La difesa delle colture dalle malattie ha subìto, negli
anni, una profonda evoluzione. I cambiamenti culturali e scientifici hanno
determinato un radicale mutamento: si è passati dai metodi di semplice
applicazione, poco rispettosi dell’ambiente, a quelli più complessi ed
articolati, compatibili con il mantenimento dell’ecosistema e con la salute del
consumatore.
L’elaborazione di un modello epidemiologico è un lavoro di
ricerca che vede impegnate diverse competenze, dal patologo vegetale, al
fitoiatra, al matematico, all’informatico.
Definito in modo preciso il fenomeno da modellizzare (ad
esempio la presenza di spore capaci di iniziare le infezioni, oppure di
condizioni meteorologiche favorevoli all’infezione, il periodo di probabile
comparsa dei sintomi di malattia, ecc.), si procede ad elaborare – sulla base delle
informazioni disponibili – un prototipo di modello: si tratta di definire le
“tappe” fondamentali della malattia, le condizioni capaci di influenzarne la
quantità e la dinamica nel tempo e di esprimere le loro relazioni tramite
regole o formule matematiche.
Se le informazioni ed i dati disponibili non sono
sufficienti ad esprimere matematicamente tutti gli aspetti del modello, si
procede a condurre ricerche finalizzate a questo scopo. Si ottiene così un
prototipo, che viene sottoposto ad una serie di verifiche scientifiche ed
operative; qualora il modello non superi le verifiche, lo si modifica fino ad
ottenerne una versione finale ed operativa.
Nel tempo, vi saranno poi vari aggiornamenti ed ampliamenti,
in modo da inserire i risultati di nuove ricerche o nuovi elementi. Le
informazioni fornite dai modelli
Va precisato che gli stessi modelli funzionano usando dati meteorologici;
la distribuzione sul territorio delle stazioni agrometeorologiche e la loro
rappresentatività sono un punto chiave per il loro impiego.
È evidente che le informazioni fornite dal modello sono
valide per il territorio nella misura in cui la stazione meteorologica di
riferimento è rappresentativa del territorio stesso.
La presenza di condizioni geografiche, sistemi colturali,
varietà o altri fattori che distinguono la situazione epidemiologica di
particolari zone dello stesso territorio non può essere valutata da un impiego
“automatico” del modello.
Magazine Ecologia e Ambiente
Schema operativo per l’elaborazione di modelli epidemiologici nel Salento per Xylella fastidiosa
Creato il 15 giugno 2015 da Antoniobruno5
La difesa delle colture dalle malattie ha subìto, negli
anni, una profonda evoluzione. I cambiamenti culturali e scientifici hanno
determinato un radicale mutamento: si è passati dai metodi di semplice
applicazione, poco rispettosi dell’ambiente, a quelli più complessi ed
articolati, compatibili con il mantenimento dell’ecosistema e con la salute del
consumatore.
L’elaborazione di un modello epidemiologico è un lavoro di
ricerca che vede impegnate diverse competenze, dal patologo vegetale, al
fitoiatra, al matematico, all’informatico.
Definito in modo preciso il fenomeno da modellizzare (ad
esempio la presenza di spore capaci di iniziare le infezioni, oppure di
condizioni meteorologiche favorevoli all’infezione, il periodo di probabile
comparsa dei sintomi di malattia, ecc.), si procede ad elaborare – sulla base delle
informazioni disponibili – un prototipo di modello: si tratta di definire le
“tappe” fondamentali della malattia, le condizioni capaci di influenzarne la
quantità e la dinamica nel tempo e di esprimere le loro relazioni tramite
regole o formule matematiche.
Se le informazioni ed i dati disponibili non sono
sufficienti ad esprimere matematicamente tutti gli aspetti del modello, si
procede a condurre ricerche finalizzate a questo scopo. Si ottiene così un
prototipo, che viene sottoposto ad una serie di verifiche scientifiche ed
operative; qualora il modello non superi le verifiche, lo si modifica fino ad
ottenerne una versione finale ed operativa.
Nel tempo, vi saranno poi vari aggiornamenti ed ampliamenti,
in modo da inserire i risultati di nuove ricerche o nuovi elementi. Le
informazioni fornite dai modelli
Va precisato che gli stessi modelli funzionano usando dati meteorologici;
la distribuzione sul territorio delle stazioni agrometeorologiche e la loro
rappresentatività sono un punto chiave per il loro impiego.
È evidente che le informazioni fornite dal modello sono
valide per il territorio nella misura in cui la stazione meteorologica di
riferimento è rappresentativa del territorio stesso.
La presenza di condizioni geografiche, sistemi colturali,
varietà o altri fattori che distinguono la situazione epidemiologica di
particolari zone dello stesso territorio non può essere valutata da un impiego
“automatico” del modello.
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