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Scandali e informazione

Creato il 14 luglio 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Cosa succederebbe in Italia se Alessandro Sallusti intervistasse Berlusconi a muso duro, scandagliando la sua tesi difensiva minuziosamente, navigando fra le carte dei pubblici ministeri sia in merito all’accusa di concussione, sia per quanto concerne il reato di evasione fiscale? Cosa succederebbe, ancora, se Sallusti si ribellasse platealmente al leader politico dello schieramento cui appartiene, invocando il principio sovrano della libertà di stampa nel tentativo di ottenere risposte precise in merito agli scandali che insozzano l’immagine del Pdl? Cosa accadrebbe, infine, se a tal proposito, per dimostrare la legittimità del procedimento penale, Sallusti interpellasse d’un tratto il ragioner Spinelli o chi per lui, chiedendo precisamente l’origine, la natura e l’entità delle violazioni indicate dai pm?Parliamo di scenari fantascientifici, me ne rendo conto. Scenari che richiedono una buona dose d’immaginazione da parte del lettore. Eppure basta spostarsi nel contesto iberico per riscontrare un episodio analogo.
El Mundo è un giornale d’aria moderata, tradizionalmente vicino all’establishment democristiano: la linea editoriale del prestigioso quotidiano ha sempre assecondato un approccio morbido nei confronti degli Esecutivi guidati da Aznar prima e da Rajoy adesso. A Madrid, però, è emerso uno scandalo alla luce del sole: El Pais ha pubblicato nel mese di febbraio alcuni documenti privati appartenenti allo storico cassiere del Partido Popular, Luis Bárcenas. Nelle carte venivano indicate delle cifre di denaro e accanto ad esse erano riportati i nomi di svariati esponenti politici del movimento, uomini che avrebbero beneficiato di tali contributi illeciti per garantire, in un secondo tempo, ricchi appalti e lauti contratti a facoltosi uomini d’affari o a spensierati manager d’imprese. Tutto il mondo è paese, verrebbe da dire. Bárcenas, ormai fuori dai giochi rispetto al domino politico della capitale, ha confermato l’autenticità di questi libri contabili occulti, prima di essere arrestato con l’accusa di riciclaggio e frode fiscale. «Quello che si è saputo fino a ora è soltanto la punta dell’iceberg. Posso testimoniare fatti che farebbero cadere immediatamente il Governo» ha tuonato. Tale dichiarazione, però, è stata rilasciata sulle colonne del Mundo, e qui sta la vera notizia almeno per il lettore italiano.A Madrid i giornalisti, di destra o di sinistra poco importa, hanno ancora il gusto della professione, che ben si coniuga con l’esigenza di porre domande. Di fronte alla presenza di una doppia contabilità di partito, una divisione ovviamente illecita che consentiva ai vertici di violare la legislazione con naturale spensieratezza, la stampa conservatrice – lungi dal fare melina – è passata al contrattacco, chiedendo spiegazioni all’Esecutivo e agli esponenti coinvolti, non lesinando critiche alla poco tempestiva proposta di Rajoy di istituire un’adeguata legge anti-corruzione. Da italiani possiamo soltanto applaudire i colleghi stranieri, invitandoli a prestare molta attenzione al contenuto di un eventuale provvedimento in materia. Da noi, ad esempio, l’istituzione della concussione per induzione grida ancora vendetta al cielo e l’opinione pubblica sarebbe assai indignata se solo vi fossero organi di stampa un po’ meno inclini al servilismo nei confronti dei grandi apparati.
Mentre il direttore del Mundo spulciava i conti del Partito Popolare, creando di fatto uno scandalo senza precedenti, in Italia Sallusti faceva intervistare Berlusconi, e basta leggere l’articolo per capire quanto diverso sia l’approccio. Il Cavaliere a inizio intervista dichiara: «Non possono non assolvermi perché la mia innocenza è talmente evidente che non possono non vederla». E Guzzanti, incalzante, prontamente lo sollecita: «Mi fa una sintesi del processo». Ora, per un’informazione corretta è doveroso riportare la versione dell’imputato, tanto più se il cronista si trova di fronte ad un processo di siffatta rilevanza. Ma lasciare ben 30 righe al proprio editore per spiegare il tutto appare oggettivamente troppa grazia. Qui si riscontrano i limiti di fondo del giornalismo nostrano, imprigionato da un lato all’interno di una gabbia di conflitti d’interesse striscianti, dall’altro legato a doppio filo alle fortune di esponenti politici che hanno un unico hobby: restare in Transatlantico per continuare a fare il bello e il cattivo tempo. Insomma, se tutto va bene, siamo rovinati.Scandali e informazione

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