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Sayonara Umihara Kawase + – Edulcorato giapponesismo

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

Il bello della vita è che, nonostante tutto, non si smette mai di imparare qualcosa di nuovo. Anzi, non si smette mai di stupirsi di fronte al particolare; il vezzo irreale di una qualche astrusa forma di fantasia partorita dall’ingegno umano. Quest’ultimo, abile nell’elevarsi al sopraffino, quanto di cadere in basso negli abissi dell’ignoranza. Vi starete chiedendo il motivo di una premessa così filosofeggiante per un titolo portatile giunto in punta di piedi nello store nostrano della piccola Sony. Ebbene, il gioco, dal titolo che sembra il migliore sponsor per la funzione “copia/incolla”, è talmente sui generis che provandolo i nostri pensieri sono partiti in un turbinio di considerazioni metafisiche per approdare ad un unica candida esclamazione che vi riportiamo pari pari: “ma tu guarda ‘sti giapponesi”. Sayonara Umihara Kawase + è infatti un titolo così particolare, così “giapponese” che non puoi non affezionarti subito con un moto di istintiva simpatia, vuoi per la stranezza dell’ambientazione, vuoi per il retaggio storico che il titolo porta con sé ed approdato l’anno scorso per i festeggiamenti del ventennale su Nintendo 3DS. Il primo episodio di quella che sarebbe diventata una lunga serie di culto – in Giappone ovviamente – risale al 1994, allorquando la giovane protagonista sorprese il pubblico con un platform che in qualche modo ridefinì il genere grazie al suo peculiare gameplay. Allora per quale motivo una pietra miliare così importante non è praticamente mai uscita dal Sol Levante, se non d’importazione ed a prezzi folli per i collezionisti occidentali? Beh, per quello che vi abbiamo detto in apertura. Troppo giapponese anche per il giapponese medio.

77, LE GAMBE… DEI PESCI

Non vi preoccupate, il titolo del paragrafo è corretto, per quello che qui interessa a noi e presto vi diremo il perché. La giovane protagonista del titolo (non sarà l’unica, comunque) è la diciannovenne Umihara Kawase. Procace solo sulla carta, perché la versione in game non le rende proprio giustizia e pare quasi una sua versione chibi. Ad ogni modo, la giovane, zaino in spalla, si ritrova inspiegabilmente in un mondo parallelo, in cui tutto è esponenzialmente più grande, circondato da acque mortali e soprattutto popolato da bizzarre creature marine antropomorfe. Esatto. Per tornare al titolo del paragrafo, i pesci hanno le gambe. Questi in realtà non costituiscono un grosso pericolo, almeno per buona parte dell’avventura, anche se riescono sempre ad esserci d’intralcio, rendendoci le cose difficili. Il set, come dicevamo, è a dir poco sopra le righe, ma purtroppo l’esperienza di gioco non è condita da alcuna premessa, dialogo o quant’altro possa fungere da coagulante della congerie di stage che siamo chiamati a superare. I livelli infatti possono considerarsi tante piccole unità autoconclusive, in cui lo scopo ultimo è chiaramente sempre quello di trovare la via d’uscita. Magari il più velocemente possibile, visto che il tempo di completamento è costantemente monitorato da un cronometro che si occupa anche di inserire il nostro risultato nelle immancabili leaderboard, per chi volesse alimentare il proprio competitivo ego digitale controllando la posizione in classifica. L’ottimo level design ci propone una ridda di stage intimi abbastanza da poter esser portati a termine nel giro di pochi secondi. Ovviamente stiamo parlando in astratto, perché a dispetto dell’appeal leggero e poco serio, nella sostanza Sayonara Umihara Kawase + è un platform con lo sguardo rivolto al passato; fattura tecnica eccellente, poco incline alle facili smancerie e a tratti davvero frustrante sia perché richiede estrema concentrazione e precisione millimetrica nei movimenti, sia perché non ci sono checkpoint e basta una mossa falsa per l’istant death e conseguente amaro retry.

BIONIC UMIHARA

Sayonara Umihara Kawase + è però, fortunatamente, old school anche per ciò che concerne il gameplay, classico e solido quanto basta da costituire la granitica colonna portante dell’intera produzione. Tutto ruota attorno ad un’unica feature, peraltro da sempre marchio di fabbrica della serie che vale da sola a dare carattere e personalità alle classiche meccaniche platform che altrimenti ci vedono saltare da una piattaforma all’altra, cercando di evitare gli ostacoli e raggiungere l’uscita senza troppa esaltazione. Per il bizzarro mondo acquatico non poteva mancare un’arma adatta ed infatti la brava Umihara ha a disposizione una lenza, la quale serve praticamente come passepartout all’interno del gioco. Con essa la giovane non solo può stordire i pesci steroidati e metterli – non chiedeteci come – nel suo mini zainetto, ma può utilizzarla anche come classico rampino per piegare a proprio vantaggio le leggi della fisica. Il rampino, in stile Bionic Commando, può aderire a quasi ogni superficie e permette di prodursi in acrobazie abbastanza convincenti, come ad esempio dondolarsi sospesi nel vuoto oppure mettere in tensione la corda per sfruttare l’effetto fionda e raggiungere piattaforme altrimenti troppo lontane.

Insomma, le possibilità sono davvero molte e non fanno altro che arricchire l’esperienza di gioco con diverse varianti. Il rovescio della medaglia è che il sistema risulta esser un po’ troppo farraginoso e poco user friendly. La lenza infatti può essere lanciata praticamente in quasi ogni direzione per sfruttare astrattamente ogni spigolo ed ogni angolo. In molti casi però il punto giusto sarà uno solo; un millimetro fuori posto ed ecco arrivare l’inevitabile fail. Certo bisogna farci il callo e padroneggiare con pazienza la tecnica, ma sotto questo profilo il gioco si dimostra in alcune fasi sin troppo punitivo senza ragione e questo indipendentemente dall’esperienza maturata dal giocatore. Può capitare infatti di dover ripetere più e più volte la medesima sezione per capire la giusta tempistica in cui eseguire in rapida sequenza tre azioni: muoversi, saltare, lanciare la lenza. Vi assicuriamo che non è per nulla semplice come può sembrare a prima vista.

A far da contraltare al comunque ottimo level design, profondo, articolato e ricco di trovate geniali, ci pensa una realizzazione stilistica sottotono, con un utilizzo della “seconda dimensione e mezzo” che più che aiutare il peculiare appeal generale va ad affossare le qualità del titolo nonostante i 60 fps. La versione Plus di Sayonara Umihara Kawase non ha ricevuto alcun upgrade e si ripresenta in tutto e per tutto simile alla controparte 3DS uscita più di un anno fa, senza grandi innovazioni e soprattutto senza minimamente sfruttare le caratteristiche del nuovo hardware di riferimento. Il vario set psichedelico, dalla palette cromatica all’apparenza esplosiva e cubista, è ricco di oggetti strampalati ed artifici d’ogni sorta, ma non riceve giustizia dai modelli poligonali messi in campo dall’engine di gioco. Ad ogni modo, come ricordavamo, la colonna portante del gioco è ben altro, e alla fine è ciò che conta. Altro punto a favore del titolo, soprattutto per gli inossidabili collezionisti, è la presenza, all’interno dell’applicazione, dell’originale versione di Sayonara Umihara Kawase per NES.


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