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Saving mr Banks

Creato il 01 marzo 2014 da Jeanjacques
Saving mr Banks
Con quel simpatico ebreo nazista di Walt Disney (e le sue opere, perché mai un autore fu più impossibile da slegare ad esse) ho avuto un po' di problemi. I suoi cartoni da piccolo mi hanno accompagnato come hanno fatto per i bambini di mezzo mondo, poi crescendo mi sono perso alcuni titoli fino a che, con l'adolescenza, non è arrivato il terribile periodo da jappominkia. E in quest'ultimo frangente la Disney era la nemica ed i cagariso erano gli unici artisti esistenti. Che stronzo che ero, eh? E non è che ora sia molto diverso, ma all'epoca meritavo di essere criogenizzato come lo zio Walt. Poi per fortuna si cresce e si mette la testa a posto, e con la scusa della ragazza ogni tanto mi capita di vedere e rivedere alcuni dei classici vecchi e nuovi. Ovvio però che un film come questo, un film della Disney che parla della Disney, con tutta la buona volontà del mondo, cominciava a puzzarmi...
E' la storia vera di Pamela L. Travers e della sua personale battaglia con Walt Disney, intenzionato a mantenere una promessa fatta alle figlie ed a realizzare la trasposizione del suo libro per l'infanzia Mary Poppins. Peccato che la scrittrice non condivida l'entusiasmo dell'animatore ed odi i suoi metodi, e deciderà di instaurare una vera e propria guerra contro di lui.Sono meravigliato quanto voi nel constatare che, a conti fatti, questo film mi sia piaciuto moltissimo. E non che da piccolo sia stato un grande fan di Mary Poppins... cioè, mi piaceva un sacco ed ho consumato la cassettina come tutti, ma non è una pellicola alla quale penso con gran frequenza quando mi prende la nostalgia. Penso più a classici come Il re leone o Pinocchio, oppure alle serie dei Digimon e dei Gargoyles, quelle sì che mi hanno segnato l'infanzia in tutte le sue forme. Eppure perché allora ho voluto vedere questo film? Non è che ho voluto vederlo, diciamo che ho semplicemente avuto occasione di visionarlo. Sono partito senza aspettative e senza particolari pretese, e forse è proprio per questo che alla fine mi ha colpito. Complice anche il fatto che non sapevo che la tata più super di sempre fosse nata inizialmente sulla carta, così come non ero a conoscenza della diatriba che si era mossa intorno a questa lavorazione. La battaglia a suon di freddure e dispetti fra la zitellona e il bambinone avviene con garbo e buon ritmo. La regia di Hancock infatti è ben calibrata e offre un ritmo che non perde mai mordente, facendo arrivare fino alla fine senza fatica e con più di un momento davvero ben collaudato. Certo, non c'è da aspettarsi una capolavoro a là Kubrick, anche perché visto il tema e il produttore ci sono zucchero e melassa a gogo, solo che però sono distribuiti con garbo e intelligenza, senza mai strafare e studiando bene tutto ciò che si muove nella psiche della Travers, personaggio dalle varie sfaccettature e dai conflitti passati irrisolti. Questo prova la mia teoria, ovvero che chiunque si comporti da stronzo (e la Travers nella prima parte è davvero adorabile, quando da il peggio di sé) è perché a conti fatti ha qualcosa che lo rode, altrimenti non sarebbe così. Disney invece è rappresentato abbastanza ruffianamente come il buon pirla dal cuore d'oro che tutti si aspetterebbero, non si accenna nulla circa il suo scomodo passato e a fine visione ne traspare proprio come il sognatore che voleva apparire. E' una cosa che mi ha dato leggermente fastidio - questo senza nulla togliere a quello che è stato il suo genio - ma comunque me l'aspettavo e non ci ho dato troppa importanza. Sono due personalità ben distinte e che finiscono con lo scontrarsi, arrivando quindi anche a migliorarsi fino al raggiungimento del comune obiettivo, che avviene scavando nel passato della tormentata protagonista. E sono proprio i flashback la cosa più straniante di tutto il film, perché inizialmente non si capisce dove vogliano andare a parare, senza contate che Colin Farrel come padre di famiglia proprio non è credibile, e il suo personaggio è quello che si finisce col detestare maggiormente, al di là di ciò che compie sullo schermo. Sembrava una sceneggiatura destinata a fare acqua da tutte le parti, ma come molto spesso accade è proprio una regia attenta e ben calibrata che riesce a fare reggere la baracca e ad instaurare un simpatico discorso metacinematografico che nulla ha da invidiare a pellicole decisamente ben più blasonate. Si finisce la visione col cuore leggero (oltre che inorridito dai gigionamenti di Tom Hanks) e con una voglia di vedere quel film che tanto ci ha accompagnati da piccoli. O forse di godercelo più oggi di allora, fate vobis.Il vento dell'est forse non ci porterà nessuna magia o nessun ospite inatteso, ma questo piccolo, ottimista delizioso film, se preso nella giusta maniera, può sorprendere.Voto: ★½Saving mr BanksSaving mr BanksSaving mr BanksSaving mr BanksSaving mr BanksSaving mr Banks

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