Scappo dalla città? L’Ikea, la Lidl e il brunch di via Zamboni

Creato il 21 aprile 2011 da Naimasco78

Ve lo ricordate il film “Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche”?

Billy Crystal e altri due amici, stanchi della loro vita si improvvisano cowboy nel west. Gli americani quando sentono di essere saturi della vita frenetica in città possono sempre giocarsi la carta del vecchio west con i suoi campi sterminati e le sue mandrie di mucche da far pascolare, con tanto di cappello alla J.R. Ewing di Dallas. Anche noi italiani nel nostro piccolo abbiamo le nostre valvole di sfogo:

- La campagna. Ne abbiamo da vendere, anche se in alcune parti d’Italia ha più le sembianze di palude sotto il livello del mare. Incontro praticamente tutti i giorni qualcuno che mi dice di essere stressato a tal punto da voler mollare tutto per andare ad acquistare una di quelle abitazioni da mezzadro nel bel mezzo del nulla cosmico, dove il tuo vicino in realtà è il tuo “lontano” in quanto abita a non meno di quattro chilometri da te.

- La collina. Meta turistica privilegiata dagli over 65, ultimamente sta conquistando un notevole successo anche tra i giovani, in particolare le giovani famiglie intenzionate a “far respirare aria buona al loro bambino”. Posso affermare con una certa convinzione che almeno il cinquanta per cento della popolazione italiana possiede una sottospecie di baita di montagna che ha dignità di essere chiamata tale per il solo fatto di avere il soffitto con le travi a vista e il camino. Che poi si trovi sul Monte Bianco o al Corno alle Scale questo non ha nessuna importanza.

- Il mare. Beh, grazie a Lui gli italiani lo vedono praticamente sempre, anche sul treno Milano-Ancona. La casa al mare è un must, soprattutto per chi non svolge un lavoro d’ufficio e che ha quindi la possibilità di recarsi nella propria abitazione marittima per lavorare in santa pace. E’ un trend molto hemingwayano che però la maggior parte delle volte è un capro espiatorio per giustificare tutti questi affitti stagionali che stanno crescendo a dismisura. Il mare piace a tutti, non ha nè età nè sesso, “perchè il pesce mangiato al mare è tutta un’altra cosa”. Vale sempre la pena svegliarsi alle sette la domenica mattina, mettersi in coda sull’autostrada A14 per trascorrere una giornata a rosolarsi sulla spiaggia. Anche se si tratta dei lidi ferraresi.

Il canonico esodo prevede quindi una fuga in massa dalle metropoli per trovare ristoro in luoghi più o meno esotici ma sempre e comunque dimenticati dal Signore. La città opprime, provoca stress, fagocita, produce smog, acari e tutto ciò che non possa essere eliminato semplicemente con un marchingegno acquistato su Media Shopping. La città è sinonimo di lavoro, di capi isterici, di vessazioni gratuite, di asfalto e di clacson forsennati. La città odora di kebab, mc chicken, pizza di Spizzico, sushi, pita gyros e altri e ignoti cibi etnici. La città puzza, anche perchè avete mai provato a mescolare insieme l’odore provocato da un kebab, un mc chicken, una pizza di Spizzico, un sushi e un pita gyros? La città è il senegalese che vende gli accendini, il pakistano che vende le rose, il rom che non vende niente ma chiede denaro ugualmente. E’ un cinese in bicicletta, uno studente in motorino, una massaia sull’autobus e un anziano vicino ad un cantiere.

Nonostante tutto, io la adoro.

Amo la città per tutte queste cose messe assieme, per il tanfo di cibo e asfalto, per tutti coloro che mi vengono a chiedere delle monete, per il rumore, per le voci, per i passi, lenti e veloci. Per gli universitari che chiedono lo sconto al cinema, per gli autobus talmente affollati che bisogna sempre aspettare quello successivo. E per il cemento, tanto, tantissimo cemento. A volte ho bisogno della città, sento la mancanza della grande metropoli, ma soprattutto sento la mancanza di andare all’estero, anche solo per sentire parlare una lingua diversa dalla nostra o per vedere come fanno la spesa nel resto del mondo. E allora, ecco le mie personalissime valvole di sfogo:

- L’Ikea. In realtà non tutta l’Ikea mi fa sentire all’estero, anche se tutte quelle proposte di arredamento a incastro mi fanno sempre pensare a una famiglia svedese di otto persone che vive in trenta metri quadrati assieme anche al cane  e ai due gatti semplicemente mettendo a castello la lavatrice, la lavastoviglie e il forno a microonde e dormendo a turno in tre letti a ponte. Ma comunque, la vera parte metropolitana è l’Ikea Food, la zona gastronomica dove è possibile comprare salmone affumicato e biscotti allo zenzero come se fosse sempre Natale. Tutti quegli alimenti biologicamente scandinavi, tutte quelle scritte in svedese sono una vera boccata d’aria fresca, che immediatamente mi fa dimenticare di essere in realtà all’uscita dell’autostrada Rimini Nord.

- La Lidl. E’ decisamente più a portata di mano dell’Ikea, dove comunque finisci sempre per passarci un’intera giornata. Alla Lidl puoi anche solo farci un giro una volta al giorno, anche solo mezz’ora, perchè abbia il suo effetto benefico. In particolare, ogni quindici giorni l’offerta è dedicata ad una serie di prodotti di diversi Paesi esteri: vi posso assicurare che poter acquistare una confezione di biscotti scozzesi oppure una di noodles o anche una di bagels americani non ha prezzo.

- Il brunch in via Zamboni. Letteralmente, il brunch non è altro che un breakfast e un lunch assieme; cioè, è un modo per non dover scegliere tra fare colazione o pranzare se ci si sveglia tardi. Estremamente diffuso nei paesi anglosassoni, in Italia non ha avuto grande successo a parte nelle grandi città. Nei miei due mesi di vita trascorsi a Boston era entrato ormai a far parte della mia quotidianità. Un giorno per caso stavo passeggiando per il centro di Bologna quando improvvisamente un cartello davanti al Caffè Zamboni ha attirato la mia attenzione. “Sabato e domenica brunch dalle 10 alle 14″.

Grazie.



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