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Costituito soltanto da tre inquadrature più un micro prologo da pseudo-footage, Scen nr: 6882 ur mitt liv (2005) di Ruben Östlund sembra generarsi da Gitarrmongot (2004), non solo per la tecnica di realizzazione ma più specificatamente per i pochi elementi che riprende; se nel lungometraggio una banda di ragazzini trovava soddisfazione nel buttare giù da un ponte delle povere biciclette, qui è proprio un giovane spavaldo che di fronte agli amici vuole farsi un saltino di circa trenta metri, in quel mentre passa un tizio con una carretta a motore (anch’essa vista nel film precedente) che sconsiglia il tuffo visto che tempo prima un norvegese ci aveva lasciato le penne. Aldilà della mera trama è difficile rintracciare qualcosa da ricondurre sotto la sezione “significati”, sì la discussione tra i due ragazzi potrebbe essere oggetto di disamina in quanto è da lì che si origina una scelta importante, tuttavia la questione è decisamente epidermica e i due avrebbero potuto battibeccare su qualunque altro argomento che nulla sarebbe cambiato. Quello di Östlund è in definitiva un piccolo esercizio di stile conforme per filo e per segno alla sua politica autoriale, vederci dell’altro che non sia uno sfoggio di metodo rischia, a mio avviso, di scivolare nel campo della sovra-interpretazione.
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