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Scenari di convergenza - La tv nell'era 2.0: operatori media a confronto

Creato il 13 dicembre 2013 da Digitalsat

Scenari di convergenza - La tv nell'era 2.0: operatori media a confronto«Il futuro è già qui, è vero. Il contenuto è il re e il 'regolatore' deve essere al passo con i tempi, in tecnologia, tutela e norme. Ma senza legislazione i margini di manovra sono limitati».
A dirlo, all'indomani dell'approvazione del regolamento per il diritto d'autore sul web, è il presidente dell'Agcom, Angelo Marcello Cardani, oggi al convegno «Tv 2.0: scenari di convergenza», organizzato dall'Autorità per le comunicazioni per fare il punto del mercato dopo l'affermazione di internet.

I numeri dell'Agcom raccontano che gli italiani oggi trascorrono 115 minuti al giorno davanti alla tv (il 42% del tempo dedicato alle telecomunicazioni) e 23 su un social network, spediscono 30 sms, 21 mail e leggono 276 byte di ebook.

«Anche il Censis - riporta il commissario Antonio Martusciello - conferma la tv come mezzo predominante, ma sempre più accompagnata da altre forme. Tra i consumi, nel 2013 sta crescendo dell'8,7% la tv satellitare, del 3,1% la web tv e del 4% la mobile. Il 90% degli italiani fra i 14 e i 99 anni, poi, si connette a internet tutti i giorni».

Il tutto, però, con ampi margini di disparità.

«Il 53% degli italiani non ha una connessione internet nè un pc - dice il presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi -. Il 50% non va al cinema, forse anche perchè la distanza media da casa alla sala è di 30 chilometri, e il 20% di quelli che frequentano i cinema compra da solo l'80% dei biglietti. A fronte di un calo generale tra free e pay tv, l'unica cosa che aumenta è il tempo che le persone dedicano allo streaming, purtroppo spesso in siti pirata. Ciò vuole dire che il cinema italiano potrebbe trovare una nuova stagione di crescita proprio attraverso queste tecnologie. Chi inizia a utilizzare i film on demand o a la card, infatti, poi non smette. E casa e sala non sono in concorrenza. Lo dimostra la musica: dopo iTunes e Spotify gli italiani ascoltano molta più musica e vanno di più ai concerti. È interesse di tutti che questo mercato cresca».

Sì, ma in legalità è la risposta degli operatori.

«Il futuro della tv è nell'interattività - dice il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi - Ma in Italia sarà più lenta perchè la banda larga non fa grandi progressi. Noi siamo diversi, parliamo di utenti, non di consumatori. Il nostro obiettivo deve essere di stimolare la crescita culturale del Paese. Così la missione rimane quella originale, ma cambiano le tecnologie, e la Rai deve diventare una media company, essendo presente su tutte le piattaforme. Abbiamo iniziato un grande sforzo di aggiornamento tecnologico. Ma se è vero che il futuro della Tv è interattività, è vero anche che la banda larga continua a non fare grandi progressi: se ne è parlato tanto ma si è fatto poco. E rimango scettico sul fatto che gli operatori siano disposti a spendere denaro per nuove frequenze. Ma pian piano le piattaforme arriveranno anche da noi, più lentamente di quanto non sia previsto dai guru del settore. Nel frattempo gli ascolti ci premiano, perché sono i più alti in Europa tra i servizi pubblici”.».

«C'è spazio per tutti - aggiunge Gina Nieri, direttore Affari istituzionali Mediaset - Noi broadcaster però produciamo l'80% di contenuti originali. Serve un ecosistema dove non vi siano disparità o asimmetrie regolamentari. L'aumento dell'offerta legale è importante quanto la battaglia alla pirateria. La Tv connessa rischia di fare esplodere l'equilibrio per portarci in un posto dove tutto cambia nel futuro il mercato dei contenuti video prenderà il posto del mercato televisivo, senza la divisione tra i vari media a cui siamo abituati. Mentre fino a poco tempo fa c'era coincidenza tra contenuti e device, oggi non è più così. Per questo non possiamo permettere che ci siano asimmetrie regolamentari e tecnologiche. Nel momento in cui i costruttori organizzano anche le loro offerte di contenuti, la tecnologia può escludere i contenuti che vengono da altre piattaforme. E in questo quadro anche l’Europa deve giocare una propria battaglia per far valere le regole ai giganti mondiali. Perché non si possono mettere sullo stesso piano i contenuti pienamente disciplinati e quelli pienamente privi di regole.»

Con utenti e contenuti sempre «al centro dell'impegno», l'amministratore delegato di Sky Italia, Andrea Zappia ribadisce che:

«Ormai il cambiamento è in atto, non è più futuro. Il vero punto di forza per l’offerta sono i contenuti originali, un campo in cui aumentiamo la nostra quota di investimenti. Perché le tecnologie sono abilitanti, e ce ne saranno continuamente di migliori, ma i contenuti vanno protetti. Da quando spingiamo sui contenuti originali di qualità abbiamo avuto risultati importanti. In primavera lanceremo Gomorra, che è già stata acquistata da Hbo e verrà proposto sul mercato Nord europeo e su quello Usa. Mentre di Romanzo criminale verrà fatto un remake per il mercato statunitense. Quanto all’esclusività è libera scelta di chi detiene un diritto. Sono d’accordo che si vada verso una regolamentazione per obiettivi, lasciando libertà agli operatori di decidere tecnologie e mezzi. Oggi il consumatore italiano è il vero vincitore. La televisione italiana non è mai stata così in forma, perché offre scelta e contenuti che continuano a migliorare”.la libertà di investire in prodotti nuovi. Va protetta la remunerazione dei contenuti. Apprezziamo una regolamentazione che procede obiettiva»

«Quando i contenuti sono gli stessi - conclude Cardani - vince chi è in grado di produrre i migliori. Quanto alla tutela, però, anche a livello europeo non esistono ancora regole comuni. Se il parlamento non collabora avremo enormi difficoltà».

Andrea Castellari, direttore generale di Discovery Italia, punta sulle nuove opportunità di coinvolgimento dei telespettatori:

“Con il nostro portfolio di 12 canali, 6 pay e 6 free, presenti su ogni piattaforma, abbiamo saputo interpretare il nuovo modo di fare Tv, i nostri prodotti funzionano bene perché rimangono vicini ai consumatori: creiamo brand che siano punti fermi per il consumatore, che ha bisogno di punti di riferimento di fronte a un’offerta vasta come quella del digitale terrestre. Il pubblico deve poter riconoscere la qualità, e deve potere e saper interagire. Nel nostro campo abbiamo la maggiore forza in termini di social networking, con 2 milioni e mezzo di persone che ci seguono, di cui un milione e 400mila solo su Real Time”.


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