Stefano Mencherini è un giornalista indipendente, autore e regista Rai. Schiavi è il suo nuovo film.documentario presentato ieri sera alle 18.00 presso le Officine Culturali Ergot di Lecce. Ena, emergenza Nord. Africa, uno dei tanti pretesti per dirottare denari pubblici e calpestare i diritti umani e civili, e così rifugiati, richiedenti asilo e irregolari finiscono nella rete dei nuovi schiavi. Sono 26.490 gli immigrati identificati e sbarcati sulle nostre coste a partire dallo scoppio delle primavere arabe nel 2011, fino al marzo 2013 quando è stata dichiarata chiusa l’«emergenza Nord Africa». A Napoli la protezione civile ha dato 45 euro al giorno a migrante agli albergatori, ma gli “ospiti”, di fronte alla telecamera, hanno raccontato di giri di droga e di prostituzione, d’infiltrazioni mafiose, di assenza totale di politiche d’integrazione. Il regista ricorda come qui nel nostro Salento molte sponde altro non siano che fosse comuni per immigrati senza nome annegati insieme alla loro speranza di un futuro migliore. E grida allo scandalo dei 22 tra caporali e imprenditori di Nardò che dopo il processo in corso a Lecce per riduzione in schiavitù, ora reiterano il reato. In scena la disperazione e la rabbia dei migranti, l'assenza totale dell'unione europea, l'attenzione poi sul circa 1 milione e 300 mila euro affidato alla Protezione Civile come se l’immigrazione sia un disastro ambientale; e tutto questo senza risparmiare alcuno: dal ghetto di Foggia a Rosarno in Calabria, passando per la Campania e poi fino nel Nord Italia. La voce narrante è quella di Ibrahim che racconta la sua storia di spalle, attraverso due continenti: fuggito dalla Costa d’Avorio e costretto in schiavitù in Libia, viene caricato a forza su una carretta verso Lampedusa prima del crollo del regime di Gheddafi e una volta in Italia finisce a raccogliere angurie in Puglia. Un regista che lavora in Rai, ma che non vedrà andare in onda nemmeno questo suo secondo lavoro, dopo Mare nostrum del 2003. La bella Rai, il nostro servizio pubblico, quella che paghiamo per disinformarci. Il regista ha quindi autoprodotto e autodistribuito il film in dvd.
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Stefano Mencherini è un giornalista indipendente, autore e regista Rai. Schiavi è il suo nuovo film.documentario presentato ieri sera alle 18.00 presso le Officine Culturali Ergot di Lecce. Ena, emergenza Nord. Africa, uno dei tanti pretesti per dirottare denari pubblici e calpestare i diritti umani e civili, e così rifugiati, richiedenti asilo e irregolari finiscono nella rete dei nuovi schiavi. Sono 26.490 gli immigrati identificati e sbarcati sulle nostre coste a partire dallo scoppio delle primavere arabe nel 2011, fino al marzo 2013 quando è stata dichiarata chiusa l’«emergenza Nord Africa». A Napoli la protezione civile ha dato 45 euro al giorno a migrante agli albergatori, ma gli “ospiti”, di fronte alla telecamera, hanno raccontato di giri di droga e di prostituzione, d’infiltrazioni mafiose, di assenza totale di politiche d’integrazione. Il regista ricorda come qui nel nostro Salento molte sponde altro non siano che fosse comuni per immigrati senza nome annegati insieme alla loro speranza di un futuro migliore. E grida allo scandalo dei 22 tra caporali e imprenditori di Nardò che dopo il processo in corso a Lecce per riduzione in schiavitù, ora reiterano il reato. In scena la disperazione e la rabbia dei migranti, l'assenza totale dell'unione europea, l'attenzione poi sul circa 1 milione e 300 mila euro affidato alla Protezione Civile come se l’immigrazione sia un disastro ambientale; e tutto questo senza risparmiare alcuno: dal ghetto di Foggia a Rosarno in Calabria, passando per la Campania e poi fino nel Nord Italia. La voce narrante è quella di Ibrahim che racconta la sua storia di spalle, attraverso due continenti: fuggito dalla Costa d’Avorio e costretto in schiavitù in Libia, viene caricato a forza su una carretta verso Lampedusa prima del crollo del regime di Gheddafi e una volta in Italia finisce a raccogliere angurie in Puglia. Un regista che lavora in Rai, ma che non vedrà andare in onda nemmeno questo suo secondo lavoro, dopo Mare nostrum del 2003. La bella Rai, il nostro servizio pubblico, quella che paghiamo per disinformarci. Il regista ha quindi autoprodotto e autodistribuito il film in dvd.
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