
In redazione, seguendo le fasi della discesa dalla gru, qualcuno ha paragonato l'epilogo di questa vicenda ad un allunaggio, come se quella fosse la scaletta dell'Apollo 11 e questa buia serata di pioggia fosse quella della 20 luglio 1969. E in effetti, a giudicare dall'attesa dell'evento e dalla tensione accumulata da un'intera città in queste due settimane, sembrava proprio di stare accanto a Tito Stagno e Ruggero Orlando in quei momenti concitati che passarono alla storia dell'umanità e della televisione. In via San Faustino, più modestamente, l'allunaggio metaforico dei quattro migranti, passerà alla storia per i troppi silenzi, le tante lacune istituzionali, i teatrini di una vicenda che poteva e doveva essere risolta prima: forse con una punta di lungimiranza e sensibilità in più e qualche superbia (da parte di tutti i protagonisti della vicenda) in meno. L'allunaggio di via San Faustino, poi, ha fatto tornare con i piedi per terra chi fino ad ora ha pensato di vivere in un altro mondo: quello secondo il quale potrebbe bastare una legge mal fatta per arginare l'immigrazione, per frenare la sete di braccia straniere; quello in cui si dosano i diritti, anche quelli universalmente riconosciuti, in base al colore della pelle, all'inflessione dell'idioma. Un pianeta così non l'hanno ancora scoperto e un merito agli immigrati-astronauti della gru di Brescia bisogna riconoscerlo: aver detto anche ai più duri d'orecchio che il re è nudo, che la strada per risolvere i mille problemi dell'immigrazione è ancora lunga. E il percorso fino ad ora intrapreso dalle nostre parti è più accidentato e insidioso della superficie della luna.