Pareva da lontano riconoscessi alcune cose…
Dimentico,
vago incerto su stanche gambe, zoppicando di una gioventù insipida.
Tiepidi sentimenti cerco di risvegliare
e quando pare che un’antica brace rinvega al soffio del libeccio
sbadiglio.
Cerco un comodo giaciglio dove assaporare la notte.
Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fili tranviari
sull’umido asfalto.
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo del sonno
tentennare. [1]
[1] Noia, di Giuseppe Ungaretti, in Poesia Italiana del Novecento, a cura di Edoardo Sanguineti, Einaudi 1969, pag. 838
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