Aligi SASSU, 1935, Gli Argonauti in Colchide, cm 85×145, coll Alfredo Paglione – Palazzo de’ Mayo, Fondazione Carichieti
Aligi Sassu - SASSU E CORRENTE 1930-1943 La rivoluzione del colore, promossa da Fondazione Carichieti a Palazzo de’ Mayo - S.E.T. Spazio Esposizioni Temporanee (MAPPA) a Chieti, inaugura mercoledì 25 luglio 2012. La mostra – a cura di Elena Pontiggia ed Alfredo Paglione - ripercorre nel centenario della nascita la stagione fondamentale di Aligi Sassu e documenta organicamente, per la prima volta in Abruzzo e nell’Italia centrale, il movimento di Corrente. L’esposizione resterà aperta fino al 7 ottobre 2012> c. stampa a cura di Culturalia di Norma Waltmann > Corrente, nato nel 1938 intorno all’omonima rivista fondata da un ragazzo di appena diciotto anni, Ernesto Treccani, raduna vari giovani artisti, come Birolli, Guttuso, Sassu, Migneco, Valenti, Cassinari, Morlotti e altri tra cui, in posizione più autonoma, Manzù, Tomea, Broggini, Mucchi. Non formano un gruppo, ma sono accomunati da un espressionismo inizialmente lirico, poi sempre più realistico, impostato sul colore, la luce e l’espressione dei drammi e delle passioni dell’esistenza. La rivista chiude nel 1940, ma il movimento rimane in vita fino al 1943. >>
Il percorso della mostra, che comprende oltre 50 opere, muove dalla figura di Sassu (Milano 1912- Maiorca 2000), di cui raccoglie un significativo nucleo di dipinti degli anni trenta e quaranta. Fra questi spiccano i Dioscuri, 1931, considerati gli esiti più lirici del ciclo degli Uomini Rossi; il gigantesco encausto dei Ciclisti, 1931, del Museo Barbella; i monumentali Argonauti in Colchide del 1935; la celebre Deposizione e lo spettacolare, allucinato Concilio di Trento, 1941-42, entrambi del Museo della Santa Casa di Loreto.
Di particolare importanza è il nucleo di dipinti di Birolli, che comprende tra l’altro I Poeti e La visione di Ezechiele del 1935 capolavori assoluti della sua stagione espressionista, e, per la prima volta dopo oltre mezzo secolo, Enrica Cavallo, considerato uno dei massimi ritratti dell’artista.
Birolli Renato, Ritratto di Enrica Cavallo, 1942 (olio su tela) cm 85×58 – coll privata – Sassu e Corrente 1930-1943 La rivoluzione del colore a Palazzo de’ Mayo
E, ancora, va segnalato il nucleo di opere di Guttuso, fra cui le nature morte, lo struggente Ritratto di Mimise, 1937 (uno dei primi dedicati alla sua compagna) e il celebre Ritratto di A. Santangelo, 1942 che Testori paragonò al San Gerolamo di Caravaggio. Non meno significativo è il nucleo di Cassinari, che comprende tra l’altro la Pietà del Museo di Loreto che fece scandalo al Premio Bergamo del 1942 e il Ritratto di Rosetta, 1941, considerato un punto di svolta nella storia di Corrente. Il percorso espositivo documenta poi le opere di tutti gli altri protagonisti del movimento, fra cui andrebbero citate almeno le sculture di Manzù e Broggini; l’apocalittico (e profetico) Drago di Tomea, 1937; l’inquietante Uomo dal dito fasciato di Migneco; L’isola dei cani del 1938 e Gabbiani di Valenti; i paesaggi del primo Morlotti.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Allemandi con un analitico saggio di Elena Pontiggia e dal volume Il movimento di Corrente, edito da Abscondita (LINK per acquisto on line) e curato sempre da Elena Pontiggia, che comprende i principali testi e documenti di Corrente.
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Aligi Sassu
1912-1927
1956 Manifesto prima mostra Aligi Sassu in Cina
Aligi Sassu nasce a Milano il 17 luglio da padre sardo e madre emiliana. Trascorre alcuni anni dell’infanzia in Sardegna dove la famiglia è costretta a trasferirsi per difficoltà economiche. Ritornato a Milano agli inizi degli anni venti, il giovane Aligi inizia a visitare col padre diverse esposizioni d’arte, frequenta musei e biblioteche e resta colpito da una mostra futurista allestita al Cova. Intanto lavora come apprendista litografo e si iscrive ai corsi serali dell’Accademia di Brera. Trova su di una bancarella e acquista il libro di Boccioni, Pittura e scultura futuriste (dinamismo plastico), appassionandosi alla lettura di riviste e testi futuristi. Questo interesse, in particolare per il dinamismo boccioniano, viene perfezionato con la visione diretta delle opere di Boccioni avvenuta nell’inverno del 1927 nello studio milanese di Fedele Azari, segretario del movimento futurista. Con Bruno Munari, conosciuto ai giardini di Porta Venezia, si reca da Filippo Tommaso Marinetti che presenta entrambi nel corso di una serata tenutasi a Milano e recensita sulle pagine del quotidiano “L’Ambrosiano” del 23 novembre 1927. Nello stesso anno espone per la prima volta alcuni dipinti alla Galleria Pesaro, in una mostra futurista che si sposterà poi in Germania, Cecoslovacchia e Svizzera. Così, molte opere di questa stagione vanno disperse. In uno scritto di alcuni anni fa lo stesso Sassu ricordava il significato di questa sua iniziale adesione al futurismo: “L’interesse al contenuto che l’ideologia futurista aveva, era l’elemento che più ha contribuito ad avvicinarmi ad esso, unitamente a quel naturale sentimento che hanno tutti i giovani per un radicale rinnovamento del linguaggio delle forme”.
1928
Sottoscrive, ancora con Munari e con l’intestazione Gruppo Giovani Futuristi Milanesi, il manifesto della pittura Dinamismo e riforma muscolare nel quale, dopo un doveroso omaggio al “meraviglioso genio del Grandissimo Boccioni”, si legge: “Con le nostre ricerche noi siamo giunti a questa conclusione: che un uomo, un cavallo, una bicicletta non possono raggiungere la velocità che li trasporta fino quasi all’annullamento. Perciò nel dinamismo un corpo conserva la forma più o meno delineata e trasformata del corpo stesso moltiplicato per le linee dinamiche. […] Il dinamismo prende le forme dell’essere cui dà vita… Abbiamo così creato la ʻriforma muscolareʼ con cui una nuova muscolatura applicata alla forma del soggetto trattato e una nuova composizione prospettica otteniamo degli esseri che conservano ancora qualche forma umana, ma hanno una nuova muscolatura più potente e dinamica, ottenendo forme dinamiche nuove e meccanizzandole anche in una visione sintetica antiprospettica, abolendo quindi la prospettiva naturale. Naturalmente queste figurazioni fantastiche devono pure avere tinte fantastiche, antinaturali, adatte all’ambiente in cui vivono secondo lo spirito creatore”. A soli sedici anni è invitato a esporre due dipinti (Nudo plastico e Uomo che si abbevera alla sorgente) alla Biennale di Venezia nella sala dei futuristi.
1929-1933
Superata l’esperienza futurista e in antitesi al Novecento italiano di Margherita Sarfatti, realizza il ciclo degli Uomini rossi (circa 500 opere fra olii, tempere e disegni) e lavora al tema dei Ciclisti: il più noto è l’encausto I Ciclisti del 1931. Segue per un certo periodo i corsi dell’Accademia di Brera che poi è costretto ad abbandonare per ragioni economiche e passa a frequentare l’Accademia libera creata da Barbaroux, allora direttore della Galleria Milano, il quale in cambio di un quadro al mese metteva a disposizione un grande locale con cavalletti e modelle. Qui incontra Birolli, Spilimbergo, Tomea e Manzù. È con quest’ultimo che Sassu affitta il suo primo studio, un abbaino in piazzale Susa.
1930
Partecipa a una collettiva alla Galleria Milano presentata da Raffaello Giolli e recensita sull’“Ambrosiano” da Carrà, che sottolinea come Sassu si manifesti “sotto l’influenza di Picasso”, mentre due anni dopo espone con Birolli, Cortese, Grosso, Manzù e Tomea alla Galleria del Milione. Il giovane critico Sandro Bini dedica a Sassu una pubblicazione (Aligi Sassu, fisime e nostalgie della critica) che riassume il dibattito critico suscitato dal suo lavoro fin da questa fase iniziale.
1933-1936
Espone alla Galleria delle Tre Arti con Manzù e Grosso. Nell’autunno compie il suo primo viaggio a Parigi dove soggiorna in rue Elisée de Beaux-Arts per alcuni mesi, ospite di un amico, e conosce Magnelli, De Pisis, Campigli, Leonor Fini, Léger e Lionello Venturi. Visita i grandi musei, frequenta la biblioteca Sainte-Geneviève, ammira Delacroix, studia Géricault, Renoir e gli impressionisti, resta colpito dall’uso del colore di Matisse. Espone alla Galleria Quatre Chemins con Gruber e Tomea. Dipinge i primi Caffè, un tema suggeritogli dall’apertura della catena di ritrovi Chez Dupont e su cui spesso tornerà arricchendolo di nuovi motivi. Torna in Italia e affronta da socialista la dura realtà del fascismo. Vi si oppone con tutti i mezzi e complotta con altri giovani, tra cui De Grada e Guttuso. Dipinge Fucilazione nelle Asturie (1935), uno dei primi dipinti di tutta la Resistenza europea.
1937-1938
Viene segnalato, arrestato e condannato dal Tribunale Speciale. Alla condanna, segue un periodo di detenzione di circa diciotto mesi passati nelle carceri di San Vittore, Regina Coeli e Fossano, in Piemonte, dove, non potendo dipingere, riempie numerosi quaderni di appunti e schizzi. Sono oltre 400 i disegni realizzati e, fra essi, oltre a immagini che testimoniano stati di angoscia e disperazione, si trovano tutti i soggetti preferiti dall’artista: battaglie, ciclisti, scene mitologiche, studi di figure.
1939-1945
Uscito dal carcere, pur se sorvegliato speciale non si dà per vinto; la lotta alla tirannia si traduce in evidenti metafore nei dipinti di questi anni: La Fucilazione in Spagna, La morte di Cesare e numerose Crocefissioni. Comincia con Lucio Fontana a frequentare Albisola, dove poi si recherà frequentemente contribuendo, con l’ausilio di Tullio Mazzotti, al rinnovamento della ceramica ligure. Intanto ritrova il vecchio gruppo di artisti e intellettuali amici (De Grada, Treccani, Migneco, Bo, Quasimodo, Vigorelli, Anceschi, Sereni, De Micheli, Marchiori) partecipando al movimento di “Corrente”. È un periodo di intenso lavoro creativo. Ne fanno fede la serie delle Battaglie, dei Concili, dei Caffè. Espone la grande tela Sortita di cavalieri veneti a Famagosta al premio Bergamo. Nel marzo del 1941 presenta alla Bottega di Corrente 41 opere accompagnate in catalogo da un testo di Luciano Anceschi. Tiene anche personali alla Galleria Genova di Genova, alla Galleria del Cavallino di Venezia e alla Galleria Barbaroux di Milano. Nel 1943 l’industriale Primo Minervino lo invita a realizzare un affresco nella sua villa di Zorzino, sul lago d’Iseo. Qui lavora ai 58 acquerelli per illustrare i Promessi Sposi e si aggrega alle forze della Resistenza ai nazifascisti. L’anno seguente dipinge I martiri di piazzale Loreto, esposto poi alla Biennale di Venezia del 1952 e acquistato in quell’occasione dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna dietro suggerimento di Giulio Carlo Argan. Il 4 ottobre del 1945 inaugura alla Galleria Santa Radegonda una personale con opere eseguite fra il 1929 e il 1945. Il testo del catalogo è di Enrico Emanuelli. Esegue le prime Maison Tellier, ispirate al noto racconto di Maupassant.
1946-1949
Nel dopoguerra, attiva e continua è la sua presenza nelle mostre più importanti in Italia e all’estero. Illustra numerosi testi classici: esegue varie cartelle di litografie. Presenta la sua prima produzione di ceramiche alla Galleria dell’Illustrazione Italiana di Milano nel 1948, anno in cui espone alla Biennale di Venezia il grande dipinto Cristo davanti al Sinedrio.
1950-1962
Già aveva iniziato ad applicarsi alla scultura sul finire degli anni quaranta. Ora si dedica anche all’affresco e al mosaico, realizzando vasti cicli di opere murali, principalmente in Sardegna, in Liguria, a Milano, Napoli e Pescara. Nel 1951 ordina una mostra antologica al Museo Caccia di Lugano e l’anno successivo allestisce una personale alla Galleria La Colonna di Milano, diretta da Renata Usiglio. Dalle frequentazioni liguri nasce la serie dei Porti di Savona che presenterà in diverse rassegne personali. Decora inoltre, utilizzando diversi pannelli, l’intera parete del ristorante Pescetto con le Cronache di Albisola, in cui sono rappresentati artisti, pittori, scrittori, critici e poeti che sono soliti ritrovarsi d’estate ad Albisola. Quest’opera verrà poi smembrata verso la fine degli anni sessanta. Sempre ad Albisola, realizza un mosaico sulla passeggiata a mare, l’affresco I Liberatori (1956), e, nella vicina Savona, un pannello di ceramica sulla facciata della scuola Mameli. Nel 1956 va in Cina a capo di una delegazione di artisti italiani, visita Pechino e Shangai (dove tra l’altro espone), Hangzhou, Deyang Canton e altri piccoli centri. Utilizza schizzi e appunti presi per una serie di incisioni e per un grande dipinto, La nuova Cina, che, con altri di medesimo soggetto, espone alla Galleria La Colonna. L’anno successivo espone alla Galleria San Fedele di Milano una Via Crucis e partecipa alla Mostra Internazionale della Ceramica di Nizza. Nel 1961 è chiamato a eseguire scenografie per il teatro alla Scala di Milano (La Giara e Carmen) e per il Massimo di Palermo (El amor brujo di De Falla). Progressivamente si isola dal contesto del dibattito artistico italiano. Nel 1962 esegue a Thiesi l’affresco di tema storico I moti angioini. Compie un breve viaggio negli Stati Uniti e al ritorno realizza un ciclo di dipinti ispirati agli Spirituals.
1963
È l’anno di una svolta nella vita e nella storia artistica di Sassu: apre un nuovo studio a Cala San Vicente, nell’isola di Maiorca, dove comincia a trascorrere lunghi periodi e affida la gestione di tutta la sua opera alla Galleria Trentadue di Milano diretta da Alfredo Paglione, che pochi anni dopo diventerà suo cognato. Con l’editore De Tullio pubblica Opera grafica, una raccolta di 35 incisioni inedite eseguite fra il 1929 e il 1962 con un’introduzione di Salvatore Quasimodo e un saggio critico di Giorgio Mascherpa. Segue un periodo di grande fervore creativo e di intensa attività espositiva.
1964
Realizza in mosaico l’abside del duomo di Lodi ed esegue a Pescara il grande dipinto Il Concilio Vaticano II per la chiesa di Sant’Andrea.
1965
Curata da Mario De Micheli, tiene una importante mostra di disegni, grafica e scultura alla Galleria Civica di Monza. Prima personale alla Galleria Trentadue, Tauromachia e Paesaggi di Spagna, presentata da Enzo Fabiani. Realizza a Thiesi il murale in ceramica La vita e la natura.
1966
Il Governo rumeno lo invita ad allestire a Bucarest una mostra antologica di 100 dipinti.
1967
Nella primavera seconda mostra delle Tauromachie alla Galleria Trentadue presentata da Rafael Alberti. La rassegna poi verrà trasferita in altre città italiane (Verona, Udine, Venezia, Firenze, Roma, Genova, Sassari, Palermo). Nell’estate la Galleria Civica di Cagliari riapre le sue sale con una vasta rassegna antologica di 111 opere, curata da Alfredo Paglione; in catalogo testi di Franco Russoli, Corrado Maltese e Salvatore Naitza. Da Milano si trasferisce a Monticello Brianza.
1968
Dipinge una serie di grandi opere fra cui un ritratto di Che Guevara che, dopo essere stato esposto a Milano alla Galleria Trentadue, viene donato, su suggerimento del poeta Rafael Alberti al Museo dell’Avana.
1969
La rivista “Civiltà delle macchine” gli dedica un numero in cui viene pubblicato un ampio saggio di Carlo Bo dal titolo Sassu e la presenza ignota.
1970
La Galleria Trentadue ripropone il ciclo degli Uomini rossi 1929-1933 con una mostra curata da Riccardo Barletta, successivamente trasferita in altre città. Mostra alla Galleria dell’Orso di Milano sul tema Omaggio alla Sardegna e pubblicazione dell’omonima cartella contenente 5 litografie e altrettante poesie di Sebastiano Satta. La rivista “Il Poliedro” gli dedica uno speciale numero monografico. In occasione del suo viaggio in Sardegna, papa Paolo VI dona al Comune di Cagliari il dipinto di Sassu Il Concilio.
1971
Col titolo I maestri del gran fuoco, la Galleria Trentadue presenta una vasta rassegna di ceramiche di Fontana e Sassu realizzate ad Albisola. Partecipa alla Mostra Itinerante del Bronzetto promossa dalla Quadriennale di Roma che viene ospitata presso diversi paesi del Centro e del Sud America, oltre che in Giappone e in Ungheria.
1972
Esegue i bozzetti per le scene e i costumi della Cavalleria rusticana all’Arena di Verona. Alla Galleria Trentadue Mario De Micheli presenta la mostra antologica itinerante I caffè, 1932-1972. Scolpisce un trofeo per il Gran Premio di Merano. Sposa la soprano colombiana Helenita Olivares.
1973
In occasione della riapertura del Teatro Regio di Torino cura le scene e i costumi dei Vespri siciliani, affidati alla regia di Maria Callas e Giuseppe di Stefano. S’inaugura in Vaticano la Galleria d’Arte Moderna e nella sala a lui dedicata è esposto un significativo nucleo di lavori all’interno del quale si distinguono l’affresco Il mito del Mediterraneo e la grande Deposizione del 1943. Alla Galleria Trentadue mostra dei dipinti dal titolo I cavalli innamorati e della omonima suite di 20 opere grafiche con 10 poesie di Raffaele Carrieri.
1974
Si occupa intensamente di grafica e pubblica la cartella di 15 acqueforti dedicate all’Orlando furioso, con un testo di Vittorio Sereni. A Torino, alla Galleria Portici, vengono per la prima volta esposti i disegni eseguiti nel carcere di Fossano nel 1938.
1975
Partecipa con l’esploratore Walter Bonatti a una spedizione nella foresta amazzonica del Venezuela con l’intento di raggiungere il Salto Angel, la cascata più alta del mondo; ne ricava straordinarie impressioni per una serie di dipinti. A Milano, alla Galleria Trentadue, si inaugura una prima mostra dei paesaggi di Maiorca; per l’occasione esce il volume di Mario De Micheli Aligi Sassu. Il paesaggio di natura. Insieme a Manzù riceve il premio Europa. Dipinge lo stendardo (Il Cencio) per il Palio di Siena.
1976
Realizza a Pescara due grandi mosaici per la chiesa di Sant’Andrea, dove in precedenza aveva dipinto, nel 1964, la cappella del Concilio Vaticano II. Pubblica la cartella di sei grandi acquetinte La via dell’aurora con poesie di Rafael Alberti.
1977
Il Centro di Rizzoli di Milano raccoglie in una mostra le opere del periodo futurista. L’editore Vanni Scheiwiller pubblica, per l’occasione, il volume Sassu futurista, curato da Luciano De Maria. Sue opere sono esposte al Museo d’Arte Moderna di Rotterdam nella mostra dedicata alla bicicletta. Lavora a un ritratto di Antonio Gramsci. Ritorna in Sardegna, nel paese-museo di San Sperate e riceve la cittadinanza onoraria di Nuoro. In occasione di un suo viaggio a Toronto per una mostra personale alla Madison Gallery tiene una serie di conferenze sull’arte italiana. Dona la grande vetrata La Resurrezione alla parrocchia di Desio. Dipinge una Crocefissione nella chiesa di Monticello Brianza e dona al Museo di Ca’ Pesaro di Venezia il dipinto La strada gialla.
1978
Con un giornalista e un fotografo della Rizzoli compie un viaggio a Cuba e ne trae ispirazione per una serie di olii, disegni e pastelli.
1979
Pubblica e presenta in una mostra a Toronto la cartella di 15 incisioni There were no signs ispirate ad altrettante poesie del poeta canadese Irving Layton. Illustra i volumi A les illes dello scrittore spagnolo Baltasar Porcel e le Torxes de pau del poeta maiorchino Miguel Bota Toxto. Gli editori Vangelista, in Italia, e Guadalimar, in Spagna, pubblicano la monografia Aligi Sassu nell’isola ritrovata con uno scritto di Baltasar Porcel. In occasione dell’uscita del volume la Galleria Trentadue presenta i più recenti paesaggi spagnoli, insieme a quelli della spedizione con Walter Bonatti al Salto Angel in Venezuela. Grande antologica a La Llonja di Palma di Maiorca a cura di Alfredo Paglione. In catalogo un importante saggio di Cesareo Rodriguez-Aguilera. Esce a Madrid il n. 12 dei Quaderni d’arte contemporanea di Guadalimar dedicato a Sassu.
1980
Realizza le scene e i costumi per la Carmen all’Arena di Verona. La Galleria Trentadue presenta un’ampia rassegna di opere sul tema dei Ciclisti e Gianni Brera introduce con uno scritto il volume I ciclisti di Aligi Sassu.
1981
Lascia Monticello Brianza e torna a vivere a Milano, nel quartiere di Brera. L’Accademia d’Arte “Scalabrino” di Montecatini gli conferisce il premio “Vita d’artista” per il 1980, allestendogli un’antologica.
1982
Ottiene il riconoscimento pubblico dedicato a “Gli uomini che hanno fatto grande Milano”.
1983
Viene collocata in una piazza di Palma di Maiorca la sua grande scultura in bronzo Cavallo impennato. Il 5 maggio alla Casa del Manzoni di Milano viene presentato il volume I Promessi Sposi illustrato da 58 acquerelli eseguiti da Sassu nel 1943-1944. Dona alla città di Sassari l’affresco Prometeo, che viene collocato nel Palazzo della Provincia dove, a cura di Alfredo Paglione, s’inaugura una sua mostra antologica successivamente trasferita presso la Pinacoteca Civica di Jesi, dove riceve il premio “Rosa Papa Tamburi”. Dalla casa editrice Priuli Verlucca di Ivrea viene pubblicata l’edizione aggiornata e arricchita di una prefazione di Erich Steingräber del volume Il rosso è il suo barocco di Riccardo Barletta. Presenta alla Galleria Trentadue un serie di nuovi dipinti raccolti sotto il titolo Mitologia e la cartella Apocalisse, una suite di 7 opere grafiche presentate da Werner Spies. In catalogo uno scritto di Erich Steingräber.
1984
A Ferrara, al Palazzo dei Diamanti, si apre una antologica di 118 opere curata da Franco Solmi, Giuseppe Bonini e Marilena Pasquali. La stessa mostra viene poi trasferita a Roma al Museo di Castel Sant’Angelo a cura di Sandra Giannattasio. Viene pubblicato il Catalogo generale dell’opera incisa e litografica a cura di Paolo Bellini. A Siviglia espone 135 opere durante la “Settimana della cultura italiana” organizzata dall’Università Internazionale Menendez Pelayo. Milano, nelle sale di Palazzo Reale, ospita, a cura di Alfredo Paglione, la più vasta rassegna antologica di Aligi Sassu, con 270 opere fra dipinti, sculture, ceramiche e opere murali. Per la circostanza l’artista dona alla città di Milano la scultura Cavallo impennato che viene collocata nella piazzetta di fronte all’Accademia di Brera. Mostra personale in Germania nelle gallerie Stadthaus e Scheffel di Bad Homburg dove sono esposti sculture, opere grafiche e alcuni dipinti.
1985
Mostra itinerante dei Promessi Sposi in Canada, dove viene ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura di Toronto, dal Museo d’Arte Contemporanea di Montreal e dalla Biblioteca Nazionale di Ottawa. Viene inaugurato dal presidente del Consiglio Craxi a Milano, in piazza Tricolore, il monumento alla Guardia di Finanza. Per il centenario della nascita di Matteotti viene allestita a Fratta Polesine un’ampia mostra dei disegni dal carcere e dei quadri di impegno politico. Mostra personale alla Galleria Juan Gris di Madrid. Due esemplari della scultura Cavallo impennato vengono collocati nel giardino del Palazzo della Confcommercio di Milano e in una piazza della Repubblica di San Marino.
1986
Mostra personale alla Galleria Pelaires di Palma di Maiorca. Viene invitato con tre dipinti alla XI Quadriennale di Roma; ugualmente con tre opere alla mostra Il luogo del lavoro organizzata dalla Triennale di Milano e con dieci dipinti degli anni trenta alla rassegna dedicata al Chiarismo lombardo allestita a Milano (Palazzo Bagatti Valsecchi) e a Mantova (Casa del Mantegna). Un nucleo di suoi disegni è esposto alla Mostra della Resistenza in Europa, realizzata a Brescia e curata da Mario De Micheli ed Elvira Cassi Salvi. Porta a compimento, dopo cinque anni, le 113 tavole dedicate alla Divina Commedia di Dante. Tre suoi dipinti vengono acquistati ed esposti al Museo Puškin di Mosca. Nello stesso anno è nominato appuntato d’onore della Guardia di Finanza, onorificenza attribuita a Giacomo Puccini e Gabriele d’Annunzio.
1987
Con un vero e proprio plebiscito viene nominato cittadino onorario di Palma di Maiorca. Mostra antologica con opere dal 1927 al 1985 al Museo d’Arte Contemporanea di Monaco di Baviera a cura di Alfredo Paglione. In contemporanea tiene, sempre a Monaco, personali nelle gallerie Ruf ed Eichinger. Viene pubblicato I Sepolcri di Foscolo illustrato da 33 acquerelli eseguiti da Sassu nel 1942. A Copenhagen mostra dei Promessi Sposi. Nel decimo anniversario della strage di Piazza della Loggia espone a Brescia, a cura di Floriano De Santi, una selezione di opere di impegno civile sotto il titolo Dagli uomini rossi alle Fucilazioni. Al Museo del Paesaggio di Verbania e al Comune di Argenta viene allestita la mostra antologica Sassu. Il paesaggio. Al Castello Gizzi di Torre de’ Passeri (Pe) viene esposta per la prima volta la Divina Commedia. Festeggia i sessant’anni di pittura con una grande antologica di 100 dipinti al Castello di Rivoli (To), a cura di Alfredo Paglione, e dona alla Regione Piemonte 40 disegni realizzati nel carcere di Fossano.
1988
Mostra antologica di 90 opere di pittura e scultura nel prestigioso edificio trecentesco della Llonja di Palma di Maiorca, a cura di Alfredo Paglione.
1989
Mostra antologica a cura di Alfredo Paglione al Palau Robert di Barcellona e personale alla Gallery Universe di Tokyo. Le 113 opere della Divina Commedia vengono presentate a Ravenna presso la tomba di Dante. La scultura Cavallo impennato, donata alla città di Milano, viene collocata davanti alla Pinacoteca di Brera. Lavora a una grande scultura in bronzo che viene collocata a Merano in occasione del 50° anniversario dell’Ippodromo Maia.
1990
Pubblicazione del volume di Mario De Micheli Aligi Sassu. Sculture e ceramiche 1939-1989 e in contemporanea mostra di scultura a Milano alla Galleria Trentadue. Rassegna antologica di 50 dipinti, realizzati fra il 1931 e il 1990, della collezione Alfredo e Teresita Paglione, presso la chiesa di San Paolo di Macerata. Espone alcune opere alla mostra Milano. Espressionismo lirico 1929-1936 allestita presso la Galleria Philippe Daverio. Il bronzo Il ciclista viene collocato a Milano all’interno del “Percorso della scultura” organizzato per i Mondiali di calcio. Olii, sculture e grafiche sul tema del Mito del Mediterraneo sono esposti alla Shurini Gallery di Londra. I cicli di illustrazioni per l’Alcyone di d’Annunzio, La strega e il capitano di Sciascia, Gli inni di Omero e altri autori, sono esposti alla Galleria Appiani Arte Trentadue di Milano. In catalogo un testo di Enzo Fabiani. Riceve a Firenze, in Palazzo Vecchio, il premio “Lorenzo il Magnifico”.
1991-1992
Tre importanti mostre antologiche: di dipinti, sculture, acquerelli e opere illustrate al Castello Aragonese di Ischia; un’antologica sul tema del cavallo a Montecatini Terme con dipinti datati 1930-1990; e infine un’antologica di sculture, acquerelli e disegni al Castello Doria di Portovenere. Successivamente escono presso il Gruppo Editoriale Fabbri i volumi di Marco Rosci Sassu. Disegni 1929-1990 e di Paolo Portoghesi Sassu. Sculture.
1992
Nel 1992, in occasione dei suoi ottant’anni, 80 opere datate 1927-1990 vengono ospitate da alcuni musei sudamericani – San Paolo del Brasile, Buenos Aires e Bogotà – all’interno del progetto “Arte italiana nel mondo” organizzato dalla Torcular e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio.
1993
Dopo un biennio di lavoro, porta a termine il murale in ceramica I miti del Mediterraneo per la nuova sede del Parlamento Europeo di Bruxelles. Lo stesso anno la Galleria Trentadue apre la stagione del trentennale della sua attività con un Omaggio ad Aligi Sassu, dipinti dal 1930-1990, a cura di Elena Pontiggia. Viene esposto il famoso dipinto I Ciclisti, 1931, da tempo considerato disperso.
1994
Nel 1994 esegue la cartella di incisioni Manuscriptum commissionata dall’Armand Hammer Foundation di Los Angeles in occasione della mostra itinerante I ponti di Leonardo che ha interessato le tre maggiori città della Svezia, dove vengono esposte per la prima volta opere grafiche di artisti contemporanei accanto a originali di Leonardo. Antologiche a cura di Alfredo Paglione al Palazzo Foscolo di Oderzo e alla Galleria Civica di Campione d’Italia ed esposizione di 40 acquerelli e libri illustrati al premio Bancarella di Pontremoli.
1995
Viene nominato cavaliere della Gran Croce dal presidente della Repubblica. Lavora a due importanti sculture Nouredduna e Il dio Pan, esposte a San Marino in una rassegna organizzata dalla locale Cassa di Risparmio. Personali alla Stamperia dell’Arancio di Grottammare, alla Galleria Biasutti di Torino e alla Galleria Ghelfi di Verona. Una vasta rassegna comprendente oltre 80 dipinti e gli acquerelli dei Promessi Sposi viene inaugurata nel salone Portoghesi delle Terme di Montecatini e visitata dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. In dicembre, presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Vittorio Fagone e Alfredo Paglione organizzano la mostra Sassu. Dal 1930 a Corrente. Esce il secondo volume dedicato all’opera grafica di Sassu e la casa editrice Ilisso pubblica Aligi Sassu, un approfondito studio monografico sull’opera dell’artista a cura di Antonello Negri.
1996
Presenta una serie degli Uomini rossi al Centro Saint-Bénin di Aosta e le tavole della Divina Commedia a Siena, presso Santa Maria della Scala. Nei chiostri di Santa Caterina, presso il Comune di Finale Ligure, viene allestita, a cura di Alfredo Paglione e Mario Valente, una antologica di 100 opere – dipinti, sculture, ceramiche – dal titolo Aligi Sassu, la Liguria, il Mediterraneo, presentazione in catalogo da Mario De Micheli.
1997
Con la mostra Sassu. Il sacro, a cura di Alfredo Paglione, si inaugura il nuovo Museo d’Arte dello Splendore (M.A.S.) a Giulianova in Abruzzo. Viene costituita a Lugano la Fondazione Aligi Sassu ed Helenita Olivares con 362 opere realizzate tra il 1927 e il 1996. Porta a termine a Maiorca la grande scultura in ferro El cavall que mira el sol de Alcudia. Pubblica l’autobiografia Un grido di colore, in cui ripercorre le tappe più significative della sua vita e del suo percorso artistico.
1998
Presenta al Centro Museale Klovicévi Dvori di Zagabria le tavole della sua Divina Commedia. A Ozieri, in Sardegna, viene inaugurato il mosaico Prometeo e in provincia di Firenze la scultura Poseidone dona il cavallo ad Atene.
1999
Lavora alla grande scultura in bronzo Il ciclista per le Universiadi di Palma di Maiorca, dove viene poi collocata davanti al Museo es Baluard. In occasione del suo 87° compleanno, grande antologica, con opere dal 1927 al 1999, a Firenze a Palazzo Strozzi, a cura di Marina Pizziolo. In catalogo un testo di Antonio Paolucci.
2000
Nel mese di marzo nasce la Fondazione Aligi Sassu ed Helenita Olivares di Maiorca. Il 17 luglio, giorno del suo 88° compleanno, Sassu si spegne nella sua casa C’an Marimón di Pollensa, nelle Baleari. La Fondazione Sassu-Olivares di Lugano ordina la mostra Sassu primitivista. 1929-1931 a cura di Luciano Caramel, allestita nelle sale del Museo Civico di Belle Arti di Villa Ciani a Lugano. Al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza a cura di Gian Carlo Bojani viene allestita Aligi Sassu l’opera ceramica, prima mostra completa sulla produzione ceramica, trasferita l’anno successivo al Museo Civico di Albisola.
2001
La Fondazione Sassu-Olivares di Lugano inaugura la terza rassegna sull’opera del maestro, con la mostra Uomini rossi, curata da Renato Barilli presso Villa Ciani di Lugano. Mostra antologica di 100 opere dal 1930 al 1990 presso la Galleria d’Arte Orizi di Piediripa (Mc) e la Galleria d’Arte La Mimosa di Ascoli Piceno a cura di Floriano De Santi. A Villa Filippini di Besana Brianza viene presentata un’importante selezione dell’opera scultorea a cura di Carlo Pirovano.
2003
A Lugano viene allestita a Villa Ciani la quarta rassegna dell’opera del maestro con la mostra Sassu realista a cura di Raffaele De Grada. Viene inaugurata il 18 luglio a Chieti Scalo, presso la sede della Banca Carichieti, la sala permanente con i 58 acquerelli che illustrano I Promessi Sposi, donati da Alfredo e Teresita Paglione. Per l’occasione viene nuovamente pubblicata l’edizione dell’opera manzoniana illustrata da Sassu. A Besana Brianza, Villa Filippini ospita l’esposizione Picasso, Fontana, Sassu. Arte ceramica da Albisola a Vallauris a cura di Flavio Arensi.
2004
A marzo il Museo d’Arte della Provincia di Nuoro ospita la mostra Aligi Sassu. Il mese successivo a Palma di Maiorca, alla presenza di Sua Maestà la Regina di Spagna, delle più importanti autorità dell’isola e della vedova dell’artista, viene inaugurata presso il Casal Solleric la mostra Sassu. Escultures. A Chieti, in Abruzzo, al Museo Barbella, il 21 luglio viene aperta al pubblico la mostra permanente della collezione Alfredo e Teresita Paglione, Arte per immagini. Da De Chirico a López García, con una sala di 11 opere storiche di Aligi Sassu.
2005
Si inaugura presso la Casa del Manzoni di Milano l’esposizione di 58 acquerelli dei Promessi Sposi a cura del Centro Nazionale Studi Manzoniani e della Fondazione Carichieti. Al Museo della Santa Casa di Loreto, il 16 luglio, viene inaugurata la mostra curata da Elena Pontiggia, La bellezza della Croce, opere donate dai coniugi Alfredo e Teresita Paglione tra le quali 11 di carattere sacro di Aligi Sassu.
2006
Aligi Sassu. Milano-Arcumeggia andata e ritorno. Omaggio in quattro tempi. È il titolo della mostra in quattro sedi distinte con la quale la Provincia di Varese rende omaggio al Maestro in occasione dei cinquant’anni dell’esecuzione dell’affresco Ciclisti in salita ad Arcumeggia. La Fondazione Sassu-Olivares di Lugano ricorda i dieci anni della donazione Sassu-Olivares con un’esposizione di opere scelte della collezione presentate da Antonello Negri, a cura di Alessia Giglio.
2007
La città di Legnano, con al rassegna Aligi Sassu. Grandi sculture, ospita nei suoi luoghi più significativi, quattro sculture di Sassu di grande formato.
2008
Il 17 giugno a Palazzo Reale di Milano si inaugura la mostra Sassu. Dal mito alla realtà. Dipinti degli Anni Trenta, a cura di Giuseppe Bonini e Vittorio Sgarbi, la più importante esposizione sugli anni trenta di Sassu. Il 17 luglio, presso il Museo delle Ceramiche di Castelli, si apre la mostra, curata da Gian Carlo Bojani e Alfredo Paglione, Il Gran fuoco di Aligi Sassu. Duecento ceramiche e sculture dal 1939 al 1994, frutto della donazione Alfredo e Teresita Paglione. A Lugano, Villa Ciani ospita la quinta rassegna della Fondazione Sassu-Olivares, con la mostra curata da Vittorio Fagone Sassu. Maison Tellier.
2009
Per la prima volta il territorio lecchese ospita i 58 acquerelli che Aligi Sassu realizzò nel 1943 per illustrare i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni presso la Quadreria Bovara Reina di Malgrate (Lecco); la mostra è organizzata e promossa dal Comune di Malgrate, dalla Provincia di Lecco e dalla Fondazione della Provincia di Lecco, la quale, con l’occasione, celebra i dieci anni della sua costituzione. Sassu futurista è il titolo dell’esposizione di 72 opere di Sassu, a cura di Ada Masoero, per celebrare il centenario del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti presso la sala Carino Gambacorta della Banca di Teramo e successivamente a Thiesi presso la Sala Sassu. Il Comune di Sarroch (Cagliari) allestisce, presso Villa Siotto, la mostra Giorgio de Chirico e Aligi Sassu. Mito del Mediterraneo, ideata e curata da Silvia Pegoraro.
2010
Al Museo di Villa Urania a Pescara, per il decimo anniversario della morte di Sassu, viene allestita a cura di Giancarlo Bojani e di Alfredo Paglione la mostra di 100 ceramiche (1939-1969) 100 cavalli di Aligi Sassu. A Tolmezzo (Ud), nelle sale di Palazzo Frisacco, il 30 aprile si inaugura Aligi Sassu. Omaggio al ciclismo. Lo sport nell’arte italiana, con in catalogo testi di Flavio Arensi e Gianni Brera. Il 22 maggio a Malgrate (Lc), a cura di Emiliana Biondi e Magda Pirovano, si apre la mostra Sassu. Un grido di colore. Il 23 maggio a Thiesi (Ss), a cura di Alfredo Paglione e Silvia Pegoraro, si apre il Museo Aligi Sassu dove sono conservate opere murali e grafiche del maestro. Ancora nel maggio 2010 a Ome (Bs), presso la Casa Museo di Pietro Malossi, Luigi Marsiglia cura Aligi Sassu. Sessant’anni di scultura; presso la Villa Filippini di Besana Brianza (Mb) si inaugura la mostra, curata da Giovanni Faccenda, Sassu inedito. Settant’anni di pittura su carta.
2011
Nella Villa Fiorentino di Sorrento, a cura di Marisa Zattini e di Julio Carlos Sassu Suarez, viene allestita la mostra di dipinti, sculture e ceramiche dal titolo: ALIGI SASSU. “Mediterraneo”.
2012
Per il Centenario della nascita di Aligi Sassu, Antonello Negri e Carlo Pirovano pubblicano il catalogo generale della pittura del Maestro, edizione Electa-Mondadori di Milano. Inoltre Giancarlo Berruti e Vicente Sassu Urbina realizzano per la Pinacoteca Civica di Sassu e per il Circolo Artisti di Albissola Marina due mostre dal titolo: “ALIGI SASSU. Cronache dalla Liguria”.
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ELENCO OPERE a Palazzo de’ Mayo in mostra con Sassu e Corrente 1930-1943 La rivoluzione del colore:
Aligi Sassu
1. Dioscuri, 1931 70X58 collezione privata
2. Dioscuri, 1931 100×80 coll. Alfredo Paglione Museo Barbella
3. Cavallino bianco, 1931 33×47,5 coll. Cimatti
4. Ciclisti, 1931 140×140 coll. Alfredo Paglione Museo Barbella
5. Deposizione, 1932 coll. Alfredo Paglione Giulianova
Ultima sala
6. Caffè rosso, 1933 100×80 coll. Alfredo Paglione Museo Barbella
7. Argonauti in Colchide, 1935 85×145 coll. Pierpaolo Cimatti, Milano
8. Carlisti che fucilano un repubblicano, 1937 Museo di Atessa
9. Bagnanti, 1939 13×30 coll. Alfredo Paglione, Milano
10. Battaglia dei tre cavalieri, 1940 40×40 coll. Alfredo Paglione, Milano
11. Battaglia, 1941 40×40 coll. Alfredo Paglione, Milano
12. Crocefissione 1941 60×50 Museo della Santa Casa, Loreto
13. Concilio, 1941, 30×40 collezione Cimatti, Milano
14. Concilio di Trento, 1941-42 107×210 Museo della Santa Casa, Loreto
15. Rissa di cavalieri, 1942 50×60 collezione Cimatti, Milano
RENATO BIROLLI
16. Renato Birolli- I poeti 1935 108×90,5 collezione privata
17. Renato Birolli – La nuova Ecumene (La visione di Ezechiele), 1935 155,5×136
collezione privata
FIORENZO TOMEA
18. Fiorenzo Tomea – Il drago, 1937
19. Fiorenzo Tomea – Natura morta
SUSANNE MUCCHI
20. Susanne Mucchi – Violetta, 1936
RENATO BIROLLI
21. Renato Birolli – Le signorine Rossi, 1938 coll. Piazza
22. Renato Birolli – Le maschere, 1938 77,5×63 collezione privata
23. Renato Birolli – Ritratto di Enrica Cavallo, 1942 85×58 collezione privata
ARNALDO BADODI
24. Arnaldo Badodi – Guardaroba, 1939 – collezione privata
25. Arnaldo Badodi – Caffè, 1940 – collezione privata
26. Arnaldo Badodi – Il circo, 1941 – collezione privata
ITALO VALENTI
27. Italo Valenti – I cani dell’isola, 1938 coll. Anne Valenti
28. Italo Valenti – Gabbiani, 1939 – collezione privata
29. Italo Valenti – Nudo in un interno, 1944 – collezione privata
GIUSEPPE MIGNECO
30. Giuseppe Migneco – L’uomo dal dito fasciato, 1940 60X46 collezione privata
31. Giuseppe Migneco – Amanti sulla panchina, 1940 – collezione privata
32. Giuseppe Migneco – Natura morta con maschere, 1941 – collezione privata
BRUNO CASSINARI
33. Bruno Cassinari – Ritratto di Rosetta, 1941 Giovanna Cassinari
34. Bruno Cassinari – Ritratto di Treccani, 1941 – collezione privata
35. Bruno Cassinari – Deposizione, 1942 cm.44,5×37,5 – coll. Alfredo Paglione,
Loreto
RENATO GUTTUSO
36. Renato Guttuso – Ritratto di Mimise, 1937 – collezione privata
37. Renato Guttuso – Ritratto di Alicata, 1940 – collezione privata
38. Renato Guttuso – La finestra blu, 1940 – collezione privata
39. Renato Guttuso – Gabbia bianca e foglie, 1940-41 – collezione privata
40. Renato Guttuso – Ritratto di Santangelo, 1942 – collezione privata
ERNESTO TRECCANI
41. Ernesto Treccani – Autoritratto, 1940 – collezione privata
42. Ernesto Treccani – I colombi assassinati, 1942 – collezione privata
ENNIO MORLOTTI
43. Ennio Morlotti – Natura morta con bucranio, 1942 – collezione privata
44. Ennio Morlotti – Dossi, 1944 55×70 – coll. Cimatti
45. Emilio Vedova [SOLO IN CATALOGO]
46. Piero Gauli. Ritratto in rosso, 1941 – coll. Giardini
47. Santomaso [SOLO IN CATALOGO]
48. Cherchi [SOLO IN CATALOGO]
GIACOMO MANZU’
49. Giacomo Manzù – Testa di donna, coll. Alfredo Paglione
50. Giacomo Manzù – Deposizione, bronzo, 24×19 coll. Cimatti
LUIGI BROGGINI
51. Luigi Broggini – Ballerina, 1939 coll. Secchi
52. Luigi Broggini – Ragazza che si infila le calze, coll. Alfredo Paglione, Chieti
GIOVANNI PAGANIN
53. Giovanni Paganin – Eva, 1940 – coll. Toubas
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Sassu e Corrente 1930-1943. La rivoluzione del colore
Periodo di apertura al pubblico: 25 luglio-7 ottobre 2012
Sede espositiva:
Palazzo de’ Mayo, S.E.T. Spazio Esposizioni Temporanee
Largo Martiri della Libertà- Chieti
Promossa da:
Fondazione Carichieti
A cura di: Elena Pontiggia e Alfredo Paglione
Conferenza stampa e preview: mercoledì 25 luglio ore 11.30
Data inaugurazione: mercoledì 25 luglio ore 19
Orario estivo (Luglio – Agosto):
martedì – domenica 19,00-23,00;
Orario invernale (Settembre – Giugno)
martedì – venerdì 10,00 – 13,00
sabato – domenica 10,00 – 13,00 / 16,00 – 20,00
Lunedì chiuso
Visite guidate su appuntamento
Ingresso gratuito per tutto il 2012
Informazioni per il pubblico:
Tel: +39- 0871-359801 Fax: +39-0871-568203
E-mail: [email protected]
Sito: www.fondazionecarichieti.it
Casa editrice: Umberto Allemandi & S.P.A.
Agenzia di Comunicazione:
Culturalia di Norma Waltmann
Bologna – Vicolo Bolognetti 11
tel : +39-051-6569105
mob: +39-392-2527126
email: [email protected]
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Palazzo de’ Mayo
La Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
rappresenta la continuità storica della Cassa di Risparmio Marrucina,
sorta nel 1862 su iniziativa di benemeriti concittadini e denominata
Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti nel 1938 all’indomani
dell’incorporazione della Cassa di Risparmio di Guardiagrele. Erede
naturale delle finalità filantropiche della Cassa, la Fondazione
Carichieti, ente non profit, privato e autonomo, ha come scopo
statutario quello di offrire il proprio sostegno a iniziative di utilità e
solidarietà sociale con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico
e culturale del proprio territorio di riferimento: la provincia di Chieti.
La Fondazione Carichieti da tempo eroga i frutti del suo patrimonio
essenzialmente nell’ambito di cinque settori di intervento: Arte,
attività e beni culturali; Volontariato filantropia e beneficenza; Ricerca
scientifica e tecnologica; Educazione, istruzione e formazione;
Medicina preventiva e riabilitativa. Tra quelli elencati, è il settore
d’intervento denominato Arte, attività e beni culturali che beneficia
annualmente della maggiore quota delle risorse disponibili, una
peculiarità, questa, che esprime una spiccata specializzazione
settoriale dell’Ente. In tale contesto assume particolare rilievo
l’intervento di restauro e riqualificazione architettonica di Palazzo de’
Mayo che si erge nel centro storico di Chieti, un edificio monumentale
di notevole pregio, di impianto sei-settecentesco, dalle dimensioni
importanti e di notevolissimo impatto nella realtà urbanistica ed
artistica dell’antica città.
Con il recupero di Palazzo de’ Mayo si conclude un’avventura
protrattasi per oltre trent’anni e se ne apre un’altra destinata a
durare nel tempo, oltre i limiti della nostra memoria.
L’avventura che si conclude è l’acquisizione al patrimonio della
collettività del restaurato complesso edilizio, antica e nobile dimora
che decenni di abbandono avevano condannata al degrado. Risale alla
fine degli anni Settanta l’acquisto del prestigioso immobile da parte
della Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti dalla Contessa Laura
de’ Mayo. Sarà la Fondazione Carichieti, però, dopo l’acquisizione del
Palazzo avvenuta nel 2004, ad avviare il lungo e complesso processo
di recupero conservativo e di restauro che ha visto impegnati e
coinvolti professionisti e maestranze qualificate, oltre agli
amministratori e al personale tutto della nostra Istituzione.
L’avventura che si apre è fare di questo Palazzo, realizzato e ampliato
nel corso di tre secoli, dal ‘600 all’‘800, delle sue sale espositive, delle
sue corti, del suo giardino, un patrimonio vincolato alla crescita
culturale della città, della provincia di Chieti e dell’Abruzzo tutto. Un
polo culturale di straordinario interesse e di sicura attrattività che
possa concretamente contribuire alla crescita culturale ed economica
del territorio, nella convinzione che lo sviluppo della collettività locale
trova una delle sue principali forze propulsive nella conoscenza, nella
valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico di cui la terra
d’Abruzzo è ricca, spesso senza saperlo.
Dopo essere stato nell’arco di tre secoli prima dimora prestigiosa delle
famiglie Costanzo e Mayo, quindi sede di studi professionali, uffici,
circoli ricreativi, sito di comandi militari (qui il 10 settembre 1943
furono decisi lo scioglimento dell’Esercito italiano e la formazione,
rimasta sulla carta, dell’Esercito del Re), ora il Palazzo de’ Mayo ha
una nuova destinazione e un nome che è un impegno nei confronti di
tutta la collettività regionale: “Cittadella della Cultura”.
Oltre a ospitare gli uffici della Fondazione Carichieti e le sedi del
Centro Abruzzese di Studi Manzoniani e del Centro Internazionale
Alessandro Valignano, Palazzo de’ Mayo da oggi è e sarà, infatti, il
contenitore delle più svariate iniziative culturali che troveranno spazio
nel prestigioso Museo, nelle sale per le esposizioni temporanee,
nell’auditorium, nella Biblioteca d’Arte, che si distingue anche per una
sezione riservata ai più giovani, nelle corti, nel giardino all’italiana,
nell’area archeologica di un complesso edilizio ancorato come un
vascello nel cuore del centro storico cittadino.