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Sarebbe servita una rivoluzione

Creato il 12 giugno 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

Sarebbe servita una rivoluzione

Da qualche giorno mi frulla in testa un’idea che prende sempre più corpo.

Oggi, spronata anche da questo post alquanto pessimista di Speradisole, provo a tracciarne le linee.

Ci sarebbe servita una rivoluzione, il nostro paese, la nostra coscienza nazionale doveva essere forgiata da una rivoluzione che sancisse nettamente un prima e un dopo.

Uno strappo forte che delineasse inequivocabilmente un confine, che creasse una netta demarcazione culturale; una rivoluzione come quella francese.

Siamo, invece, passati per un continuo divenire, creato da politici, costruito dai poteri e seguito da pochi del popolo.

E’ stato così per il risorgimento in cui si è passati da tanti staterelli ad un unico stato senza modificare forma di governo che rimaneva quella monarchica, il risorgimento, d’altronde, ha soffocato ed inglobato quelle che erano i vari tentativi di repubblica.

E’ stato così per la resistenza, fatta da un manipolo non tanto vasto di uomini e donne coraggiosi che le grandi potenze alleate hanno aiutato anche per un loro gioco politico e strategico.

In questi due eventi il popolo non ha partecipato, ha seguito la corrente, ha cercato di nuotare sott’acqua riemergendo quando tutto era finito.

Un attimo prima delle vittorie di Garibaldi erano tutti antisabaudi, un attimo dopo tutti italiani.

Il 24 aprile erano ancora tutti fascisti, il 25 aprile non ne trovavi più uno.

Abbiamo avuto cambiamenti, anche importanti, ma mai una rivoluzione, un capovolgimento appunto, un mutamento improvviso e profondo che comporta la rottura di un modello precedente e il sorgere di un nuovo modello.

Siamo come un gas: prende la forma del contenitore.

Non siamo solidi che cambiano la forma quando questa non li contiene più.



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