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Scarsenio Lupin

Creato il 16 ottobre 2013 da Marcopress @gabbianone

Massimo Moratti è stato il miglior presidente dell’Ambrosiana possibile: ci ha fatto ridere, vincere, godere. Quando è toccato a lui, ha vissuto in un mondo di cartone. Il cuoio è un’altra cosa.
Non è stato un signor presidente, ma un presidente signore questo sì. Ha amato la sua creatura, più o meno come Fantozzi poteva amare Mariangela: sopportandone la bruttezza. Ma non ha mai tirato indietro un’unghia: ha comprato fuoriclasse veri, presunti, bidoni, comunitari, extracomunitari, uruguaiani con avi spagnoli, o forse no. Fossi stato tifoso dell’Ambrosiana (periodo ipotetico dell’orrore), ne avrei di certo apprezzato attaccamento e passione.
A un certo punto è stato umano che, dopo infinite legnate dai nostri colori (gli unici), abbia deciso di raccattare ciò che Farsopoli gli aveva incredibilmente consegnato: la Giuve azzerata, un cartonato, Ibra, Vieira, pure il Milan indebolito, il vento tutto dalla sua, un fuorigioco di Maicon grande come Piazza del Campo, Eto’o grazie a Ibra, il più consistente supporto arbitrale nella storia della Champions: da Kalou alla veloce di Maicon in finale.
Con la premessa che senza la Giuve si è trattato più meno del campionato armeno e mentre l’Ingiustizia Sportiva giudicava senza tener conto di millanta intercettazioni del Banco Ambrosiano insabbiate, è stato a tratti imbarazzante quell’atteggiamento da «vedete che so vincere anch’io», con la pirotecnica cazzata dello «scudetto degli onesti». Ma come dargli torto? Mariangela si era messa il vestito della festa.
Adesso che se ne va, non cadiamo nel luogo comune del «non sarà più come prima». No, sarà esattamente come prima: noi vinceremo e loro faranno ridere. Una cosa però è importante: Moratti saluta, ma noi non dimentichiamo nulla. Neanche una virgola.

Le telefonate tra il designatore arbitrale Paolo Bergamo e gli arbitri Pasquale Rodomonti e Pierluigi Collina prima e dopo Inter-Juventus (28 novembre 2004), arbitrata da Rodomonti e terminata 2-2. Nel mirino della critica un’espulsione mancata per il portiere nerazzurro Francesco Toldo.

Telefonata tra Paolo Bergamo e Pasquale Rodomonti, del 28 novembre 2004 alle 17.24
Designatore (Bergamo) – Però mi raccomando, hai faticato tanto per arrivare lì…per ritornarci…, e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente.
Arbitro (Rodomonti) – Mi fa immensamente piacere quello che hai detto, perché è la verità.
D. – Oltretutto c’è una differenza di 15 punti tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente
preparatici bene…
A. – Va bene, tran quillo.
D. – Le fatiche che hai durato non le devi mettere in discussione. Fa’ la tua partita, non ce
n’è per nessuno e, se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta!
A. – Va bene, parola d’onore, va bene, sta’ tranquillo.
D. – E’ una cosa che rimane tra me e te…arrivare lassù lo sai quanto sia faticoso, e ritornare giù sarebbe per te proprio stupido. Fa’ la persona intelligente!
A. – Perfetto, ho capito tutto!
D. – La cosa rimane fra me e te, come mi auguro…
A. – Vai tranquillo, no no, tranquillo. Io non parlo mai con gli altri di me.
D. – Io ci conto, perché è soltanto una scelta per te, credimi, devi pensare a te stesso in questo momento.

Telefonata tra Pierluigi Collina e Paolo Bergamo, del 28 novembre 2004 alle 22.29
Collina – Ciao Paolo, ti stavo chiamando sul numero di casa.
Bergamo – Ah! Mi hai chiamato appunto.
C. – Come ti sembra Toldo?
B. – Eh eh eh eh eh eh eh.
C. – Secondo me rosso diretto!
B. – L’episodio di Adriano non è niente.
C. – Nooo! Lì non è niente, ha fatto bene a fischiare…adesso speriamo che chi fa i commenti più tardi…
B. – Infatti m’ha chiamato Gigi (Pairetto, ndr), sai lui si spaventa subito. Però aspettiamo il commento, insomma, perché poi fra noi ce lo diremo come meglio crederemo, ma insomma…
C. – No lì è rosso, è rosso pieno, è rosso proprio pieno…



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