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[Sarroch] Nel Paese dei Moratti.

Creato il 19 agosto 2011 da Subarralliccu @subarralliccu

[Sarroch] Nel Paese dei Moratti.

È una recensione tardiva questa. Tardiva perché il libro di Giorgio Meletti, giornalista economico de IlFatto Quotidiano, intitolato Nel paese dei Moratti, è uscito un anno fa. Dopo essere arrivato sul mio comodino, il libro si è messo diligentemente in fila (anzi in pila): eppure avrebbe dovuto avere, a buon diritto, la precedenza.

Sì, perché la storia ordinaria di capitalismo coloniale narrata da Meletti è una lettura urgente, come sono i gesti che seguono la scomparsa di una persona cara, soprattutto quando la morte arriva inattesa, sul posto di lavoro. Il 26 maggio del 2009 Daniele Melis (26 anni), Gigi Solinas (27) e Bruno Muntoni (52), operai di ditte esterne al servizio della Saras di Sarrochmuoiono dopo essere entrati in una cisterna. Nulla e nessuno ha indicato loro che dentro quella cisterna circola una miscela di gas (molto azoto e pochissimo ossigeno) in grado di dare la morte dopo qualche istante.

La narrazione di questa tragedia si intreccia alla storia della Sarasper alcuni mostruosa piovra divora ambiente e salute, benedetta dispensatrice di posti di lavoro e ricchezza per altri. Nello spazio che unisce e divide queste due visioni apocalittiche della raffineria si annida un cumulo contraddittorio di mentalità e psicologie che formano la prima e più necessaria condizione all’impianto di una cattedrale nel deserto.

Ma le urgenze e i bisogni di chi vive in terre affamate di lavoro (come la Sardegna) diventano valori necessari e non sufficienti al radicarsi di esperienze industriali come quella della Saras. Per ottenere il giusto impasto c’è bisogno di un capitalismo ancora rispettoso delle ispirazioni strategiche ottocentesche, strutturato intorno al dogma intoccabile della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti.

Naturalmente – ci racconta Meletti -, perché tutto vada come deve andare, c’è bisogno della stordita incertezza delle classi dirigenti locali, dei silenzi del sindacato nazionale e della latitanza dei partiti di sinistra, penetrati in lungo e in largo dalle logiche finanziarie che hanno determinato – tra le altre cose – imponenti trasferimenti di ricchezza a danno del ceto medio e a beneficio di pochissime famiglie.

Meletti mette a nudo un mondo pazzesco, difficile da intravvedere se non si ha accesso al campo di informazioni che, solitamente, non passano sui media o lo fanno solo in modo piuttosto criptico.


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