Secondo capitolo della “trilogia americana” di Lars Von Trier, Manderlay è un film disturbante e cupo che porta alla ribalta un’onerosa questione della Storia made in Usa: lo schiavismo. Prende le mosse dalla conclusione del precedente Dogville, quando Grace e padre danno fuoco alla città e fanno strage dei suoi abitanti. Giungono quindi in Alabama, nel paesino di Manderlay, e qui la giovane donna scopre un microcosmo retrò, ancora legato alle pratiche della schiavitù, nonostante siano passati settant’anni dalla sua abolizione in seguito alla Guerra di Secessione. Grace si prende a cuore la situazione del villaggio, finendo però per imporre la democrazia. Ma governo del popolo non fa rima con imposizione…
Al posto di Nicole Kidman c’è Bryce Dallas Howard (praticamente la sosia di Jessica Chastain!), ma la prova è ugualmente straordinaria. Il suo è un personaggio combattuto, convulso, contorto, controverso. Sentimenti opposti cozzano dietro il pelo svolazzante del suo cappotto e si scontrano con il cinismo di un padre impersonato da un Willem Dafoe freddo e irrigidito, spietato e a suo modo calmo.
Al loro fianco un cast artistico che sente il film come non mai, capitanato dall’accoppiata di colore Danny Gloover (sono lontani i tempi di Arma Letale!) e Isaach De Bankolè. Tutta una performance corale “asservita” ad una regia di Von Trier che, pur tendendo a discostarsi dal suo ormai antiquato Dogma 95, si mantiene zoppicante… continua a leggerlo QUI