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SATURDAY POST. “C’è un complotto contro l’Italia”. Forse. Si. No. Ni.

Creato il 27 novembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
SATURDAY POST. “C’è un complotto contro l’Italia”. Forse. Si. No. Ni. PillolaTuonano in due, come Castore e Polluce. “I fatti che stanno accadendo in questi giorni e la ossessiva campagna mediatica mondiale orchestrata, non possono non far pensare a un complotto contro l’Italia”. Sentito parlare in questo modo Frattini (che fa il ministro degli Esteri e non l’usciere della Farnesina), un italiano medio che fa? Si chiude in casa, si barrica, e aspetta che due aerei precipitino sul Colosseo. Però poi quando va a vedere i “fatti” di cui parla Frattini (che ha smentito se stesso nel giro di un’ora), si rende conto che se una campagna mediatica è stata montata, la si deve agli house organ del Capo. Gli episodi “incriminati” sarebbero quelli che le immagini televisive hanno mostrato urbi et orbi e che ci permettiamo di commentare senza innervosirci. Scoppia il caso Ruby e i giornali e le tivvù di tutto il mondo, assuefatte ormai da tempo alla satiriasi conclamata di Silvio, mica divulgano l’ennesima scopatina del Capo, ma il fatto che il presidente del consiglio abbia telefonato a una questura per far liberare una minorenne accusata di furto. Chi ha creato questo putiferio se non lo stesso Berlusconi che poteva fare a meno di interessarsi della sorte della nipote di Mubarak? Secondo caso: la monnezza di Napoli. I network planetari stanno mostrando in questi giorni Napoli sommersa dai rifiuti. Qualcuno si diverte ad inquadrare anche i luoghi più famosi e caratteristici della città pieni di maleodoranti sacchetti dell’immondizia, ma quando la stessa commissione inviata dalla UE accusa l’Italia di “inadempienza”, la colpa non è della televisione ma del potere politico che la governa. Terzo caso: il crollo di Pompei. Tutto il mondo ci invidia il patrimonio artistico e culturale di cui disponiamo e da tutto il mondo vengono in Italia ad ammirarlo. Una volta a Boston a un collega del Globe che stava pigliandoci in giro per la nostra nazionalità, ci permettemmo di ricordare che l’Italia, secondo le stime dell’Unesco, possedeva il 72 per cento del patrimonio culturale universale. Il silenzio con cui accolse il nostro appunto fu sintomatico di quanto questo paese contava e conta. Veder crollare miseramente il più grande e prestigioso sito archeologico mondiale è una ferita insanabile per il nostro prestigio per la quale è impossibile accusare Julian Assange. Chi colleziona disastri, i complottisti o coloro che i disastri dovrebbero prevenirli o eventualmente curarli?PillolinaLa Finmeccanica è la più grande azienda italiana. Il suo fatturato è pari al prodotto interno lordo di molte nazioni piccole e qualcuna anche media. Ha un prestigio a livello planetario che le consente di ottenere commesse, soprattutto per apparati elettronici “sensibili”, invidiate da tutti. Però poi succede, come nelle migliori famiglie, che qualche operazione non è così chiara e trasparente come tutti si aspetterebbero da un’impresa simile. I giudici (sempre loro), mettono le mani sugli affari di Finmeccanica e scoprono che c’è qualcosa che non va. Un po’ di personaggi finiscono sotto inchiesta e non sono comparse. Fra di loro c’è il presidente dell'Enav Luigi Martini, l'ad Guido Pugliesi, il manager di Finmeccanica Lorenzo Borgogni e la responsabile della Selex sistemi integrati, Marina Grossi, moglie del presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini. L’accusa: corruzione ed evasione fiscale. E non solo, sovrafatturazioni e creazione di fondi neri. La domanda è: destinati a chi e soprattutto, utili a cosa? Quello che per il momento sembra essere stato accertato è che il conto corrente di Guarguaglini assomiglia molto a un porto di mare. Appresa dell’inchiesta e conosciuti i nomi degli indagati, Silvio è passato al contrattacco dicendo che la colpa è tutta dei magistrati e non di chi ha sovrafatturato, creato fondi neri, evaso il fisco e corrotto. Forse non è un caso che sono gli stessi reati per i quali anche lui è accusato e a cui si guarda bene dal risponderne ai giudici. Uno scudo pro-Finmeccanica è all’ordine del giorno del prossimo CdM.SuppostaIl maledetto Julian Assange, fondatore di Wikileaks  si accinge a mettere in rete 2,7 milioni di email segrete “rubate” al dipartimento di stato americano. Nelle lettere riservate sembra vengano espressi giudizi sui leader politici di tutto il mondo e affrontati fatti e circostanze che potrebbero mettere in serio imbarazzo i dirigenti della politica estera degli Stati Uniti. Nutrito l’elenco dei capi di stato sottoposti ai raggi x degli spioni made in USA, a partire dal presidente afghano Karzai a quello pachistano Zardari fino a Putin. Sprezzanti anche i giudizi sui leader israeliani e, a seguire, su quelli inglesi, canadesi, norvegesi, australiani e danesi. C’è da dire che il governo americano ha già provveduto ad avvisare i destinatari dei commenti dicendo loro che si tratta di uno scherzo di carnevale, ma sembra che non abbiano preso bene la giustificazione. Il più incazzato di tutti è Silvio Berlusconi e non per quello che gli americani hanno scritto su di lui, ma per quello che non hanno scritto. Alla casella “Berlusconi Silvio” corrisponde solo un’emoticon che fa l’occhiolino. Frattini ha protestato ufficialmente.

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