Se in Francia il ladro più famoso con la fedina penale più sporca è Arsenio Lupin, a Napoli chi sarà l’associazione a delinquere più conosciuta? Verrebbe da rispondere nell’immediato: la Regione Campania, che di “magagne” di tutti i tipi e di tutti i colori ne ha commesse tantissime, tante da perdere il controllo; l’imbarazzo della scelta nel raccontarli.
Stando a recenti indagini infatti pare che la Regione Campania si sia “macchiata” di un altro strano mistero, gettando ombra sulla chiarezza che dovrebbe caratterizzare le amministrazioni pubbliche in generale di una città. Sembrerebbe che dal caveau del Consiglio Regionale sia sparito un bellissimo quadro del Rembrandt, pittore e incisore olandese del ‘600. La notizia, diffusa da testate giornalistiche come Il Mattino, ha confermato che Franco Girfatti, ex vicepresidente della Regione Campania, durante un’intervista rilasciata a un quotidiano locale partenopeo, abbia annunciato che un quadro del Rembrandt, presente negli inventari dei magazzini e negli archivi dei depositi, sia scomparso nel nulla. L’avviso ha lanciato così un allarme: chi ha trafugato il quadro? Chi ha fatto sparire il Rembrandt?
Bisognerebbe in realtà cominciare un’indagine diretta dalle Forze dell’Ordine, ma stando alle ricostruzioni storiche del caso, si evince che la bellissima tela, molto probabilmente un autoritratto giovanile del pittore nato a Leida, provenisse da una collezione privata di un ricco barone napoletano, che alla morte abbia lasciato tutta la sua eredità, compresi quindi i quadri, all’Istituto per ciechi e ipovedenti Colosimo. Soltanto successivamente l’Istituto Colosimo, sito in via Santa Teresa degli Scalzi a Napoli, è stato acquisito dalla Regione Campania e con esso tutto il suo patrimonio. Assieme agli arredi, alla tappezzeria, alla mobilia e agli specchi c’era anche il quadro che riproduceva un giovane dallo sguardo docile e la capigliatura morbida come una nuvola; forse negli anni, qualche direttore generale del Demanio e Patrimonio del caveau del Consiglio Regionale l’ha trovato talmente suggestivo da farlo sparire? Molto probabilmente non lo sapremo mai. Magari adesso giace in qualche cassaforte nascosta, o si trova appeso a una bella parete in qualche dimora di una persona che non si è fatta poi così tanti scrupoli a farlo sparire.
Inoltre Ritratto di gentiluomo a mezzo busto, questo è il titolo dell’opera, è stato ritenuto da sedicenti perizie di storici dell’arte, non un Rembrandt originale, ma bensì una copia o addirittura un ritratto di qualche altro artista. “Mancano nell’opera la libertà pittorica, la raffinatezza tecnica e lo splendore cromatico che caratterizzano tutta la produzione del pittore morto ad Amsterdam”, questa è stata la dichiarazione rilasciata, che ancora una volta, getta fumo sul malfunzionamento delle amministrazioni e degli enti pubblici. La riflessione è questa: anche se il quadro non era un Rembrandt, aveva chi l’ha rubato il diritto di appropriarsene?