogo ma un arbusto sacro ad Arianna del mito di Minosse, chiamata anche Arridela perché arride a chi l’accompagna.
Sardegna e Micene
Ancora più importanti sono i residui del nome con cui i Nuragico - Micenei chiamavano i Fenici, che era Melaneimones, e da cui derivano i nomi di Maimones (i demoni) e Mamuthones (le maschere esorcizzate con rituale), indicatori dello scontro feroce per la libertà che i Nuragico - Micenei fecero contro i Fenici.
La superiorità dei Fenici derivava dall’operare in ordinato con gli Imperi Orientali, Assiri e Babilonesi, che attaccarono i Micenei in Oriente e i Micenei - Nuragici rimasero isolati e si difesero secondo la tradizione Achea e del valore, e parteciparono alle guerre in Oriente come Popoli del Mare.
Stretti poi in Sardegna, arroccarono in uno spazio montagnoso difeso da rocche e Nuraghi – Castelli e guerra di posizione testimoniata dalle trincee fortificate di Bonorva.
Da Melaneimones, nome dei Fenici e in genere dato agli Orientali e anche ai Babilonesi dai Greci Acheo - Micenei, si ricavano come detto i nomi Maimoni e Mamuthones, che in Sardegna sono accompagnati da una connotazione negativa.
I toponimi che portano queste radici ci indicano le posizioni dei Fenici e dei Nuragico - Micenei contrapposti.
Abbiamo Mamuntanas, Tane dei Fenici, vicino ad Alghero e Magomadas (Bosa) che assomiglia a Macomer, ricorda i Magonidi fenici e indica una città fenicia.
A Lanusei - S. Paolo c’è Mamutera (terra dei Mamuthones), verso il mare. Poi c’è Mamone, una prigione di Mamuthones, come oggi.
Mamoiada, Mamujata (piena di Mamuthones o Mamus) era la prigione principale dei Mamuthones, per quella posizione arretrata rispetto alla linea di attacco dei Nuragico - Micenei costituita da Arzana, Orgosolo e Orune, che erano le posizioni di attacco verso Oriente e sede delle Forze Nuragico – Micenee verso Oriente.
Il luogo è poi in quel corridoio protetto che va dall’altopiano di Lanusei - Selène a Mamoiada passando per Bau ‘e Melas e Pratobello, la valle dei Re sotto Gennargentu, che custodiva i Cimiteri Reali, e a Nord c’era Mamujata, dove erano tenuti i prigionieri fenici, il luogo più riposto e più inaccessibile.
Qui venivano custoditi, portati dalla valle di Orosei e di Tortoli (Portum) passando sotto il Gennargentu e dalla valle Campeda passando per il luogo che adduce a tutti i luoghi, detto Onne (da Omne, Fonni).
I luoghi poi con i Romani hanno cambiato nomi e gli stessi luoghi hanno preso i nomi dai nomi che i Romani davano ai Fenici che erano chiamati Mauri, e in Ogliastra, la terra di Iolao e della Iolea che i Romani chiamavano olea, ci sono quei confini con i nomi dei Mauri e si chiamano Monte Maori (verso Tortoli) o Mauru Sauru (Maurus Saurion o Fiore Mauro o Ficodindia, verso S.Paolo, marina), nomi delle terre che prima si chiamavano Mamutera e ora si chiamano ancora dopo i Romani Terra Semida e Mauru Sauru.
In tempi più recenti, dal Medioevo, gli stessi confini con le Facce Nere, già dette Melaneimones, sono evidenziati da appellativi come Nuraghe Fraga Morus (per la vicinanza coi Mori, Sanluri) col nome evoluto da Maori in Mori che ancora si usa.
Immagini tratte da picasaweb.google.com

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :