Un giorno di molti anni fa Andrea Vallosio entrò per la prima volta nella palestra dell’Accademia Scherma Marchesa, a pochi isolati da casa. Iniziava per lui un lungo viaggio nel mondo della spada, che tra un affondo e una flash l’avrebbe portato ai massimi livelli di questa disciplina. Stamattina Andrea ha varcato per l’ennesima volta la porta della “sua” sala scherma e l’ha fatto in compagnia di altri 11 ragazzi della nazionale italiana; tra loro Matteo Tagliariol, campione olimpico di Pechino nel 2008, e Paolo Pizzo, campione del mondo a Catania nel 2010. “Sicuramente è il collegiale più comodo a cui abbia mai partecipato” ha esordito con una battuta lo spadista torinese, classe 1992, “fa effetto vedere il gruppo azzurro qui dove mi sono sempre allenato, anche perché è la prima volta. La cosa mi fa piacere anche pensando a tutti i giovani allievi della Marchesa, che nei pomeriggi fino a giovedì potranno tirare accanto ai campioni; sarà sicuramente stimolante e divertente”.
Ad attendere gli atleti azzurri c’era Dario Chiadò, maestro dalla società torinese e tecnico della nazionale di spada; ma anche colui che per primo insegnò le basi di questo sport ad Andrea Vallosio, che ne ha seguito l’intera carriera e che ancora oggi lavora per aiutarlo a salire l’ultimo gradino, necessario per arrivare alle vittorie dei Tagliariol e dei Pizzo. “Mi manca ancora un po’ di testa, di cattiveria agonistica e concentrazione nei momenti decisivi degli assalti” ammette il “Gallo”, “un aspetto che posso migliorare solo gareggiando e iniziando ad arrivare tra i primi”.
“Tecnicamente non gli manca nulla e quando acquisirà più sicurezza potrà togliersi grandi soddisfazioni” afferma in proposito Dario Chiadò, “è molto gratificante vedere un mio allievo giungere a questi livelli; sono il suo maestro da sempre ma sono anche il suo primo tifoso”. Il legame maestro-atleta nella scherma va al di là dello sport ed è sicuramente più profondo che nella maggior parte delle discipline. “Stagione dopo stagione è cambiato il tipo di lavoro in palestra e in pedana, ma il rapporto con Dario è rimasto quello di sempre” racconta Andrea, “sono cresciuto fino a diventare un professionista e penso di essere fortunato ad allenarmi ancora con lui, anche ad un livello alto come quello della nazionale”.
Ma dal punto di vista tecnico, cosa si può insegnare a uno schermidore come Vallosio che frequenta da tempo palcoscenici internazionali, o che, come altri azzurri in questi giorni a Torino, vanta addirittura titoli olimpici e mondiali? “Si cerca di rendere i movimenti ancor “più perfetti”, veloci ed efficaci” spiega Chiadò, “aspetti che questi ragazzi allenano quotidianamente con i maestri delle loro sale. Io lavoro con loro in occasione dei raduni e delle gare; prepariamo tatticamente e tecnicamente gli assalti, analizzando i punti di forza e di relativa debolezza degli avversari. Per questo è mio compito studiare e conoscere anche gli atleti delle altre nazionali”.
Campioni che Andrea Vallosio incontrerà molto probabilmente nel 2015, tra i Campionati Europei under 23 (in cui l’Italia difenderà l’oro a squadre) e le prove di Coppa del Mondo assoluta. “Sono i miei obiettivi” conclude, “ma la partecipazione non è per nulla scontata e me la devo guadagnare facendo bene in campo nazionale”. La strada del “Gallo” verso gli allori di Matteo Tagliariol e Paolo Pizzo, suoi compagni in Aeronautica, è iniziata già da tempo; questa di Torino sarà una tappa importante, da affrontare con il Maestro (con la “M” maiuscola) e la grande voglia di sempre.