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Scasso, Peppino Impastato e il renzismo

Creato il 24 novembre 2014 da Casarrubea
Gino Scasso

Gino Scasso

Riportiamo il discorso pronunciato a Cinisi da Gino Scasso, in occasione di un incontro tenutosi lo scorso 8 novembre presso la sala Convegni del Palazzo dei Benedettini di Cinisi, poco prima che il dirigente di Legambiente di Partinico, amico di Peppino Impastato, fosse colpito da un ictus mentre rientrava, nottetempo, a casa, alla guida della sua vettura.
Un evento improvviso e devastante rispetto al quale i medici dell’ospedale Ingrassia di Palermo, dove il militante ambientalista era stato immediatamente ricoverato, hanno dichiarato che non poteva essere operabile. Elettroencefalogramma quasi piatto, tranne una labile attività. Una piccola speranza restava nel cuore dei suoi amici, ma il male lo ha portato inesorabilmente alla morte, avvenuta il 22 novembre scorso.
Le riprese di tutti gli interventi di quella sera a Cinisi sono dovute a Paolo Chirco, amico e compagno di Gino e ci consentono di mettere a fuoco una sintesi culturale e politica assai lucida e coraggiosa, sia per l’uditorio che lo seguiva (composto dagli ex amici di Peppino Impastato, chiamati a riflettere sullo stato attuale in cui sono celebrati il ricordo e la ricorrenza di Peppino e della sua attività negli anni ’70), sia per quanti in Italia, per responsabilità di certa stampa, di certa cinematografia e di un certo modo di presentare il personaggio di Peppino, rischiano di deformarne in modo definitivo e irreparabile l’Antimafia a Cinisi negli anni del circolo Musica e Cultura, o il concetto stesso di legalità e di lotta per una società più giusta e democratica.
Ecco perché vogliamo, sia pure molto succintamente, mettere in risalto alcuni punti fermi del pensiero e della proposta politico-culturale di Gino Scasso.
In sostanza egli sottolinea e denuncia una sorta di riduzione iconografica della figura di Peppino, ridotta a una visione “anchilosata” fuori da ogni senso di attualità. Una sorta di “Madonna pellegrina” portata in giro come una reliquia. In tal modo, dice Gino, si diventa reduci di un passato visto in senso statico, quando, al contrario, la stessa presenza di molti giovani a Cinisi durante le commemorazioni del 9 maggio, obbliga a non considerarli come “estranei”, ma un indicatore dinamico di una realtà che vuole mutare. In quale direzione? La risposta di Gino è chiara e puntuale: quella di “coniugare il pensiero di Peppino con la realtà” in movimento e con la condizione generale della politica nazionale sovrastata dal renzismo e dai guasti che questo produce. Tale attualizzazione si colloca al di sopra di ogni ideologismo ed evita di ripetere di volta in volta il mero ricordo come un inesorabile rituale senza prospettiva.

Giuseppe Casarrubea


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