Magazine Società

Schiavi delle banche

Creato il 27 settembre 2012 da Jitsumu

In questi giorni, in cui la Grecia viene massacrata dalla pressione della Comunità Europea, ho riflettuto nei limiti delle mie informazioni e conoscenze su cosa fonda le basi tale Comunità. L'indignazione dell'opinione pubblica di alcuni stati europei, tra i quali l'Italia, su come vengono puniti i cittadini Greci, per un debito che il singolo individuo non sa neanche di aver contratto, mi fa pensare che qualcuno stia chiedendo il conto alla Grecia. Rammento, quando girovagavo per l'europa oltre una decina di anni fa, come in Ungheria e in Grecia i doganieri e la popolazione fosse felice di accogliere gli italiani "europei" nella felice prospettiva di essere a loro volta accolti festosamente nella meravigliosa "Comunità Europa". A ripensarci mi fa pensare al parente povero, di un paesino dell'Italia di qualche decennio fa, che fa le feste al parente emigrato negli Stati Uniti e che è tornato, arricchito, a far visita al paesello; quest'ultimo elargisce qualche briciola della sua ricchezza al parente povero atteggiandosi a signore ma quando torna negli "states" è trattato malissimo da chi fa il signore sulla sua pelle.

Bene, la ricca europa nel momento di prosperità ha accolto paesi "poveri" (Grecia, Irlanda, Portogallo) nella propria "comunità" elargendo prestiti gravati da interessi (perché il debito pubblico non è altro che un prestito che uno stato fa ad un altro stato) e tutelandosi il credito con il vincolo comunitario, e siccome i prestiti li elargiscono le banche, le banche dei paesi più ricchi sono i detentori dei crediti più cospicui e dettano la politica europea. Quindi tale politica europea fortemente influenzata dal potere economico-bancario, finché poteva speculare garantiva il debito dei paesi più deboli, ora che non può più speculare non garantisce più nulla, anzi, pretende la restituzione del credito pena l'espulsione dalla comunità.

La Grecia sta facendo macelleria sociale sulle spalle dei suoi cittadini per far contenta qualche banca del nord europa. Chi governa la Grecia è un pupazzo del potere bancario europeo e qui in Italia non siamo messi molto meglio (siamo come il paesano arricchitosi negli "states" che tornato in Italia fa il signore e poi negli "states" si prostra al padrone).

In questa europa liberista, dove comandano i padroni, il padrone è il paese più ricco, con le banche piene dei "titoli di stato" dei paesi più poveri, che vista la mala parata cerca di incassare il prima possibile quello che è possibile. Così i governi dei paesi creditori spingono i governi dei paesi debitori a spremere i propri cittadini promettendo in cambio sostegno economico finanziario affinché tali titoli siano spendibili sul mercato internazionale. Ogni volta che uno stato debitore fa una manovra "lacrime e sangue" (e ce ne saranno molte una dietro l'altra) il paese più ricco recupera un pò del suo credito perché riesce a vendere un pò del debito dello stato più povero, e quando quest'ultimo non gliela farà più gli darà un bel calcio nel culo.

Ovviamente in una economia liberista e non socialista come quella europea i primi ad essere spremuti sono comunque i più sfigati (la classe medio/bassa), questo perché la politica liberale considera "spreco" proprio l'assistenza sociale (scuole pubbliche, ospedali pubblici, servizi sociali) per la quale la contribuzione fiscale è inversamente proporzionale (la paga meno chi ne fruisce di più e la paga di più chi ne fruisce meno). E siccome bisogna pagare gli interessi sul debito e tenere i conti in ordine, affinché qualcuno continui ad investire e speculare sul nostro debito, quei soldi vengono considerati "spreco" per l'assistenza sociale ed "utili" per pagarci le banche senza alzare le tasse a chi non ha bisogno dell'assistenza sociale. E' il ricco che prima spreme (e poi scarica) il povero. Questo sta succedendo in Italia tra il ricco contro il povero, questo sta succedendo in Europa tra la ricca Germania contro la povera Grecia e tra poco contro l'altrettanta "povera l'Italia".

Ed ora leggete cosa pensava del potere bancario Hitler e qual'è stata la sua idea economica:

Hitler economista
(estratto da: SCHIAVI DELLE BANCHE, di Maurizio Blondet, ed. EFFEDIEFFE 2004)

A questo punto, è inevitabile porsi la domanda: è possibile che non solo la guerra annichilatrice scatenata dalle potenze anglo-americane contro la Germania, ma la storica satanizzazione del Reich, la sua permanente damnatio memoriae, abbiano avuto come motivazione reale e occulta proprio i successi economici ottenuti da Hitler contro il sistema finanziario internazionale? E' la domanda più censurata della storia. E' la domanda-tabù. Non oseremmo porla qui, se non l'avesse adombrata un avversario militare del Terzo Reich: J.F.C. Fuller, generale britannico.

Fuller, scomparso nel 1966, geniale innovatore della guerra corazzata, è considerato il Clausewitz inglese. Ha combattuto la Germania nella prima e nella seconda guerra mondiale. Avversario, ma leale. In un cruciale capitolo della sua opera principale, "Storia militare del mondo occidentale" (1), Fuller delineò brevemente le ragioni dell'energica rinascita economica della Germania sotto il Terzo Reich. Con limpida chiarezza.

Fuller attribuisce ad Hitler il seguente pensiero:

"La comunità delle nazioni non vive del fittizio valore della moneta, ma di produzione di merci reali, la quale conferisce valore alla moneta. E' questa produzione ad essere la vera copertura della valuta nazionale, non una banca o una cassaforte piena d'oro"- Egli [Hitler] decise dunque

1) di rifiutare prestiti esteri gravati da interessi, e di basare la moneta tedesca sulla produzione invece che sulle riserve auree.

2) Di procurarsi le merci da importare attraverso scambio diretto di beni - baratto - e di sostenere le esportazioni quando necessario.

3) di porre termine a quello che era chiamato "libertà dei cambi", ossia la licenza di speculare sulle [fluttuazioni delle] monete e di trasferire i capitali privati da un paese all'altro secondo la situazione politica.

4) Di creare moneta quando manodopera e materie prime erano disponibili per il lavoro, anziché indebitarsi prendendola a prestito".

Fuller pare aver compreso perfettamente la frode fondamentale, il meccanismo per cui la finanza estrae il suo tributo perpetuo dal lavoro umano. Infatti scrive: "Hitler era convinto che, finché durava il sistema monetario internazionale [...], una nazione, accaparrando l'oro, poteva imporre la propria volontà alle nazioni cui l'oro mancava. Bastava prosciugare le loro riserve di scambio, per costringerle ad accettare prestiti ad interesse, sì da distribuire la loro ricchezza e la loro produzione ai prestatori".


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine