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Scene da un matrimonio - 3/7bis

Creato il 06 luglio 2011 da Pythia
Esclusiva!!!
Solo per i fedelissimi dell'Antro, un resoconto dei retroscena del vero e unico matrimonio del secolo!
Il nuovo Galateo
Sembra che sia estremamente démodé rispondere agli inviti di matrimonio: oggi il trend è "il silenzio è d'oro" e tanti saluti.
Non mi sto riferendo agli amici che al posto dell'uovo di Pasqua si sono trovati tra le mani un colorato cartoncino, che ha suscitato l'entusiasmo di tutti. E tra questi più di qualcuno mi si è avvicinato dicendomi "Non serve che ti diamo conferma, vero, perché tanto lo sai che ci siamo!": sì, lo so che voi ci sarete.
I non-risponditori sono altri: quelli che "Oh che bello, grazie!", ma non ti dicono né sì né no, al che tu valuti l'entusiasmo immediato, l'oggetto dell'invito, la richiesta di una risposta, e al silenzio attribuisci il valore di un "sì". Quando in realtà è un no.
Scena: sabato sera, a una settimana dal fattaccio:
- Allora ci vediamo sabato :-)
- Sabato? (casca dalle nuvole)
- Sì, al matrimonio! :-)
- ... (imbarazzo) Veramente... X non viente, e io e Y non conosciamo nessuno, quindi non so...
[Tesoro, non sei più nell'età prescolare in cui se non hai l'amichetta non ti muovi di casa: so che è una triste realtà ma devi fartene una ragione]
- Ma viene anche Z, mettetevi d'accordo!
- Ehm, sì, vediamo...
Amore, ti ho invitata anche al rinfresco, se non vieni e lo sai, mi avvisi per tempo perché va bene che tutto il ricavato va a Operazione Mato Grosso e sono tanto contenta lo stesso, ma mi rompe vedere cibo sprecato, sai com'è.
Parenti serpenti
Da dove comincio? Non ho che l'imbarazzo della scelta.
Con i cugini da parte di padre non ho mai avuto chissà che rapporti di amicizia, vuoi perché non ci si frequenta molto, vuoi perché sono la più piccola dei grandi e la più grande dei piccoli, sfigatissima età intermedia che ti esclude da tutto. Ma se non ti vedi ai matrimoni, quando mai lo farai? Così da brava mi decido a invitare pure quei mezzi estranei dei miei parenti. La più tempestiva mi ha risposto su Facebook: siamo moderni, non ci scandalizziamo per così poco, almeno si è sforzata.
Gli altri devono aver sentito le orecchie fischiare, a meno che non ci sia stata un'intercessione estranea alla sottoscritta, perché nell'arco di tre ore mi hanno chiamato in cinque, per avvisare che ovviamente non sarebbero venuti. Gli ultimi ritardatari hanno chiamato chi il giorno prima, chi il giorno stesso. E l'unica speranza, colei che avevo già assurto al mito dei cugini, mi ha tirato pacco cinque minuti dopo la cerimonia.
Parenti serpenti/2
Ho una zia che a mamy è sempre stata sulle scatole e che io ho sempre cercato di difendere per amore di parentela e in nome delle sue divine frittelle di mela (ho scoperto anni dopo che erano della Bo*frost, altro mito crollato miseramente). Fino alla settimana prima del Gran Giorno.
Suona il cellulare, è la zia che mi chiede se ci starei male se lei e lo zio non venissero. Certo che ci starei male, lui è il mio zio preferito! Perché sai ogni anno per il mio compleanno andiamo in vacanza, e tra una cosa e l'altra non possiamo partire in tempo utile per essere presenti, ma se tu dici che ci vuoi allora non andiamo.
E secondo te sono così stronza da dirti spudoratamente di rinunciare alla tua merdosissima vacanza? Perché tu sì che sei così stronza ed egoista da costringere tuo marito a rinunciare al matrimonio della nipote preferita per andare in vacanza con te.
Ho chiamato mia madre in lacrime, stringendo un nuovo patto di ostilità contro la zia. Verrà il giorno...! (cit.)
Crisi isteriche
La settimana prima del fattaccio ero tranquilla, fin troppo: è vero che in qualche momento spuntava l'ansia, è vero che per ricordarmi tutto mi suonavano i promemoria ad ogni ora, ma direi che me la sono cavata più che bene. Il Gran Giorno ero altrettanto tranquilla, un po' come un vulcano sotterraneo che sembra spento ma in realtà bolle di brutto. E poi scoppia.
Mi preparo per andare da Giorgio il parrucchiere pazzo: sistemo sul letto tutto quello che mi serve per la vestizione successiva, poi doccia e via, giusto? No. Apro la scatola della biancheria cortesemente offerta (si fa per dire) dal negozio dell'Abito e scopro che non ci sono gli slip. C'è un perizoma. Taglia quarta ascellare.
Panico.
Chiamo il negozio: se vuoi venire qui te lo cambiamo.
Bambina, mi sposo tra quattro ore, lo so che sembra tanto ma non lo è.
Chiamo la mamma che è sempre la mamma: non so cosa farci.
Madre, non sei tu che devi sposarti in perizoma perché non hai altra biancheria a disposizione!
(Il grosso era tutto in valigia e anche volendo, con che coraggio avrei messo la guêpière di pizzo su un qualsiasi paio di slip di cotone?)
Chiamo la mia testimone: Pasquihounproblemamihannodatounperizomacheèpureenormeiolomettereianchemapropriononmivabenenonhoaltrodametterecosafaccioeheheh???
Tranquilla: hai la biancheria che ti abbiamo regalato al tuo addio al nubilato.
Pasquiseiungeniotivogliobenelosapevochesechiamavotefacevolacosagiustagraziegraziegrazie!!!
Chiudo la telefonata e scoppio a piangere: pianto isterico e liberatorio, con relativa incazzatura perché volevo i Guns avevo bisogno dei Guns ma non li trovavo e mi è toccato accontentarmi degli Aerosmith. Quando vuoi qualcosa di cattivo, mai che lo trovi.
Ci sei o ci fai?
Per calmare i miei nervi giusto un po' scossi, mi fiondo come da programma sotto la doccia, ma non basta: devo lavarmi pure i capelli, e al diavolo Giorgio. Ah, doccia+capelli, il mio valium naturale!
Uscita dai vapori del bagno, ero come nuova, tranquilla e pacifica con quel giusto di agitazione che non fa mai male.
Arrivo da Giorgio, che mi manda al lavaggio: nota, avevo ancora i capelli bagnati. Mi accomodo sulla poltrona, arriva il ragazzo del lavaggio che mi avvolge le spalle con l'asciugamano e mi chiede:
- Quando hai lavato i capelli l'ultima volta?
(È una domanda trabocchetto? )
Guardo l'ora: Dieci minuti fa, caro.
E tutto il resto è gloria.
Potrei citare il tizio della tipografia che prima mi stampa *metà* inviti e poi, con tutta la sua santa calma, mi consegna la seconda metà di una carta non bianco-bianco come gli altri, ma bianco-panna (che non sarebbe importato troppo se le buste e i cartoncini per il rinfresco non fossero state bianco-bianco); potrei raccontarvi delle mie peripezie in Motorizzazione (in)civile per la patente internazionale; potrei vantarmi dello spettacolo che ero con ciascuno degli abiti da sposa che ho provato, ma come il primo indossato nessun altro; potrei confermare che il detto che le perle portano lacrime è vero, visto che davanti a quelle che mi ha regalato mamy sono scoppiata a piangere; potrei contare tutte le volte che mi sono commossa per un nonnulla e stupirvi per la tranquillità con cui ho affrontato la cerimonia; potrei dimostrare che Pizia sono per aver azzeccato ogni pronostico, tempo escluso (mi sono rifiutata di chiamare la sfiga); potrei questo e altro, ma non lo faccio.
Perché in fondo conta solo che eravamo io e il mio Apollo, belli come il sole, splendidi e felici.

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