All’interno della suggestiva cornice del Teatro greco-romano, gioiello del centro storico catanese recentemente riconsegnato alla cittadinanza (senza dubbio ben restaurato dopo anni di degrado e di chiusura forzata), ho avuto il piacere di assistere a “Quei Ragazzi di Regalpetra”, riduzione teatrale del best seller di Gaetano Savatteri (I ragazzi di Regalpetra, Rizzoli, 2009) in collaborazione con Vincenzo Pirrotta, per la regia di quest’ultimo. Come da tradizione, Pirrotta, che ho già avuto modo di apprezzare nelle suggestive rappresentazioni degli ultimi anni per lo Stabile di Catania con “’U Ciclopu” di Euripide nella traduzione di Pirandello (2005) e, più di recente, con il successo di pubblico e di critica “Terra Matta”, tratto dall’autobiografia di Vincenzo Rabito, e “Diceria dell’untore” dall’omonimo romanzo di Gesualdo Bufalino, si dimostra assoluto e istrionico mattatore nel suo ruolo de la “Voce di Regalpetra”. La scenografia minimalista ma di grande effetto, simboleggia il tranquillo paese di Regalpetra, luogo letterario di sciasciana memoria, dominato da una vecchia cosca mafiosa dormiente retta dall’anziano e pacioso boss Zio Alfonso, detto non a caso “Zio” e non “Don”. L’influsso del grande scrittore si ripercuote su tutti i personaggi e sui dialoghi e sulle parti affidate al Coro: il tema dell’immigrazione clandestina è presente in una delle scene iniziali, durante il funerale di Mohammed ad opera della piccola comunità marocchina del paese, giunto lì “per travagghiari e non per moriri” (Pirrotta), primo fatto di sangue che inaugura la guerra di mafia che vede la gioventù del paese in prima linea; all’indomani della morte di Sciascia (1989), i ragazzi che ieri giocavano insieme si ritrovano improvvisamente su fronti contrapposti.
Ci sono quei giovani che fondano Malgrado tutto, piccolo giornale simbolo di un timido riscatto sociale, e quelli invece che si arruolano nelle fila degli Stiddari o dei Coda chiatta di Zì Fofò, nomignolo dell’anziano padrino del paese fin troppo ossessivamente ricorrente. Alla profonda, anche se ingiustamente minore interpretazione de “l’Anima del paese” di Vitalba Andrea, si contrappone quella decisamente più inquietante de lo “Stasimo della terra” (Nancy Lombardo). Ruolo centrale occupa il duplice omicidio di Diego Digati e di Salvatore Gagliardo del 23 febbraio 1991 magistralmente narrato dal Pirrotta: questa è la cosiddetta “stagione del raccolto rosso” dove il “sangu chiama sangu”, sia che si tratti di fratelli da vendicare o da uccidere.
Protagonisti del comune desiderio di vendetta sono i due fratelli dei morti ammazzati che, dapprima uniti dal lavare col sangue l’offesa subita, in seguito si ritrovano dopo anni su fronti contrapposti: Maurizio Digati (Giampaolo Romania) diventa capomafia e prende le redini della cosca regalpetrese dopo essersi sbarazzato dell’anziano Zì Fofò, al quale si contrappone “Il giocattolaio di Johannesburg” Ignazio Gagliardo interpretato da Marcello Montalto che, abbracciando la via del pentitismo, è costretto a riparare all’estero. Il dialogo tra i due ex ragazzi ormai diventati adulti che si ritrovano nuovamente insieme è una delle scene più interessanti dello spettacolo; un po’ azzardata invece la scelta dei costumi dei due, eccessivamente carnevaleschi. Ancora una volta Vincenzo Pirrotta è riuscito a coniugare perfettamente tradizione e modernità della sua amata Sicilia con la passione per la sperimentazione, soprattutto con il suo consueto impegno vocale mediante l’utilizzo di diversi registri espressivi. La sua presenza scenica è stata garanzia di forte emozione per gli spettatori che gremivano il Teatro. Pirrotta si conferma, ormai a pieno titolo, una delle personalità più poliedriche dell’attuale panorama del teatro italiano.
I quattro scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Stabile di Catania – Fotografie di Antonio Parrinello
Quei ragazzi di Regalpetra
di Gaetano Savatteri e Vincenzo Pirrotta
Regia: Vincenzo Pirrotta – Scene e costumi: Giuseppe Andolfo – Luci: Franco Buzzanca – Musiche composte e orchestrate da: Luca Mauceri
con Vincenzo Pirrotta, Vitalba Andrea, Andrea Gambadoro, Nancy Lombardo, Marcello Montalto, Salvatore Ragusa, Giampaolo Romania, Luca Iacono, Marina La Placa, Nicola Notaro, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Clio Scirà Saccà, Valerio Santi, Giorgia Sunseri
Orchestra Giovanile Bellini dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania
(direttore Giuseppe Romeo, violino I Rossana Nicosia, violino II Gemma Raneri, viola Salvatore Nicotra, violoncello Bruno Crinò, contrabbasso Carmelo La Manna, flauto Chiara Antonia Maucieri, oboe Francesca Scavo, clarinetto Concetta Sapienza, tromba Andrea Pappalardo, trombone Giuseppe Consiglio, percussioni Alessio Carastro, pianoforte Sergio Leone)
Produzione: Teatro Stabile di Catania
Catania, Teatro greco-romano, dal 16 al 26 giugno 2011