Ci sono delle scelte che meriterebbero di essere meditate almeno 10 volte prima di renderle pubbliche.
Una di queste è l'ultima uscita di Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia condannato in primo grado a 16 anni di reclusione per il naufragio al largo delle coste del Giglio. Ha scritto un libro sulla tragedia e l'ha dedicato proprio a loro, le vittime del naufragio.
Il libro scritto con la giornalista di Porta a Porta Vittoriana Abate è dedicato "a coloro che quella notte sono stati colpiti negli affetti più cari", perché "a loro è dovuta la verità più che a ogni altro". Le verità di Schettino, ovvio. Che al momento non coincidono con quelle del processo di primo grado che lo ha condannato alla galera. " Le verità sommerse " sarà presentato mercoledì 24 giugno nella città di Schettino, Meta di Sorrento, in provincia di Napoli.
"Il libro - spiega Schettino - ripercorre con il mio racconto e con gli atti del processo, minuto dopo minuto l'incidente della Concordia. È una risposta a tanti interrogativi rimasti in sospeso". Il volume conta ben 600 pagine, e al suo interno i lettori potranno trovare le voci della scatola nera, le testimonianze rese al processo dai passeggeri e dai membri dell'equipaggio ed anche alcune intercettazioni ambientali inedite. Infine ci saranno quelle che il comandante considera le "sviste" delle indagini: "Ho affidato a queste pagine le mie riflessioni - conclude Schettino - le mie valutazioni e quegli aspetti emotivi che le hanno accompagnate e finora mai raccontate".
Un libro che farà discutere. Soprattutto per la dedica. Scrivere le proprie "verità" per contrastare le verità processuali è legittimo. Ma forse sarebbe servito più tatto, ed evitare di dedicare il testo a chi in quei drammatici momenti ha perso la vita.